di Roberto Bosio, Associazione Docenti Articolo 33, 14.1.2020
– Cinque anni fa, la famigerata legge della Buona Scuola ha reso obbligatoria la formazione in servizio – il comma 124 definisce la formazione in servizio “obbligatoria, permanente e strutturale”. Con quali risultati? Un professore di ruolo su due non è ancora iscritto a Sofia, la piattaforma nazionale nata nel maggio 2017 per incrociare la domanda e l’offerta di aggiornamento professionale. In cifre sono iscritti alla piattaforma Miur solo 381.000 dei circa 700.000 insegnanti a tempo indeterminato.
Dati che si scontrano con i giudizi che gli insegnanti danno della formazione ricevuta: nell’ultimo anno scolastico (il 2018/2019) ci sono state 683.000 iscrizioni ai corsi disponibili su Sofia, sui quali nel 79% dei casi c’è stato un giudizio positivo – contro il 75% del 2017/2018. Nel 71% dei casi c’è stata anche una ricaduta sulla didattica quotidiana.
I docenti possono utilizzare per formarsi i 500 euro della Carta Docente. Finora però il bonus è stato utilizzato soprattutto per acquistare tablet e Pc. Dei 315 milioni di euro spesi nell’anno scolastico 2018/19, più di 210 (i 2/3) sono andati all’acquisto di hardware e software, contro i 94 milioni spesi per libri e corsi (pari al 29%). In aumento rispetto ai 91 milioni (ovvero il 26%) del 2017/18 e ai 55 (il 21%) del 2016/17.
Non è un caso che la neoministra della Scuola voglia mettere mano al tema. Da una parte vincolando alla formazione una parte delle ore che oggi vengono utilizzate per consigli di classe e colloqui con le famiglie, e dall’altro limitare le voci di spesa per i 500 euro della Carta Docente – solo per corsi di formazione e libri. A meno che non si decida di dirottarli sul rinnovo contrattuale.
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