di Gianluca Argentin e Carlo Barone, La Voce.info, 20.4.2018
– In terza media gli studenti ricevono dai professori un orientamento per la scelta della scuola superiore. Che di rado è il liceo per chi proviene da famiglie poco istruite. Si perpetuano così le disuguaglianze sociali. Eppure, basta poco per cambiare.
La scelta della scuola superiore è lo snodo decisivo dei percorsi scolastici in Italia. Iscriversi a un liceo, invece che a un istituto tecnico o professionale, condiziona in modo determinante le possibilità di proseguire all’università e raggiungere la laurea, con forti conseguenze sui futuri percorsi occupazionali.
Purtroppo, il livello di istruzione familiare incide molto sulla decisione, anche a parità di risultati scolastici. Di fatto, oggi in Italia, nascere in una famiglia di laureati quasi assicura il privilegio ereditario di accedere alla formazione liceale,anche con un rendimento scolastico modesto. Specularmente, molti studenti di famiglie meno istruite non si iscrivono al liceo anche quando riescono bene a scuola. Sono in discussione quindi l’equità, l’efficienza e la stessa legittimità dei processi di selezione scolastica.
L’orientamento scolastico che i professori di terza media consegnano alle famiglie dei loro alunni ha grosse responsabilità per questo stato di cose. In un lavoro con Gianna Barbieri abbiamo verificato che, a parità di risultati scolastici e nei test Invalsi, gli insegnanti raccomandano meno spesso il liceo a chi viene da famiglie con più bassa istruzione.
Più che atteggiamenti apertamente discriminatori, i docenti tendono a incorporare nel loro suggerimento considerazioni sulle minori risorse culturali ed economiche del contesto familiare, quindi il minore supporto che lo studente riceverebbe se scegliesse il percorso liceo-università. L’attitudine “protettiva”, anche se comprensibile, finisce però per inglobare di fatto nella raccomandazione criteri anti-meritocratici, che contribuiscono alla riproduzione delle disuguaglianze esistenti. Mentre l’orientamento scolastico potrebbe contribuire a contrastarle.
L’esperimento
Attraverso una sperimentazione, condotta insieme a Giulia Assirelli, Giovanni Abbiati e Deborah De Luca entro una indagine sui percorsi scolastici dei giovani pugliesi curata dall’Istituto Carlo Cattaneo («Dispersione scolastica, equità sociale, orientamento», 2014), abbiamo valutato se si potessero incoraggiare a scegliere il liceo gli studenti di terza media che vanno bene a scuola, ma provengono da famiglie poco istruite e che inizialmente non sono intenzionati a intraprendere un percorso liceale, anche perché non adeguatamente sostenuti da insegnanti e genitori nel momento della scelta. A parità di risultati scolastici, infatti, genitori e figli delle famiglie meno istruite sono più dubbiosi sulle capacità di riuscita al liceo.
Per la sperimentazione, abbiamo intervistato telefonicamente le madri di questi studenti; al termine della chiamata, l’intervistatore ha letto a quelle del gruppo sperimentale un messaggio di due minuti, mentre alle mamme del gruppo di controllo non si è data alcuna informazione.
Nel messaggio abbiamo fornito due informazioni cruciali. Primo: «i vostri figli hanno un rendimento scolastico superiore a quello di chi si iscrive al liceo e vi riesce senza difficoltà». Secondo: «se dopo il diploma vostro figlio scegliesse di non proseguire all’università, una maturità liceale in Puglia offrirebbe comunque opportunità occupazionali simili a quelle degli altri indirizzi scolastici».
In effetti, nel Sud Italia, istituti tecnici e professionali non hanno alcun vantaggio competitivo sui licei (a differenza di quanto accade nelle regioni industriali del Centro-Nord), dunque il liceo è un’opzione sempre vantaggiosa per chi va bene a scuola. Si tratta di un messaggio particolarmente importante per le famiglie meno istruite: al termine delle scuole medie, sono molto più insicure sulla futura prosecuzione degli studi all’università e vedono gli indirizzi professionali come una scelta meno rischiosa, che pensano assicuri competenze direttamente spendibili subito dopo il diploma.
Dopo la telefonata, è stata inviata a casa dei genitori del gruppo sperimentale una brochure che illustrava con grafici quanto detto al telefono.
L’effetto di questo intervento leggero è notevole: abbiamo riscontrato infatti un incremento sensibile del tasso di prosecuzione al liceo (+11 per cento) rispetto al gruppo di controllo (dove il tasso di iscrizione al liceo è pari al 36 per cento). Abbiamo poi seguito nel tempo gli studenti, raccogliendo indicatori sull’inserimento nei primi mesi delle scuole superiori: i ragazzi del gruppo sperimentale che hanno scelto il liceo non evidenziano alcuna difficoltà particolare. Avevano solo bisogno di una “spintarella” (nudging). Purtroppo, è una spintarella che gli insegnanti delle scuole medie non danno, anzi tendono a dare raccomandazioni prudenziali di segno opposto.
In Italia si fatica a capire l’importanza dell’orientamento scolastico e le sue potenzialità nel ridurre le disuguaglianze. Gli insegnanti referenti dell’orientamento spesso non hanno alcuna formazione specifica per svolgere questo ruolo e neppure imparano sul campo, perché la funzione strumentale passa di mano da un anno all’altro. Si improvvisa quindi qualche attività informativa, si organizzano visite a istituti superiori e poi il consiglio di classe formula una raccomandazione. La questione della promozione delle pari opportunità è molto marginale nel percorso. Eppure, basterebbe solo un piccolo incoraggiamento.
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