di Giorgio Ragazzini, Il Gruppo di Firenze, 10.3.2021.
Nel suo blog su “Huffington Post” l’ex ministra Valeria Fedeli presentava ieri, Festa della donna, un incontro da lei promosso e programmato per il pomeriggio, che si poteva seguire attraverso la web tv del Senato. Titolo: Diritto all’istruzione e all’apprendimento per un’economia della conoscenza e il superamento di ogni disuguaglianza.
Il “diritto all’apprendimento” è chiaramente una variante del “diritto al successo formativo”, entrato da molti anni nel lessico ministeriale. Si tratta di concetti di carattere ideologico, nel senso di un pensiero che non fa i conti con la realtà. I saggi padri fondatori degli Stati Uniti d’America non inserirono tra i “diritti inalienabili” la felicità, ma, più realisticamente, “il perseguimento della felicità”, per l’ovvio motivo che nessuna legge e nessuno Stato può garantirla.
Possiamo parafrasare in molti modi le espressioni “diritto allo studio” o “diritto all’istruzione”, come preferisce dire la Fedeli, per dire comunque che le istituzioni devono fare ogni sforzo possibile per assicurare alle nuove generazioni insegnanti e prèsidi preparati, piani di studio ben fatti, ambienti piacevoli e funzionali, ogni genere di sussidi didattici e aiuti economici per i meno fortunati. Ma ogni allievo sarà chiamato, per sua fortuna, a metterci del suo, senza di che niente sarà abbastanza utile. Invece col “diritto al successo formativo” e simili, in un colpo solo si chiede alla scuola di essere onnipotente e, se non ci riesce, colpevole, mentre si aboliscono il merito e la responsabilità dei discenti.
L’ex ministra spiega che il “diritto all’apprendimento è fondamentale perché non basta la mera trasmissione delle nozioni per considerare assolta la funzione costituzionale della scuola”. Ma chi sostiene che lo scopo della scuola è “la mera trasmissione delle nozioni”? I buoni docenti hanno sempre insegnato anche a comprendere e a ragionare oltre che a memorizzare. Ma se si tratta di garantire buoni insegnanti a tutti, allora siamo in prima linea, mentre non lo è stato nessuno dei Ministeri passati, tutti incapaci di selezionare in entrata i docenti e togliere dalla cattedra quelli rivelatisi inadatti. Non si parli quindi di “diritto all’apprendimento”, il cui succedaneo, purtroppo, sono inevitabilmente le promozioni immeritate. Nessuna scuola può esonerare i ragazzi da un impegno responsabile.
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C’è il diritto all’istruzione, non quello all’apprendimento ultima modifica: 2021-03-10T19:01:02+01:00 da