Astolfo sulla luna, 1.9.2020
Notizia di cronaca di qualche giorno fa: l’agenzia Ansa il 26 agosto titola: De Micheli, anche compagni di classe come ‘congiunti’ mentre nel sottotitolo si legge: Deroga al distanziamento per Tpl, anche per colleghi di lavoro.
Dunque, consapevole del fatto che i trasporti pubblici locali non riusciranno mai a coprire – nemmeno nelle cosiddette regioni “virtuose” – i flussi di pendolari nel rispetto delle norme di sicurezza sanitaria, la ministra suggerisce un allargamento del concetto di congiunto, che tanto aveva fatto discutere nel prima fase di allentamento del lockdown in caso di convivenze più o meno stabili, fidanzamenti di breve o lunga data e così via. D’altronde la proposta di allargamento era scaturita proprio dal presidente del Veneto, durante la cosiddetta fase due, per favorire la riapertura delle fabbriche.
Stamattina, al riavvio ufficiale della scuola con i corsi di recupero, si viene a sapere che la conferenza unificata ha fissato la soglia massima dell’80% della capienza totale dei mezzi di trasporto pubblico: se un autobus è omologato per il trasporto di 100 persone fra seduti e in piedi, ne potranno salire 80. Sorge subito la domanda: come farà a contarli l’agente unico che – oltre ad essere il conducente – deve fare il biglietto a chi ne è sprovvisto?
Scorrendo le linee guida divulgate oggi, leggiamo che per viaggi che durano al massimo 15 minuti si può arrivare alla capienza massima, cioè – se capiamo bene – gli studenti sono di fatto temporaneamente congiunti. Poco oltre si legge che “La salita degli alunni avverrà evitando alla fermata un distanziamento inferiore al metro e avendo cura che gli alunni salgano sul mezzo in maniera ordinata, facendo salire il secondo passeggero dopo che il primo si sia seduto “. Le aziende di trasporto assolderanno un vigile ad ogni fermata?
Ma lasciamo i gravissimi problemi del comparto del trasporto pubblico agli addetti ai lavori, perché in quanto insegnante ultra-cinquantacinquenne con risalente patologia respiratoria, di problemi ne ho a sufficienza: il primo è quello di difendermi dall’accusa di scansafatiche che in questi giorni sta investendo, come un’onda di marea crescente, la mia categoria.
Dopo essermi procurato una visiera e aver fatto scorta sufficiente di mascherine di tutte le fogge, che hanno l’enorme pregio di proteggere gli altri da un mio eventuale contagio (preciso che sono in lista per il test sierologico), scopro che le FFP2 – le uniche che potrebbero proteggere me dai miasmi aleggianti in un’aula che da alcune ore ospita una trentina di persone – costano oggi 5,50 € l’una e dopo 4-5 ore sono da buttare, in quanto il filtro si esaurisce. Il calcolo è presto fatto, considerando i canonici 200 giorni di scuola: se ne va uno stipendio, senza considerare che il prezzo di questi beni sarà nei prossimi mesi sicuramente oggetto di speculazione. Quindi, constato con un certo disagio che la strada della protezione preventiva, suggerita dai virologi più assennati, è quasi impraticabile.
Non mi resta perciò che vagliare attentamente tutte le strategie prossemiche a disposizione per mantenere il più possibile il distanziamento non solo fra me e i miei allievi ma anche – dato che dovremo stare per un’intera mattinata assiepati nelle solite aule – fra loro stessi, perché, come le linee guida ribadiscono, a scuola non sono più classificabili come congiunti. E qui sta il punto, dato che ieri la Ministra nella sua lettera scrive “Ai nostri ragazzi e alle loro famiglie trasmettiamo serenità. Aiutiamoli a conoscere al meglio e rispettare le regole sanitarie”.
Con quale credibilità dovremo spiegare agli studenti che da quando entrano a scuola devono rispettare severe regole sanitarie, mentre qualche minuto prima erano accalcati in un mezzo pubblico? Come potremo farli uscire ordinatamente dalla scuola se avranno pochi secondi per raggiungere i pullman navetta in attesa sul piazzale esterno che stracarichi arriveranno alla stazione delle corriere dove i mezzi per le varie destinazioni viaggeranno fino a due ore carichi all’80% ? Dove sta la logica di tutto ciò? E come possiamo pretendere che adolescenti educati in buona parte dalle sirene del negazionismo ci diano credito?
Qualcuno fra quelli che hanno avuto la pazienza di seguirmi avrà sicuramente pensato: ecco un altro dei tanti insegnanti che chiedono l’esonero dall’insegnamento. Non ho bisogno di paragonarmi ad una Francesca Sivieri per dire che il 14 settembre anch’io, assieme alla stragrande maggioranza dei miei colleghi, ci sarò, sperando che questo colossale esperimento sociale sia il segnale della riscossa per il nostro paese.
1° settembre 2020 Astolfo sulla Luna
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