– L’istruzione, scolastica o universitaria, è essenzialmente una qualità, difficile se non impossibile da misurare in modo oggettivo (niente analisi cliniche, tipo sanità), la serialità si riduce o si annulla (le lezioni frontali o altre avvengono in parallelo); l’individualità prevale, scelte e valutazioni soggettive risultano determinanti ai fini del calcolo del costo standard.

 Costo standard …. for dummies

commento (*) di Vincenzo Pascuzzi – 20 settembre 2017

L’articolo che stiamo commentando (*) si conclude con questa domanda: “Se in Italia è stato già applicato, per quanto in modo imperfetto, il sistema del costo standard per persona alla sanità, perché non si può introdurre anche con la scuola?”.

Domanda che appare chiaramente retorica, ovvia, quasi superflua. La risposta richiesta o auspicata dovrebbe perciò essere scontata, rapida, semplice e affermativa.

Ma forse, prima di rispondere e magari sbagliare o cadere in trappola, conviene riflettere e ragionare, inquadrare la questione, cercare di chiarire cos’è il costo standard, chi e perché vorrebbe applicarlo in ambito scolastico e con quali criteri, procedure, gradualità, controlli.

Va anche considerato lo scenario politico nel quale si opera. Siamo infatti in una fase politica in cui abbondano comportamenti e situazioni caratterizzati da …. annuncite, riformite, risparmite mentre poi i risultati veri risultano modesti, peggiorativi anche fallimentari: veri boomerang clamorosi e dolorosi. L’allusione alla Buona Scuola è palese, voluta, necessaria.

Perciò – pur come dummies o neofiti dell’argomento – formuliamo le seguenti osservazioni:

  • l’aspetto strategico e politico prevale sull’aspetto tecnico e organizzativo in quanto l’adozione del c.s. risulta finalizzata a consentire alle scuole private paritarie cattoliche di ottenere risorse economiche dallo Stato scavalcando d’emblée (di botto, a pie’ pari) gli ostacoli costituzionali e legali; d’altra parte è vero che quasi sicuramente l’adozione del c.s. verrebbe subito impugnata per palese anticostituzionalità;
  • il propagandato risparmio per lo Stato – addirittura fino a 17 mld di euro – conseguente all’adozione del c.s. non esiste, o meglio dovrebbe venire dall’introduzione di un …. “ticket scolastico” (pesante: circa 1.700 euro/anno a studente) nelle scuole statali! Follia proporlo o ipotizzarlo! E poi, che senso ha perseguire il risparmio nel Paese in coda alle classifiche internazionali per investimenti destinati all’istruzione (incluse le retribuzioni dei docenti, presidi, ata);
  • sicuramente il c.s., che è meccanismo (algoritmo) complesso e laborioso (per specialisti), verrebbe imposto a e graverebbe su 41.383 scuole pubbliche statali (con 8 mln di studenti) per venire incontro a 13.498 scuole paritarie private (con un solo mln di studenti) e a dispetto dell’art. 33, Cost;
  • riferiamoci a questa definizione essenziale: “Il costo standard è una tecnica che trova la sua massima applicazione nei comparti produttivi delle aziende che lavorano su prodotti di serie”; quindi tre elementi precisi: azienda produttiva, oggetti concreti, prodotti in serie, cioè uno di seguito all’altro, uguali in tutto o quasi; sui prodotti di serie – trattandosi di oggetti concreti (cose) –  si possono effettuare misure fisiche precise e rilevazioni di costi; situazione del tutto diversa da quella che esiste nelle scuole che danno un servizio immateriale, come è evidente, e si relazionano con persone (esseri umani con sentimenti, emozioni, individualità) in formazione e accrescimento;
  • risulta che il c.s. è stato adottato o è in via di adozione per l’assegnazione delle risorse alle Regioni, ai Comuni, alla Sanità, alle Università; in realtà si tratta di costi medi modificati con certi criteri, imbellettati e ri-nominati per nuovismo; forse esiste un volontà politica, una strategia per trattare come riferito a oggetti ciò che invece riguarda invece le persone (ridotte a cose?!);
  • la citazione riportata all’inizio osserva che il c.s. è stato applicato alla sanità ma in “modo imperfetto”: questo discende dal fatto: che ospedali, ambulatori, presidi diagnostici e altri non producono oggetti uguali o simili ma servizi individualizzati su persone tutte diverse; che accanto ad alcune misure fisiche (analisi, diagnostica per immagini) cioè di quantità, cominciano ad intervenire scelte e “misure” di qualità, che misure vere non sono; che viene meno o si riduce l’aspetto seriale a favore dell’aspetto individuale e singolo;
  • il c.s. applicato alle università è stato già bocciato a maggio dalla Corte Costituzione e poi ripescato (pare) a giugno con decreto legge;
  • l’aspetto decisivo è che l’istruzione, scolastica o universitaria, è essenzialmente una qualità, difficile se non impossibile da misurare in modo oggettivo (niente analisi cliniche, tipo sanità), la serialità si riduce o si annulla (le lezioni frontali o altre avvengono in parallelo); l’individualità prevale, scelte e valutazioni soggettive risultano determinanti ai fini del calcolo del c.s.; calcolo, anzi calcoli laboriosi e su valori diversi e variabili secondo le scelte effettuate, e che ricadrebbero sulle spalle delle segreterie amministrative assieme a ulteriori molestie burocratiche riservate ai presidi.
  • il c.s. somiglia alla dote scuola o buono scuola o voucher introdotto dalla Regione Lombardia, già bocciato dal Tar nel 2013 e due anni dopo anche dal CdS;
  • Uil Scuola ha ribadito la sua esplicita contrarietà al c.s.;
  • Gabriele Toccafondi pragmatico ha esplicitamente accantonato la ipotesi c.s. preferendo la via più semplice e graduale delle detrazioni fiscali a sostegno indiretto delle paritarie.

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(*) ottava parte del commento all’articolo “Scuola. Costo standard, la rivoluzione sostenibile (e senza oneri per lo Stato” – di Anna Monia Alfieri – 8 settembre 2017 – sul sito ilsussifiario.net:

http://www.ilsussidiario.net/News/Educazione/2017/9/8/SCUOLA-Costo-standard-la-rivoluzione-sostenibile-e-senza-oneri-per-lo-stato-/781494/

Questo articolo, che è un compendio delle tesi dei sostenitori della parità economica completa fra paritarie private e statali pubbliche e del costo standard da usare allo scopo, richiedeva diverse precisazioni e puntualizzazioni, che sono state inserite come commenti sul sito stesso, fino a quando la Redazione ha ritenuto di non pubblicarle oltre, bloccando l’ulteriore commento (il settimo) “Pochi soldi, molto caos” del 14 settembre scorso inserito poi su Facebook (https://www.facebook.com/groups/1435436220029520/) e su Aetnascuola.it(http://www.aetnascuola.it/pochi-soldi-molto-caos/).


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Pochi soldi, molto caos

commento (*) di Vincenzo Pascuzzi – 14 settembre 2017

Questione notevole posta dall’autrice, ma in modo errato, a sostegno delle sue tesi, riguarda la spesa statale. Non è vero che “la spesa dello Stato per l’istruzione è alla cieca ed è destinata esplodere”, né che “La scuola a costo zero non è già più possibile” e serve “Un piano serio per offrirla al costo giusto” quindi costo standard, ticket incluso (don Maurizio Ormas, 27.2.2016).

Non è così. Abbiamo visto che a fronte dei meno di 60 mld di euro dell’Italia, la Francia investe in istruzione: 144,8 mld (Norberto Bottani, 2014). Inoltre Il Sole-24 Ore di due giorni fa titola “Italia agli ultimi posti per spesa in istruzione e stipendi degli insegnanti”, e scrive “In Italia la spesa per istruzione si è attestata al 4% del Pil [65,1 mld], un rapporto molto inferiore alla media Ocse del 5,2% [Francia 5,5%] e in calo del 7% rispetto al 2010: solo cinque altri paesi si collocano su livelli inferiori”. Anche Money.it a fine agosto denunciava: “Spesa per istruzione: 26 Paesi fanno meglio dell’Italia. La vergognosa classifica”, secondo il rapporto Ocse “Education at a Glance 2017”.

A fronte dei pochi soldi abbiamo “il caos sollevato dalla Buona scuola e quarant’anni di precedenti riforme fallimentari” (Riccardo Paradisi, Tempi, 31.8.2017), e la ministra Fedeli che vuole la sua riforma (liceo breve, obbligo a 18 anni) a prescindere di “Come è ridotta la scuola” (Left, 9/15 settembre 2017). Facciamoci coraggio!

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(*) settima parte del commento all’articolo “SCUOLA/ Costo standard, la rivoluzione sostenibile (e senza oneri per lo stato)” – di Anna Monia Alfieri – 8 settembre 2017
http://www.ilsussidiario.net/News/Educazione/2017/9/8/SCUOLA-Costo-standard-la-rivoluzione-sostenibile-e-senza-oneri-per-lo-stato-/781494/


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Alcuni link

Le scuole paritarie e il “costo standard” che implica un ticket alle scuole statali
di Vincenzo Pascuzzi – 4 settembre 2017
http://www.tecnicadellascuola.it/item/32613-le-scuole-paritarie-e-il-costo-standard-ovvero-un-ticket-per-le-scuole-statali.html
http://www.aetnascuola.it/le-scuole-paritarie-costo-standard-implica-un-ticket-alle-scuole-statali/
Dopo la bocciatura della Consulta, il costo standard rinasce per Decreto Legge. È migliorato?
Di Redazione ROARS 28 giugno 2017 ore 15:21
https://www.roars.it/online/dopo-la-bocciatura-della-consulta-il-costo-standard-rinasce-per-decreto-legge-e-migliorato/
Nel decreto sud norma sul costo standard
martedì 20 giugno 2017
http://www.edscuola.eu/wordpress/?p=92019
Incostituzionale il costo standard: si torna alla politica del finanziamento universitario?
Di Umberto Izzo 12 maggio 2017 ore 08:43
https://www.roars.it/online/incostituzionale-il-costo-standard-si-torna-alla-politica-del-finanziamento-universitario/
La scuola paritaria vuole imitare la sanità «Sì ai costi standard»
22 gennaio 2017
http://www.bresciaoggi.it/territori/citt%c3%a0/la-scuola-paritaria-vuole-imitare-la-sanit%c3%a0-s%c3%ac-ai-costi-standard-1.5435502
Proposti tagli alla scuola pubblica del 40%. Con la firma della ministra Giannini
di Raffaele Carcano * – 13 novembre 2015
http://temi.repubblica.it/micromega-online/proposti-tagli-alla-scuola-pubblica-del-40-con-la-firma-della-ministra-giannini/
Il costo standard di sostenibilità
Marco Grumo – 2015
http://www.fidaelombardia.it/Resource/Ilcostostandarddisostenibilitprof.Grumo.pdf
Linee-guida per la costruzione del costo standard nella scuola statale e paritaria
Marco Grumo – 2015
http://www.nonprofitonline.it/detail.asp?c=1&p=0&id=3664
I costi standard per la scuola
31 Agosto 2014 | di Fabrizio Reberschegg
http://www.gildaprofessionedocente.it/news/dettaglio.php?id=351
Costo standard: uno strumento per la parità scolastica
mercoledì 16 aprile 2014
http://www.disal.it/Objects/Pagina.asp?ID=19217
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