TuttoscuolaNews, n. 1093 dell’11.9.2023.
Una girandola diabolica al costo di 5 miliardi l’anno.
Nuovo anno scolastico e nuovo, ennesimo, tourbillon di docenti al quale verranno sottoposti moltissimi alunni con disabilità: almeno un terzo dei 301 mila alunni con disabilità (che in totale sono aumentati del 12% rispetto a tre anni fa) cambieranno il docente di sostegno, ovvero il loro principale riferimento dal punto di vista didattico e relazionale a scuola.
Il male viene da lontano. Tuttoscuola lo denuncia da anni. Nel 2017 un nostro dossier avanzò numerose proposte. Il ministro Valditara – che ha ereditato circa 10 mesi fa la patata bollente – è ritornato sul problema della mancata continuità didattica a favore degli alunni con disabilità, per il quale già nel dicembre scorso aveva denunciato nel convegno della Fish che “Al 59% degli alunni con disabilità non viene garantita una continuità didattica, sappiamo quanto questo sia grave per la crescita e per le prospettive formative dei ragazzi”.
Allora aveva promesso interventi per assicurare un miglior diritto allo studio per quei ragazzi (e il diritto a un lavoro stabile per il personale), ma non è ancora riuscito a mettere in atto sostanziali interventi risolutivi in merito.
Nel corso di un’intervista rilasciata a La Stampa, fa affermato: “Stiamo lavorando alla modifica del regolamento per le supplenze in modo da consentire la conferma dei docenti precari sui posti ricoperti per tutta la durata del ciclo scolastico frequentato dagli studenti con disabilità che sono loro affidati, nel pieno accordo fra le famiglie e le istituzioni scolastiche“. Forse terrà in considerazione i buoni risultati della provincia di Trento, dove i dirigenti scolastici possono procedere, se risulta disponibile la medesima cattedra o posto, al rinnovo, per un massimo di due anni, dei contratti a tempo determinato stipulati l’anno scolastico precedente.
Valditara ha anche precisato che su questo tema delle modifiche del regolamento sulle supplenze aprirà un necessario confronto con le organizzazioni sindacali.
La continuità del docente di sostegno per tutta la durata del ciclo scolastico era stato un obiettivo anche della delega prevista dalla legge 107/2015 (Buona scuola), prevedendo che nel decreto legislativo di attuazione venisse definita “la revisione dei criteri di inserimento nei ruoli per il sostegno didattico, al fine di garantire la continuità del diritto allo studio degli alunni con disabilità, in modo da rendere possibile allo studente di fruire dello stesso insegnante di sostegno per l’intero ordine o grado di istruzione”.
L’obiettivo della delega era stato notevolmente ridimensionato nel decreto legislativo 66/2017, che lo aveva riferito ai soli supplenti (come intende fare ora Valditara), prevedendo per i “docenti con contratto a tempo determinato ulteriori contratti a tempo determinato nell’anno scolastico successivo, ferma restando la disponibilità dei posti e le operazioni relative al personale a tempo indeterminato”.
Non se ne fece nulla. Valditara sarà più fortunato?
Per la continuità didattica dei docenti di sostegno di ruolo il ministro sembra rassegnato a non prevedere il vincolo di permanenza in sede durante il quinquennio obbligatorio di prestazione, accontentandosi del minimo previsto per i nuovi assunti: “gli insegnanti di ruolo reclutati quest’anno sono già vincolati a mantenere la cattedra per almeno tre anni“.
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Se manca il nuovo docente di sostegno titolare o il posto è vacante, può essere un calvario trovare il supplente annuale da nominare, in una sequenza di supplenti temporanei che si avvicendano, a volte per mesi, in attesa dell’arrivo dell’”avente diritto”, come lo definisce l’ineffabile terminologia burocratica (che non si sofferma sul vero “avente diritto”, la persona con disabilità che ha il diritto di studiare nelle migliori condizioni possibili).
Per capire gli effetti di questa girandola diabolica, occorre tenere presente che i docenti di sostegno che aspirano ad una supplenza sono iscritti sia in una graduatoria provinciale (per le supplenze annuali) sia in diverse graduatorie di istituto (per le supplenze brevi).
Un docente nominato su supplenza d’istituto può essere chiamato altrove per supplenza annuale; il supplente che lo sostituisce può essere chiamato a sua volta per supplenza annuale in un altro istituto, e così via, in un gioco dei quattro cantoni che a volte dura due o tre mesi prima di stabilizzarsi.
Ma al peggio non c’è mai fine: la ricerca del docente di sostegno supplente che avrà il posto fino alla fine dell’anno scolastico, che può durare mesi, va sempre a buon fine? Purtroppo no: e allora – e sembra un paradosso – l’alunno con disabilità viene affidato a un docente non specializzato, che non ha una preparazione specifica e che non ha chiesto di insegnare ad alunni disabili.
Lo scrivevamo quasi sette anni fa (Dossier Mobilità docenti di sostegno 2017, fece clamore con articoli in prima pagina sui principali giornali italiani), da allora si sono alternati cinque Governi.
Non è cambiato nulla.
A proposito, il costo per gli insegnanti di sostegno è di 5 miliardi l’anno. Da allora sono stati spesi quindi 35 miliardi di euro solo per stipendi, e il risultato è quello descritto. Si vuole proseguire così?
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