Breve glossa all’autonomia differenziata

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Astolfo sulla luna, 19.7.2024.

C’è da aspettarsi nel giro di pochi anni il generale decadimento dell’istituzione scolastica italiana, salvo poche isole di “eccellenza” nei contesti territoriali più sviluppati.

L’attacco all’istruzione della Repubblica viene da lontano: nel 2000[1] le regioni più “avanzate”[2] finanziarono il buono scuola per le famiglie: la teoria economica sottostante di marca anglosassone[3] afferma in breve che distribuendo risorse finanziarie che permettano agli individui – a prescindere dal loro reddito – di ottenere una formazione di base in condizioni di parità, il bene di merito[4] istruzione garantirà ai migliori di eccellere.[5] Osservo per inciso che tali interventi normativi precedettero la famosa riforma del Titolo V della Costituzione[6] sulla quale si incardina la normativa in questione sull’autonomia differenziata che ha la natura di legge ordinaria puramente procedurale.

Ebbene, l’ultimo passo è stato fatto il 24 giugno scorso, quando “il ministro Giuseppe Valditara presiede in pompa magna al lancio della Fondazione per la Scuola Italiana, un ente no profit pronto ad aggredire la scuola pubblica insieme a Leonardo S.p.A., Enel S.p.A., Autostrade per l’Italia S.p.A. e, immancabili, gli strumenti principali del finanzcapitalismo transnazionale, cioè le banche UniCredit e Banco BPM.” [7] Ciò non è altro che la logica conseguenza di un certo modo di interpretare la forma di Stato federale al tempo del neoliberalismo, cioè da quando le classi dirigenti si preoccupano di smantellare il costoso ed inefficiente Stato Sociale.

Sottolineo il certo modo perché non è scritto da nessuna parte che un modello organizzativo federale debba per forza affidare al mercato i servizi che riguardano i diritti sociali (salute, istruzione, lavoro, previdenza ed assistenza). L’esperienza, per quanto tribolata, della Germania, sta ad indicare che è possibile mantenere un decente livello di welfare anche in uno Stato federale[8]. Non a caso ai tempi della riunificazione fu creato un fondo federale per aiutare i ricostituiti Laender orientali allo scopo di sollevare il tenore di vita dei loro cittadini.

Per quanto riguarda invece il nostro paese, recentemente da parte di fonti attendibili è stato notato come i Lep (livelli essenziali delle prestazioni, richiamati dalla legge “Calderoli” sull’autonomia differenziata) nei servizi per il lavoro siano già operativi da alcuni anni, ma ciò nonostante le forti differenze già presenti a livello regionale nel nostro paese non si sono di certo attenuate.[9]

Dunque, c’è da aspettarsi che anche nelle altre materie dove la legge suddetta prevede che siano fissati i Lep prima che le singole regioni contrattino il trasferimento di competenze e relative risorse, si assista ad un fenomeno del tutto simile, il che significa che il nostro paese adotterà il modello competitivo tipico del federalismo di stampo americano, paese nel quale ci sono abissali differenze fra i vari Stati “uniti”.

D’altronde è nella logica della competizione affidare al “mercato” i servizi pubblici, senza considerare che – nel caso nostro – fra le istituzioni scolastiche e i loro “clienti” esiste una forte asimmetria informativa che facilmente porterà questi ultimi a fare scelte sbagliate[10]: in effetti – come ho già spiegato altrove – l’istruzione è tipicamente un experience good, ossia un bene la cui bontà si può sperimentare solo dopo averlo “assaggiato e digerito”. C’è quindi da aspettarsi nel giro di pochi anni il generale decadimento dell’istituzione scolastica italiana, salvo poche isole di “eccellenza” nei contesti territoriali più sviluppati.

In sintesi, la nostra classe dirigente, dopo aver constatato che l’istruzione permette alla “gente” di capire come stanno realmente le cose, ha deciso di depotenziare questo pericoloso strumento di critica democratica nei confronti delle scelte politiche[11]: non disturbiamo il manovratore.

19 luglio 2024

Astolfo sulla Luna

 

  1. L. 62/2000 recante “Norme per la parità scolastica e disposizioni sul diritto allo studio e all’istruzione. “;
  2. Nel caso del Veneto la LEGGE REGIONALE 19 gennaio 2001, n. 1 “Interventi a favore delle famiglie degli alunni delle scuole statali e paritarie. “;
  3. La cd. “starting gate theory” che allude ai cancelletti “di partenza nelle corse dei cavalli;
  4. Merit goods sono in prima approssimazione quelli che il mercato non avrebbe convenienza ad offrire in quantità desiderabili e che quindi necessitano di una certa dose di risorse pubbliche per essere prodotti a sufficienza;
  5. Si veda a questo proposito l’analisi di questa normativa che Professione Docente ospitò all’epoca;
  6. L. Cost. n. 3/2001;
  7. Traggo dall’articolo di Michele Lucivero “Nasce la Fondazione per la Scuola Italiana: fine dell’istruzione pubblica” apparso sul  sito Pressenza e ripreso da www.gildavenezia.it (grassetto e corsivo nel testo), dove giustamente si sottolinea il divario fra le regioni nella formazione professionale, materia già di competenza regionale. Ne consiglio la lettura integrale a chi volesse capire i particolari della vicenda, la sua genesi ed i suoi probabili sviluppi;
  8. Si tratta di due modelli contrapposti di federalismo: competitivo à la U.S oppure cooperativo come nel caso della Bundesrepublik;
  9. https://lavoce.info/archives/105234/dove-lautonomia-regionale-e-gia-realta-i-lep-nei-servizi-per-il-lavoro/
  10. Nel linguaggio economico si parla a questo proposito di adverse selection. Si aggiunga che non è infrequente da parte di scuole che hanno convinto famiglie ad iscrivere i propri figli con un buon “PTOF marketing”, l’azzardo morale, ossia la mancata realizzazione dei progetti previsti, con motivazioni spesso campate in aria;
  11. Perfetto esempio della mentalità di chi ci governa la recente mirabolante affermazione di un noto giornalista durante il programma della Gruber: “la gente non va a votare perché sa che la democrazia è solida!”.



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