Coronavirus, le scuole restano chiuse: ancora 8 giorni di stop in Lombardia, Emilia Romagna e Veneto

di Michele Bocci e Corrado Zunino,  la Repubblica, 29.2.2020

– Il decreto del Consiglio dei Ministri con le nuove misure urgenti a sostegno dell’economia. Nessuno perderà l’anno: deroga alla norma sul minino di 200 giorni

ROMA – Oggi il governo, su ispirazione del comitato scientifico e dopo lunga discussione con le sette regioni interessate, nel nuovo decreto sociale sul coronavirus indicherà questo: in Lombardia, Veneto ed Emila Romagna, dove è in cura il 93 per cento dei positivi degli 821 totali del Paese, le scuole resteranno chiuse per altri otto giorni. Da oggi a sabato prossimo. Il contagio, nelle tre regioni padane, ha un’evoluzione ancora troppo veloce e l’Organizzazione mondiale della sanità ha alzato il livello di rischio globale. Le speranze di Luca Zaia, che avrebbe voluto riaprire gli istituti scolastici del suo Veneto, non possono essere abbracciate. Le aveva coltivate, le speranze, anche il neopresidente Stefano Bonaccini, che ieri a sera, tuttavia, ha accettato l’indicazione della scienza: “Il contenimento del virus ha bisogno ancora di tempo”, aveva spiegato l’Istituto superiore di sanità al presidente del Consiglio.

Nel decreto, che dovrebbe arrivare sulle scrivanie dei governatori stamattina, si dirà ancora che nelle altre quattro regioni – Piemonte, Liguria, Friuli Venezia Giulia e la recalcitrante Marche – gli istituti scolastici possono e debbono riaprire. Per ogni ordine e grado, infanzia compresa. Le condizioni generali in queste aree consentono il ritorno in classe degli studenti già da lunedì. E la riapertura varrà anche per le due province autonome, Trento e Bolzano: la prima aveva chiuso per coronavirus, la seconda per Carnevale. Da lunedì, anche nel Trentino Alto Adige si torna in classe.

La giornata della lotta al coronavirus, ieri, è stata scandita da alcune novità procedurali e da nuove assegnazioni dei poteri. Il governo, proseguendo nella politica di contenimento delle psicosi e nel tentativo di riportare a Roma decisioni e informazioni da rendere pubbliche, ha scelto di cancellare il briefing di Protezione civile delle 12 (mantenendo solo il consuntivo di mezza sera) e ha attribuito all’Istituto superiore di sanità, guidato dal professor Silvio Brusaferro, la decisiva “sorveglianza epidemiologica”. Questo atto ha spostato sui medici-scienziati le responsabilità della scelta e messo in sordina i protagonismi delle singole regioni. Con cinque milioni di studenti a casa, è stata la valutazione del governo, è davvero difficile rilanciare l’immagine di un’Italia che reagisce.

Il commissario straordinario Angelo Borrelli ha detto: “Sulle scuole si sta lavorando a un provvedimento che sarà di nuovo generalizzato per tutte le regioni, prevedendo un comportamento uniforme, condiviso e concordato”. Il presidente della Regione Piemonte ha precisato: “Si va verso soluzioni differenziate tra Lombardia, Veneto, Emilia e le altre regioni”. Con le scuole, nelle tre macroaree più colpite, restano ferme anche le università, che stanno attivando corsi a distanza (gli atenei riaprono in Friuli e Trentino). Nelle stesse zone resteranno vietate per otto giorni le manifestazioni pubbliche mentre si consentirà un graduale e contingentato ritorno alla vita di musei, teatri, cinema e luoghi di cultura. Nelle città come Napoli e Venezia, che in queste ore hanno previsto grandi sanificazioni degli istituti scolastici, con la nuova settimana si torna in classe.

“Credo sia importante, ove possibile, tornare al più presto alla normalità”, ha detto la viceministra dell’Istruzione, Anna Ascani. La ministra Lucia Azzolina ha confermato che l’esame di Maturità non è in discussione: “Si farà”. E che l’anno scolastico sarà salvo per tutti, anche per chi non arriverà ai 200 giorni di frequenza: l’articolo è già entrato nel decreto economico ieri a tarda sera. La sospensione delle gite scolastiche fino al 15 marzo ha già provocato un danno stimato di 360 milioni, su un miliardo di fatturato annuo. E le grandi aziende di ristorazione e catering parlano di 20mila persone a rischio di fronte alle mense scolastiche e d’università chiuse nel Nord Italia.

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