Concorso insegnanti, parte il business dei 24 crediti formativi: 500 euro per abilitarsi alla prova

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di Valentina Santarpia, Il Corriere della sera, 23.11.2017

Al prossimo concorso per laureati potranno partecipare solo quelli che hanno conseguito altri 24 crediti in materie specifiche. Un approfondimento formativo che rischia di diventare un affare per gli atenei privati e una complicazione burocratica per i candidati.

Ritardi nella pubblicazione dei bandi da parte degli atenei pubblici, confusione nell’organizzazione, risposte contrastanti su modalità e certificazioni, e le università private che, fiutato il business, spadroneggiano: ecco il caos in cui sono finiti migliaia di laureati che, intenzionati a tentare il corso-concorso promesso dal ministero dell’Istruzione (Miur), devono acquisire i 24 crediti formativi, i famigerati cfu. Secondo il decreto del Miur, i laureati che vorranno accedere al prossimo concorso per insegnare e che non hanno esperienze pregresse, devono sostenere degli esami aggiuntivi: chi si è già laureato e deve integrare gli esami, potrà farlo pagando al massimo 500 euro. Chi si sta laureando potrà effettuare gli esami aggiuntivi gratuitamente. Il tutto in tempi strettissimi, visto che la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli ha annunciato il bando entro l’inizio del 2018. Ma la macchina va a rilento. «Solo il 50% circa degli atenei ha pubblicato i bandi», ammette il ministero, spiegando però che, per l’autonomia universitaria, sono i singoli atenei a doversi organizzare, sotto l’egida della Crui, la Conferenza dei rettori. E il concorso imminente? «Il bando slitterà probabilmente a marzo, con tempi un po’ più lunghi per assicurare a tutti la possibilità di acquisire i crediti». Intanto, «è tutto un caos- sintetizza Giovanna Di Modugno, 36 anni, laureata in Scienze e tecnologia alimentare, due master, di cui uno all’estero- Nessuna organizzazione, tempi ristrettissimi, e una miriade di enti privati che spillano soldi a noi poveri polli sfigati dell’ultimo trentennio», spiega in uno dei tanti gruppi di discussione su Facebook dove gli aspiranti insegnanti cercano spiegazioni. E dove arrivano anche i promoter delle varie Pegaso, E-magister, Fortunato, Mnemosine, Uninettuno, Unicusano, gli atenei on line che promettono di far acquisire in tempi brevi e certi tutti i crediti senza troppo penare.

Crediti già acquisiti? Ma bisogna certificarli, a pagamento

La prima beffa è per chi i crediti li ha già conseguiti, attraverso il proprio percorso universitario: perché ha fatto proprio gli esami «giusti» che contemplavano le discipline antropo-psico-pedagogiche e in metodologie e tecnologie didattiche richieste. «Io sono tra quelli che hanno già acquisito tutti i 24 CFU durante la carriera universitaria…dovrei stare tranquilla, giusto? E invece no: devo un’altra volta immatricolarmi, compilare i moduli dove elenco gli esami sostenuti e pagare ben 200 euro più marca da bollo- spiega Paola Atzori, laureata all’università di Sassari- Cioè io ho già sostenuto quegli esami, ho già pagato le tasse a suo tempo, è un furto legalizzato!». Perché una certificazione a pagamento quando proprio il Miur ha voluto contingentare i costi? «Perché il Miur ha deciso che non basta che tu li abbia conseguiti, bisogna farseli riconoscere dall’università e questo semplice “riconoscimento” lo considerano un servizio a pagamento, possono chiedere qualunque cifra, tanto 10 euro quanto 400-500 euro», incalza Veronica Di Santo. «Non bastano solo i codici o i settori scientifico-disciplinari ma si deve guardare anche agli obiettivi formativi. Anche io avrei tutti i cfu in quanto ho una laurea in psicologia, una in filosofia ed un’altra (da conseguire a breve) in scienze storiche ma i programmi non sono “declinati” secondo gli obiettivi formativi del decreto. Io sto ancora aspettando che la Federico II (Napoli, ndr) si pronunci ma dubito che ci sarà riconoscimento di tutti i crediti», spiega Antonietta Mastrocinque.

Gli atenei che latitano

Poi ci sono le università che non hanno ancora attivato i corsi, decine da Bologna a Napoli, o che non li attiveranno tutti. «L’università di Cagliari per esempio ancora è in alto mare e non ha ancora organizzato i corsi», denuncia Manila Carboni. «Se l’università non dovesse attivarli ci vedremo costretti o a rinunciare o a rivolgerci ad enti che ci stanno spudoratamente lucrando». Per non parlare «della famigerata certificazione dei crediti già acquisiti in forma curriculare nel settore metodologie didattiche», sottolinea Davide Di Fabio, laurea e dottorato alla Politecnica delle Marche. «Per ora vedo che alcune università che attivano il percorso fit certificheranno questi solo per i laureati e dottorati che provengono dalle proprie facoltà. La mia università che è una politecnica probabilmente non attiverà il fit e quindi non so come fare: la beffa è , durante il dottorato, ho accompagnato i docenti nella didattica, per 50 ore. E adesso dovrò trovare un’altra facoltà che mi certifichi le metodologie didattiche!». Non è l’unica ad avere questi dilemmi: Laura Pirotta ha due lauree 3+2, una in psicologia e un’altra in Lingue, «e un numero di Cfu imbarazzante che potrebbe colmare i 24 cfu richiesti per il concorso….peccato che l’università Ecampus dove mi sono laureata in psicologia non vuole assumersi la responsabilità di certificarmeli, e la Cattolica dove mi sono laureata in Lingue non risponde alle richieste. Morale? Se voglio accedere al concorso devo pagare i 24 cfu e rimettermi a studiare materie socio-psico-pedagogiche». Aspettano invano chiarimenti anche gli aspiranti insegnanti di musica: hanno mandato una lettera aperta al Miur per chiarire quali sono gli enti abilitati a certificare i crediti (i conservatori o anche altri enti non Afam), ma non hanno ricevuto alcuna risposta.

Il pacchetto crediti, come dal salumiere

«Io credevo di essere più fortunato di altri, perché, con la laurea in Lettere, mi ritrovo ad avere diversi crediti: me ne manca uno. Ma la mia università, la Unibas della Basilicata, non ha ancora attivato niente, l’ultimo comunicato risale ad agosto- racconta Biagio Motta, 36 anni- E quelle private fanno i pacchetti, come dal salumiere: non so se mi conviene aspettare o chiudere gli occhi e comprarmelo, così taglio la testa al toro». Del resto, anche se il decreto sui cfu dice chiaramente che i crediti possono essere acquisiti per la metà online e per l’altra metà «dal vivo», le telematiche si sono organizzate benissimo: «Dodici sono videolezioni da casa, molto leggere e blande, e altri 12 prevedono test multipli in presenza: sono decisamente abbordabili» spiega Eleonora Zuppardi, 40 anni, da Siracusa: laureata in lettere, già abilitata per l’infanzia e la primaria, supplente spesso di sostegno, idonea all’ultimo concorso ha scoperto che in realtà le hanno attribuito male il punteggio, e quindi ha presentato un ricorso al Tar al Palermo. «Ma intanto non posso far altro che investire questi 500 euro e pagarmi anche i 24 cfu. «Io invece non mi fido delle private- ribatte Jessica Amatrano- anche se avrei proprio bisogno di qualcosa di semplice: mi sono laureata nel 2011 in lingue, studiando cinese e inglese, ma poiché poi è cambiato l’ordinamento, alcuni crediti che prima erano riconosciuti ora non lo sono più».

I crediti extra

E poi ci sono quelli che non devono solo acquisire i 24 crediti, ma anche altri esami supplementari per poter accedere alla propria classe di concorso: «Mi sono laureato in giurisprudenza un mese fa- racconta Andrea Benato, 27 anni- Ma mi sono reso conto che per poter insegnare economia e diritto ho bisogno di altri 42 crediti: non posso farli tutti a Padova perché c’è un limite, quindi o dovrò girare per l’Italia per capire dove e come farli oppure rivolgermi a una telematica come Pegaso, che ha costi superiori ma tanti appelli. Basta che paghi 120 euro per l’iscrizione, più 50 euro a credito, più altri 150 euro per i fuori sede. Oppure posso orientarmi su Mnemosine, che offre pacchetti da 60 Cfu, tutti telematici, tranne l’esame finale dal vivo. Quasi quasi ci penso…». E poi, «bisognerà fare il concorso e, sempre se lo vinciamo, iniziare altri due anni, con un rimborso spese, in cui dovremo fare formazione teorico-pratica relativa al settore didattico-psicopedagogico, cioè esattamente quelli per cui stiamo acquisendo i crediti», conclude Veronica Di Santo. «E se per qualsiasi motivo, malattia o maternità , non si potesse affatto fare il concorso, i crediti non serviranno a niente, non sono abilitanti né ci danno diritto a punteggi in graduatoria. Avremmo solo buttato soldi».

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Concorso insegnanti, parte il business dei 24 crediti formativi: 500 euro per abilitarsi alla prova ultima modifica: 2017-11-23T09:55:06+01:00 da
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