di Vincenzo Pascuzzi, La scuola brucia! / School is Burning!, 1.3.2020
[Bugiardino. 1) Parlare della situazione della scuola non significa denigrarla; 2) Riferirsi a “Presadiretta” per scrivere un articolo che riprende SOLO ed esclusivamente l’aspetto “didattica” significa chiamare in causa come imputati i soliti docenti, lasciando in ombra e assolvendo a priori i decisori politici: ministri, governi, partiti, sindacati e anche la buro-gerarchia dai Dirigenti del Miur, degli Usr, fino ai presidi-DS; in proposito segnalo l’articolo “La scuola italiana è raccontata peggio del coronavirus” (della Prof. Galatea Vaglio, 29/02/2020); 3) Perché l’autrice dell’artico non parla del Pil finlandese investito in istruzione che è doppio di quello italiano? Nessun ricordo del programma elettorale PD del 2013 “L’Italia giusta dove il futuro si prepara a scuola” dove Pier Luigi Bersani e Francesca Puglisi includevano l’aumento del Pil fino al 6% (ora è al 3,5%)? v.p.]
Parlare di scuola non è solo denunciare la fatiscenza degli edifici, gli episodi di bullismo, le percentuali preoccupanti di dispersione scolastica.
Sgambato (PD): “Smettiamola di denigrare la scuola,
parliamo finalmente di didattica”
di Camilla Sgambato – 01/03/2020
Finalmente. I media, in questo caso la RAI, si sono accorti che parlare di scuola non è solo denunciare la fatiscenza degli edifici, gli episodi di bullismo, le percentuali preoccupanti di dispersione scolastica. Bisogna andare oltre, essere coraggiosi e dire che è ora di parlare di DIDATTICA.
Venerdì 28 febbraio alle 21.20 su Rai 3, è andata in onda una puntata di “PresaDiretta” dal titolo Cambiamo la scuola. Per cambiare la scuola si deve rivedere la didattica. La frontalità basta? Gli studenti hanno detto no, gli esperti hanno detto no. Il prof. Rivoltella afferma che con una didattica frontale l’attenzione dello studente si comprime fino ad arrivare ai primi cinque minuti di lezione. Ma perché? Perché non porgli questioni più complesse che lo sfidano, che lo spingono a capire come risolvere il problema? Il giovane ama cimentarsi con giochi complessi che si risolvono superando difficoltà sempre più complesse. Perché a scuola non si può fare? Si è parlato di uguaglianza ed equità: con la didattica gentiliana si creano i presupposti dell’esclusione. Lo studente che non capisce non sente il bisogno di studiare e si ritrova risultati insufficienti. La reazione è abbandonare affermando: lo studio non fa per me.
La sinistra deve ribellarsi a questa ingiustizia sociale: tutti devono essere messi in gradi di apprendere. La demotivazione spesso è legata alla noia,alcuni studenti intervistati hanno affermato che con la didattica frontale si annoiano, ma con una didattica che li rende protagonisti, che propone loro sfide culturali interessanti, non si annoiano. Le strategie sono tante, la trasmissione ne ha mostrate alcune, il Debate, la flipped classroom, ecc. tutto però in uno scenario dove il sapere si coniuga con il fare. Se la conoscenza non passa dal fare non sarà mai “appresa”, si dimenticherà dopo poche ore . Le ricerche di neuroscienze in questi ultimi anni lo hanno dimostrato. Il PD prende coscienza del fatto che gli studenti chiedono una nuova didattica, che sia capace di superare la lezione tradizionale basata soltanto sulla trasmissione dei contenuti. Ed allora la formazione dei docenti in ingresso e in itinere va supportata con proposte formative metodologiche innovative. Bisogna prendere atto che qualcosa nel nostro sistema scolastico non funziona più se la scuola ha smesso di essere un ascensore sociale, un ambiente di apprendimento per il superamento delle diseguaglianze. Le tecnologie non sono prioritarie al metodo e alle soft skills. Il PD ha messo tra le sue priorità politiche la scuola, partendo dalla DIDATTICA, rivedendo l’iter formativo dei docenti. A tal fine Si costituiranno presto tavoli sul tema della formazione per elaborare proposte finalizzate soprattutto all’apprendimento.
Camilla Sgambato responsabile scuola per il Partito democratico
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.