Bullismo, arrivano numero di emergenza (114) e allontanamento dalla famiglia ma la scuola deve sempre rieducare

di Alessandro Giuliani,  La Tecnica della scuola, 15.11.2019

– Basta con il buonismo e con la tolleranza: i ragazzi bulli, reiterati nel loro modo aggressivo di porsi col prossimo, che commettono atti gravi e non modificano i loro comportamenti anche dopo un percorso di rieducazione, vanno tolti alla famiglia di appartenenza e affidati ad una casa famiglia in tutti i casi in cui la permanenza con i genitori risulta controproducente alla loro rieducazione.

La norma in Aula lunedì prossimo

Il provvedimento dell’allontanamento dalla famiglia, emesso da Tribunale dei minori nei casi di grave bullismo, è previsto dalla legge che la Commissione Giustizia della Camera ha approvato e che arriverà in Aula lunedì prossimo.

La legge istituisce anche un numero verde per le vittime di bullismo: è il 114. In Commissione c’è stato un dibattito tra due impostazioni diverse: da una parte Fdi, sostenuto anche da Lega e Fi, puntava solo all’aspetto penale, introducendo uno specifico reato di bullismo, con pene da sei mesi a quattro anni di carcere; dall’altra la proposta di M5s (a prima firma di Devis Dori, secondo cui “la destra perde l’occasione di dare un contributo nel contrasto a un fenomeno aggressivo e devastante per chi lo subisce”) sostenuta dal Pd, che ha dato spazio soprattutto alla prevenzione e al recupero educativo del “bullo”.

Ebbene, il testo approvato prevede una parte penale per i maggiorenni che accomuna il bullismo allo stalking (articolo 612 bis del codice penale).

Il preside promuove il dialogo col “bullo”

Molto più articolata la parte rieducativa: nel caso in cui il bullo sia un minore, infatti, si interviene sul processo penale minorile.

La legge prevede che nei casi di bullismo che emergono in ambiente scolastico, il preside promuova un dialogo con il “bullo”, la sua famiglia ed anche con gli altri ragazzi della classe. Inoltre, se qualcuno segnala atti di bullismo al Procuratore, questi li gira al Tribunale dei minori che apre quindi un procedimento in cui stabilisce “gli obiettivi” di un percorso di rieducazione. I dettagli dei “progetti” rieducativi vengono invece definiti dai servizi sociali insieme alla famiglia del ragazzo o della ragazza.

Progetto annuale

Concluso il “progetto”, e “comunque con scadenza annuale”, il servizio sociale “trasmette al Tribunale per i minorenni una relazione” sul percorso fatto dal ragazzo.

Il Tribunale per i minorenni può, a quel punto, decidere tra quattro soluzioni: dichiarare concluso il processo rieducativo, farlo proseguire, “disporre l’affidamento del minorenne ai servizi sociali” o, infine, “disporre il collocamento del minorenne in una comunità, qualora gli altri interventi “appaiano inadeguati”.

Pro e contro

Secondo la presidente della Commissione Francesca Businarolo (M5s), si è prodotto un “ottimo test” e un “gran lavoro” da parte della Commissione.

Tuttavia, Fdi promette battaglia in Aula con Giorgia Meloni che accusa M5s: “si sono rifiutati di usare il pugno di ferro per i bulli e non hanno stanziato investimenti sufficienti per la prevenzione, scaricando tutto su scuole e servizi sociali”.

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