di Mattia Feltri , La Stampa 1.10.2019
– L’idea di far votare i sedicenni – rilanciata ieri da Enrico Letta dopo che venerdì l’aveva avanzata Matteo Salvini davanti alla piazza ecologista, e solo ora accolta da Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti, quindi tutti d’accordo – è davvero eccellente. Secondo i dati Ocse-Pisa, da noi un sedicenne su cinque non è in grado di comprendere un testo. Uno straordinario balzo in avanti, visto che secondo i dati Ocse-Piaac il quarantasette per cento degli adulti italiani è analfabeta funzionale.
La platea si impreziosisce, insomma. Tocca però conservare un dubbio: non sarà la solita riforma studiata all’ammazzacaffè, vero? Perché il diritto di voto presuppone una serie di conseguenze: se uno a sedici anni ha la testa buona per partecipare alla scelta del governo del paese, ce l’ha anche per ottenere il porto d’armi, acquistare casa, vivere da solo, come qualsiasi adulto rispondere penalmente delle sue azioni. In due parole, è maggiorenne. Altrimenti ci tocca dichiarare che la tessera elettorale è meno importante della patente di guida, o del libretto delle giustificazioni.
Scelta peraltro in linea con l’azione politica di questo governo, avviato a una riforma costituzionale di taglio dei parlamentari, da 945 a 500, del tutto fuori da una strategia di ammodernamento istituzionale, e sulla sola motivazione che i parlamentari sono troppi, servono a poco, sanno giusto cambiare casacca: meglio risparmiare qualche milione di euro. Così si aumentano gli elettori e si riducono gli eletti, con l’aria di farlo perché fa ganzo, e per dire ai primi quanto siano decisivi i secondi. Povera, piccola democrazia.
L’idea di far votare i sedicenni – rilanciata ieri da Enrico Letta dopo che venerdì l’aveva avanzata Matteo Salvini davanti alla piazza ecologista, e solo ora accolta da Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti, quindi tutti d’accordo – è davvero eccellente. Secondo i dati Ocse-Pisa, da noi un sedicenne su cinque non è in grado di comprendere un testo. Uno straordinario balzo in avanti, visto che secondo i dati Ocse-Piaac il quarantasette per cento degli adulti italiani è analfabeta funzionale. La platea si impreziosisce, insomma.
Tocca però conservare un dubbio: non sarà la solita riforma studiata all’ammazzacaffè, vero? Perché il diritto di voto presuppone una serie di conseguenze: se uno a sedici anni ha la testa buona per partecipare alla scelta del governo del paese, ce l’ha anche per ottenere il porto d’armi, acquistare casa, vivere da solo, come qualsiasi adulto rispondere penalmente delle sue azioni. In due parole, è maggiorenne. Altrimenti ci tocca dichiarare che la tessera elettorale è meno importante della patente di guida, o del libretto delle giustificazioni. Scelta peraltro in linea con l’azione politica di questo governo, avviato a una riforma costituzionale di taglio dei parlamentari, da 945 a 500, del tutto fuori da una strategia di ammodernamento istituzionale, e sulla sola motivazione che i parlamentari sono troppi, servono a poco, sanno giusto cambiare casacca: meglio risparmiare qualche milione di euro.
Così si aumentano gli elettori e si riducono gli eletti, con l’aria di farlo perché fa ganzo, e per dire ai primi quanto siano decisivi i secondi. Povera, piccola democrazia.
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All’ammazzacaffè ultima modifica: 2019-10-02T04:47:01+02:00 da