Tra rinunce, integrazioni o mancate costituzioni delle commissioni appare di tutta evidenza il “vulnus” dei concorsi: le commissioni. Sono diverse le motivazioni di questa crisi che compromette il rapido svolgimento delle procedure concorsuali, che, se non rimosse adeguatamente, continueranno a minare anche la tempistica dei prossimi concorsi.
Le rinunce, a nomina già avvenuta, lascerebbero intendere che molti commissari rinunciatari forse si rendono conto tardivamente dell’impegno preparatorio della prova orale.
Il bando prevede, infatti, per ogni candidato quesiti sulla disciplina e traccia per una lezione simulata; nell’uno e nell’altro caso le commissioni devono predisporre preventivamente una quantità di quesiti e una quantità di tracce pari a tre volte il numero di candidati da esaminare.
Nel caso estremo di 500 candidati da esaminare, le commissioni esaminatrici dovrebbero predisporre 1500 quesiti e 1500 tracce.
È comprensibile, quindi, che molti commissari gettino la spugna davanti a tanto impegno, anche perché c’è un’altra condizione ostativa aggiuntiva – forse la più importante – che pesa come un macigno sulle disponibilità personali dei commissari e sui tempi di volgimento delle prove.
Ci riferiamo al mancato distacco temporaneo dal servizio dei commissari.
Il bando si limita a suggerire di facilitare la partecipazione alle attività del concorso, senza prevedere che dirigenti scolastici e docenti commissari possano lasciare il servizio.
È evidente il veto del MEF per evitare il carico di spesa per le nomine di supplenti.
La situazione in stallo richiede di individuare anche soluzioni alternative (su cui il ministro Valditara sembra disponibile), quali, ad esempio, il secondo canale di reclutamento (già individuato per il sostegno), aperto ai candidati che hanno superato un concorso e, eventualmente, che abbiano anche una certa anzianità di servizio.
Su questo Mario Pittoni, confermato responsabile del Dipartimento Istruzione della Lega, già presidente della commissione Cultura al Senato, in un’intervista a “il Riformista” afferma che “la questione, come annunciato dal ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, sarà oggetto d’interlocuzione con la Commissione europea. Sarebbe comunque interesse anche di Bruxelles, oltre che semplice buonsenso, rivedere l’intesa siglata la scorsa legislatura. Adesso si tratta di capire fino a che punto gli accordi legati ai fondi del Pnrr ci condizionano, ma se l’Europa tiene davvero alla continuità didattica, è evidente che la differenza può farla solo un adeguato numero di assunzioni a tempo indeterminato, in quanto i fatti dicono che è marginale se non addirittura controproducente il contributo alla continuità dell’attuale vincolo di permanenza forzoso. Non è un caso se non pochi insegnanti rinunciano al contratto di ruolo”.
C’è chi esprime dubbi sulla qualità delle graduatorie, segnala il giornalista Pino Suriano. Ma Pittoni non ha dubbi. “Non direi. Si tratta di graduatorie di merito, non di semplici liste. Sono insegnanti che hanno conseguito la vecchia e valida laurea quadriennale (o un titolo di studio equivalente) oppure una laurea quinquennale a ciclo unico o, ancora, la nuova triennale seguita dalla magistrale, raccogliendo i crediti formativi universitari necessari oltre a presentare e discutere (nel caso del cosiddetto 3+2) due tesi di laurea. Per di più occorrono tre anni di servizio nella scuola statale”.
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Commissioni esaminatrici, il vulnus dei concorsi della scuola ultima modifica: 2024-11-15T06:19:41+01:00 da