di Lucio Ficara, La Tecnica della scuola, 21.2.2020
– La convinzione di tantissimi insegnanti è quella che esista una vera e propria subalternità della scuola all’impresa e al libero mercato. Tale subalternità si ritorce soprattutto contro i docenti e favorisce l’idea di una scuola verticistica e dirigista.
Leggi sfavorevoli alla classe docente
Negli ultimi venti anni le leggi di riforma scolastica e le leggi di bilancio sono state sempre negative per la categoria degli insegnanti. Sono stati ridotti i diritti dei docenti e aumentati notevolmente i loro carichi di lavoro. L’autonomia scolastica ha assegnato maggiori poteri e maggiori responsabilità ai dirigenti scolastici e le relazioni interne alle scuole si registrano sempre più tese tra le varie componenti. Studenti e famiglie sono diventati clienti, il dirigente scolastico ha assunto il ruolo del capo di azienda, mentre i docenti e il personale amministrativo hanno acquisito il profilo dei dipendenti del Dirigente scolastico.
Il decreto legislativo 165/2001 ha aumentato, attraverso l’art.25, i poteri dei vecchi Presidi sostituendoli con quelli degli attuali Dirigenti scolastici. Il dirigente scolastico assicura la gestione unitaria dell’istituzione, ne ha la legale rappresentanza, è responsabile della gestione delle risorse finanziarie e strumentali e dei risultati del servizio. Nel rispetto delle competenze degli organi collegiali scolastici, spettano al dirigente scolastico autonomi poteri di direzione, di coordinamento e di valorizzazione delle risorse umane. In particolare, il dirigente scolastico organizza l’attività scolastica secondo criteri di efficienza e di efficacia formative ed è titolare delle relazioni sindacali.
Queste nuove responsabilità dirigenziali hanno creato una evidente frattura nelle relazioni professionali tra Ds e RSU e tra Ds e docenti ritenuti marginali o fuori dal coro.
Chiamata diretta e bonus elementi divisori
La legge 107/2015 ha acuito di molto questa frattura relazionale tra le varie componenti della scuola, creando ulteriori divisioni anche all’interno della categoria docente. L’introduzione del bonus del merito e della chiamata diretta o per competenze dei docenti da parte dei Dirigenti scolastici, ha contribuito a generare un clima di contrapposizione all’interno dei collegi docenti. La Buona scuola ha portato avanti una scuola divisa tra insegnanti meritevoli e non meritevoli, tra docenti scelti dal Dirigente per fare parte del suo staff e docenti.
Alternanza scuola lavoro e subalternità all’impresa
L’introduzione obbligatoria dell’Alternanza scuola lavoro anche nei licei, ai sensi dell’art.1, comma 33 della legge 107/2015, è sembrata una norma che ha messo la scuola, soprattutto la metodologia didattica degli insegnanti, in uno stato di evidente subalternità al mondo del lavoro imprenditoriale e produttivo, una resa alla logica del libero mercato. L’istruzione vista come l’acquisizione di competenze necessarie al mondo dell’impresa e non più come l’istituzione capace, per dirla alla Calamandrei, di trasformare sudditi in cittadini.
Le Sardine del mondo del lavoro
Dopo il movimento spontaneo delle “Sardine” che ha mosso migliaia di persone a scendere in piazza contro il pericolo di un sovranismo anti europeista, servirebbero le “Sardine del mondo del lavoro”, che siano in grado di avviare una stagione sindacale che vada a rievocare i famosi anni ’70. La scuola dovrebbe tornare ad occuparsi della formazione delle future generazioni abbandonando la subalternità all’impresa e la sudditanza al potere politico di turno. Sono in tanti ad auspicare, per il bene del Paese, l’abbattimento di un sistema scolastico nazionale di tipo verticistico, che non piace a chi nella scuola ci lavora e soprattutto a chi ha funzioni di docenza.
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Chiamata diretta, Alternanza e la subalternità della scuola all’impresa ultima modifica: 2020-02-22T04:39:58+01:00 da