di Caterina Belloni, Il Corriere della sera, 10.5.2018
– Quest’anno mancano all’appello 30 mila prof. E l governo conservatore corre ai ripari mettendo a disposizione un fondo da 5 milioni di sterline per cercare di arginare l’esodo degli insegnanti dalle scuole pubbliche sempre più in crisi.
Un anno sabbatico pagato per arricchire il proprio curriculum, specializzarsi, approfondire. È il benefit che il governo inglese intende offrire ai propri insegnanti per convincerli a non abbandonare la cattedra e cambiare professione. In Gran Bretagna negli ultimi anni la carenza di maestri e professori sta diventando un’emergenza così pesante, che il Ministero non sa più cosa inventarsi per rendere attraente il lavoro. L’annuncio di questo ultimo incentivo è arrivato direttamente dal ministro dell’Istruzione Damian Hinds e ha raccolto il consenso di docenti e capi d’istituto. L’anno sabbatico è una prassi abbastanza comune nel mondo universitario, ma mai prima d’ora era stato introdotto per chi si occupa di educazione alle scuole elementari e superiori. Eppure per evitare la fuga dalle cattedre ormai si è disposti a tutto. Anche perché i numeri preoccupano.
AAA professori cercansi
Quest’anno mancherebbero all’appello 30.000 insegnanti. Inoltre i docenti che hanno lasciato la professione sono passati dai 22.260 (il 6 per cento del totale) del 2015 a 34.910 (ovvero l’8,1 per cento) nel 2016 e la crescita non si è arrestata nemmeno nel 2017. Una specie di «dispersione scolastica» dall’altra parte della barricata, con i prof che non ce la fanno e se ne vanno, soprattutto nel settore della scuola secondaria, dove avere a che fare con ragazzi adolescenti problematici, che devono anche affrontare esami complicati, spesso trasforma il lavoro in una sfida difficile da affrontare. Un sondaggio recente ha segnalato come l’80 per cento degli insegnanti abbia pensato almeno una volta di cambiare lavoro.
Lavoro poco attraente
L’idea del governo inglese adesso è quella di rendere l’insegnamento una professione flessibile, competitiva con le altre carriere. Certo le tredici settimane di vacanza all’anno rappresentano già una bella offerta, comparate con quelle degli altri lavori, che sono nel migliore dei casi cinque, ma visto il carico di scartoffie, la tensione in aula e lo stress di pomeriggi e sere trascorsi a preparare lezioni e correggere compiti, maestri e professori non le ritengono più sufficienti. Applicare il part time e il lavoro condiviso non è semplice in questo settore, nel quale si ha a che fare con gli studenti in cerca di figure di riferimento, quindi occorrono altre proposte allettanti per non farsi sfuggire i candidati.
Basteranno premi e benefit a fermare la fuga?
Nel progetto pilota dell’anno sabbatico, i prof dovranno dimostrare che il tempo retribuito passato fuori da scuola servirà loro per acquisire nuove competenze o per lavorare in altri contesti, in modo da ottenere un arricchimento trasferibile nel mondo degli allievi. Potrà durare per un trimestre o per un intero anno accademico e verrà concesso solo a coloro che hanno già maturato una decennio di anzianità dietro la cattedra. Per il progetto il governo ha già messo a disposizione un fondo da cinque milioni di sterline, che potrà coprire 138 «distacchi» per un anno intero oppure 400 a tempo ridotto. Durante l‘assemblea della National Association of Head Teachers (NAHT), ovvero l’associazione dei presidi, dove ha presentato la proposta, Damian Hinds ha sottolineato che per il governo come per i capi d’istituto, l’obiettivo comune è far rimanere l’insegnamento una carriera attraente e soddisfacente. Per questo deve essere intento comune scoprire cosa scoraggia i prof e offrire delle alternative o del sostegno. Oltre appunto a premi e benefit. Come l’anno libero per ottenere un arricchimento personale, che diventi poi patrimonio degli allievi.
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