TuttoscuolaNews, n. 1062 del 19.12.2022.
Dopo aver posto l’accento sul merito degli studenti, il ministro Valditara ha parlato (“Porta a Porta” della scorsa settimana) del merito anche per i docenti, completando in questo modo la sua visione meritocratica.
L’argomento del merito per i docenti rappresenta da sempre motivo di scontro e divergenze tra il potere politico e quello sindacale.
Il PNRR prevede tra le riforme dell’istruzione anche quella della carriera degli insegnanti. Il precedente Governo, dopo avere eluso il problema, prevedendo per lo sviluppo retributivo soltanto la progressione per anzianità, aveva dovuto rattoppare alle belle e meglio inventandosi il “docente esperto” da premiare tra dieci anni e ottenendo il pollice verso da parte di sindacati e forze politiche.
Ora il ministro Valditara intende introdurre una soluzione di sistema strutturato.
Non ne ha ancora illustrato il dettaglio (per ora ha fatto riferimento al docente tutor di morattiana memoria; non a caso anche Valditara si avvale della consulenza di Giuseppe Bertagna, che aveva ispirato le riforme della attuale candidata alla presidenza della Regione Lombardia).
Quale direzione prenderà? Ci si chiede se è intenzionato ad esempio ad adottare un modello di carriera simile a quello che diversi anni fa l’on. Valentina Aprea di Forza Italia (ora uscita dal partito) aveva presentato.
L’ipotesi di carriera prevedeva l’articolazione della professione “in tre distinti livelli a cui corrispondeva un distinto riconoscimento giuridico ed economico della professionalità maturata.
Ai docenti esperti del livello più elevato si prevedeva l’attribuzione di responsabilità anche in relazione ad attività di formazione iniziale e di aggiornamento permanente degli altri docenti, di coordinamento di dipartimenti o gruppi di progetto, di valutazione interna ed esterna e di collaborazione con il dirigente dell’istituzione scolastica”.
Oppure prenderà spunto dai suggerimenti che una “commissione di studio” tra Aran, Miur e sindacati (Cgil, Cisl, Uil, Snals) elaborò nel 2004 su invito dell’allora ministro Moratti? Puntava sulla valorizzazione dell’esperienza e su un sistema dei crediti formativi e professionali. Rappresenta il punto più avanzato di elaborazione condivisa sull’argomento, e potrebbe essere una buona base di partenza.
Ogni considerazione a riguardo è oggi prematura, ma si può essere certi che qualsiasi progetto di carriera vedrà la diffidenza se non l’esplicita opposizione della maggior parte dei sindacati (anche per questo sarebbe intelligente partire da un testo che contribuirono a scrivere…), preoccupati delle divisioni che si potrebbero verificare all’interno della categoria, a cominciare dai luoghi di lavoro dove l’unità di intenti e di azione è basilare per rendere efficace l’offerta di servizio.
Il ministro dovrà tenerne conto e trovare prima di tutto l’intesa con i sindacati per evitare di trovarsi contro il mondo degli insegnanti.
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