Totem, scheletri, bugie delle scuole paritarie

– Tra pochi giorni, il 13 febbraio, le scuole paritarie cattoliche terranno un convegno per sostenere – ancora una volta – le loro richieste di contributi economici dallo Stato.
Il convegno in programma si prospetta come una ennesima occasione promozionale e ripetitiva, senza nessuna novità accaduta o da discutere; al solito si svolgerà in una atmosfera selezionata e …. protetta, già tutta concor de e all’unisono allineata su tesi e sintesi, senza bisogno di nessuna claque esterna.
Gli organizzatori, cioè il “gruppo di pressione pro-paritarie”, gruppo informale costituito da gestori di scuole paritarie e da esponenti politici dell’attuale minoranza (FI, Lega, FdI), più qualche singolo appartenente alla maggioranza (ma forse già con il piede in due staffe), e se ne ricaveranno foto, video, comunicati stampa, articoli promozionali da diffondere su stampa, siti, social media cattolici o simpatizzanti.
Da notare che gli organizzatori hanno tentato di coinvolgere, maldestramente includendole nella locandina, la on. Lucia Azzolina, attuale ministro, e la sen. Michela Montevecchi entrambe M5S, ma il tentativo non è andato in porto e così hanno dovuto modificare il programma del convegno. Invece un tentativo simile andò in porto nel nov. 2017 con la allora ministra Valeria Fedeli che incontrò il card. Gualtiero Bassetti; ma erano altri tempi, c’era il PD di Renzi e si era sotto elezioni politiche.
Ciò premesso, qualche breve commento, considerazione e amarcord possono essere utili.
Al convegno saranno presenti (o assenti, o tenuti in ombra, come convitati di pietra) alcuni totem, scheletri nell’armadio o in ombra, mezze verità e omissioni di questioni importanti ma imbarazzanti; vediamo di che si tratta facendo un essenziale bignamino di articoli già presenti in rete.

1) I Totem

Quattro sono i maggiori totem: il primo è costituito dal “senza oneri per lo Stato” dell’art. 33, Cost., che viene sistematicamente ignorato, ritenuto superato, scansato, decaduto mediante ragionamenti (?) fragilissimi, inconsistenti dati ormai per acquisiti, tanto che non se ne parla più.
Il secondo totem consiste nella legge n. 62/2000 che viene (sempre) presentata come incompleta, inapplicata, travisata nei contenuti: si scrive che detta legge avrebbe costituito il “sistema integrato formato da scuole pubbliche statali e da scuole pubbliche paritarie” e di conseguenza lo Stato dovrebbe provvedere economicamente alle une e alle altre; si scrive anche che le scuole paritarie non sono più private ma pubbliche, essendo private le non-paritarie e i diplomifici (anche se qualche venatura di diplomificio la hanno anche le paritarie).
Il “costo standard”, terzo totem, viene considerato e propagandato come la panacea di tutti i mali e le sofferenze sia delle paritarie che delle scuole Statali, ma non è affatto così o almeno nessun l’ha dimostrato tanto che Miur e Mef nemmeno lo prendono in considerazione.
Quarto totem è la mitica “libertà di scelta educativa”, che viene arguita da alcuni articoli della Costituzione, dove però non c’è nei termini invocati; e comunque viene omesso e taciuto, ma postulato come implicito e ovvio che la scelta sarebbe con costi a totale carico dello Stato; insomma le scuole paritarie sarebbero come uova di cuculo da covare e poi nutrire dalla coppia di volatili, che – bon gré mal gré – se le ritrovano nel nido.

2) Gli scheletri nell’armadio o tenuti in ombra

Il più grande scheletro occultato o tenuto in ombra è senz’altro il “Gruppo di lavoro sul costo standard dell’alunno”, istituito da Valeria Fedeli e affidato alla presidenza di Luigi Berlinguer, si riunì una sola ed unica volta nel dicembre 2017, poi venne tenuto in letargo o in freezer per 27 mesi, fino ad ora, e che solo adesso si vagheggia di resuscitare non si sa come e senza convinzione. A questo gruppo furono affidate una serie di verifiche tecniche, economiche e operative necessarie per valutare l’ipotesi “costo standard” avanzata da parte delle scuole paritarie ben interessate allo stesso, ma reticenti, vaghe e agnostiche riguardo all’impatto sulle scuole statali.
Secondo scheletro occultato è il ddl costituzionale n. 354/24.03.2018 della sen. Andreina Comaroli (Lega), volto ad eliminare il vincolo “senza oneri per lo Stato” di questo ddl non si ha traccia e non si parla nei convegni delle paritarie; forse perché nella composizione attuale del Parlamento non ci sono numeri per la sua approvazione.
Terzo scheletro anch’esso ben grosso e voluminoso è costituito dal ddl n. 1363/26.06.2019 della sen. Sandra Lonardo (FI) è volto ad accogliere integralmente “per filo e per segno” tutte, proprio tutte, le richieste dei gestori delle paritarie; anche qui l’ostacolo è che essendo un ddl della sola minoranza (meglio solo di FI) ed in più essendo subordinato all’approvazione del ddl Comaroli, non ha alcuna possibilità di approvazione.
Essendo i due ddl nella situazione detta, le paritarie hanno scelto di non parlarne, preferendo forse puntare e scommettere su qualche sotterfugio o sentiero nascosto (tipo emendamento della Legge Finanziaria? Vedi i 575 mln di Toccafondi/2017 e poi i 12,5 mln di Renzi/2019; ma qui la cosa è più difficile trattandosi di mld e non di mln!).
Altro scheletro occultato è costituito dal trattamento economico, normativo, comportamentale dei docenti delle paritarie che risulta più sfavorevole rispetto alle statali; i docenti sono pagati meno, hanno orari più gravosi, e devono subire condizionamenti e limitazioni individuali e personali; devono cioè essere o recitare la parte del cattolico doc, osservante ed esemplare anche nei suoi aspetti privati; in altre parole non sono liberi. E che dire del comma 5 della l. 62/2000 che consente il 25% “di prestazioni volontarie di personale docente”, in palese contrasto con l’art. 36, Cost.?
Ultimo scheletro riguarda i lavori della Costituente (1946), quando i democristiani – ora confluiti nel PD e in altri partiti minori – più volte dichiararono solennemente di non voler obbligare lo Stato a finanziare le scuole private”(*).
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(*) Puntualizzò Moro: “Si è detto che si verrebbe a sussidiare la scuola non statale, a darla come in appalto. Si è detto anche che si chiede che lo Stato intervenga per sussidiare, per rafforzare, per rendere efficiente la scuola non statale. Tutto ciò è lontanissimo dalle intenzioni… Parlando di efficienza non si postulava alcun intervento dello Stato, non si richiedevano sussidi dallo Stato, ma si richiedeva semplicemente la garanzia di un’effettiva libertà”. Tagliò corto Giuseppe Dossetti: “Non chiedo niente di più di un’adeguata garanzia di diritto e di fatto della libertà della scuola”.

3) Bugie, mezze verità e omissioni

La bugia più grossa è costituita dallo stratosferico risparmio di 17 mld (diciassette) prospettato e stampato nel biglietto da visita del costo standard (vedere sulla copertina del settimanale Tempi del 2015: “Abbiamo trovato 17 miliardi”), cifra impossibile (pari a 1/3 del bilancio Miur) poi modificata in modo altalenante e riproposta anche di recente.
Altra mezza verità, cioè bugia intera, è costituita dal riferimento agli Stati della UE, dove quasi in tutti vigerebbe il costo standard richiesto in Italia; ciò non risulta, e i contributi statali sono pari a non più dell’80, 90% dei costi, con il permanere quindi dell’esclusione degli ipotetici destinatari davvero poveri, usati come testimonial nella propaganda delle nostre paritarie.
Altro aspetto paradossale consiste nel fatto che le paritarie si qualificano come scuole libere, intendendo libere dallo Stato italiano (non lo sono però rispetto allo Stato vaticano) e perché sono …. “gestite da uomini e donne libere”; mentre parlare di scuole confessionali e libere davvero, appare come un ossimoro.
Costituisce altra mezza verità l’allarmismo sulle paritarie che chiudono a centinaia, per cui si sono usati termini come: crisi, crollo, collasso, ecatombe, morìa, strage, condanna a morte, agonia e fino a funerale delle stesse paritarie; mentre il calo degli iscritti è fisiologico e conseguenza del calo delle nascite, in percentuale è identico a quello della scuola statale.
C’è poi un’omissione importante: il non considerare che il 60% degli iscritti alle paritarie (524.031) lo sono nei tre anni delle scuole d’infanzia e il rimanente 40% di iscritti (342.774) nei tredici anni che vanno dalle elementari (primaria) alla scuola superiore (secondaria di secondo grado); per cui la situazione è duplice e andrebbe comunque affrontata e trattata – anche dallo Stato – con due approcci separati e differenti.
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