dal nostro inviato Luca Pagni la Repubblica, 31.5.2015.
L’ex commissario alla spending review protagonista al Festival dell’Economia di Trento: “Non sempre servono le forbici, basterebbe razionalizzare, a cominciare dalla Pa. E poi perché abbiamo tutti questi militari senza fare mai esercitazioni. Ci sono poi settori dove le risorse vanno aumentate”
TRENTO – Con l’accoglienza che si riserva ai grandi scrittori, tipo festival di Mantova, Carlo Cottarelli e Hervè Falciani hanno monopolizzato la terza giornata del Festival dell’Economia. Tutti in coda, alla Biblioteca comunale di Trento, per chiedere l’autografo sul libro che il primo ha scritto sulla sua esperienza come commissario alla Spending review (“ma anche per sfatare qualche leggenda metropolitana attorno al mio ruolo”) e il secondo sulla decisione di passare al governo francese la lista di 130mila conti di evasori fiscali della filiale della banca inglese Hsbc a Ginevra che di fatto sta provocando la fine del segreto bancario svizzero.
Per la presentazione di Cottarelli, gli organizzatori hanno dovuto dichiarare il tutto esaurito e respingere decine di persone. Chi è riuscito a entrare non è stato deluso. L’economista che ora rappresenta ufficialmente l’Italia al Fondo Monetario, ha svicolato solo la domanda sui presunti contrasti con il governo Renzi, per aver presentato un rapporto sui tagli alla spesa pubblica considerato troppo scomodo. “Sono tornato a Washington perché la mia famiglia non mi aveva seguito in Italia e perché ho ritenuto di aver scritto sulla spending review tutto quello che c’era da dire”.
Ma su tutto il resto, Cottarelli non si è sottratto, regalando non pochi spunti di discussione e di polemica. A cominciare dal tema pensioni, lanciando due frecciate al Governo. La prima: “Bisognerebbe scriverle e soprattutto difendere meglio le leggi, perché ogni volta che vanno alla Consulta vengono bocciate”. Il tema delle leggi e di come vengono formulate tornerà ancora nelle sue parole: “Ce ne sono troppe, se ne fanno ancora troppe e sono sempre piu’ complicate”. Così come riprenderà il filo sulle pensioni: “Quando si parla di tagli bisognerebbe fare una distinzione tra quelle ottenute dal retributivo e quelle del contributivo”.
Ma la sua battaglia ai tagli della spesa pubblica continua anche dopo aver lasciato il ruolo di commissario alla spending review. Almeno a livello di segnalazioni. Sulle spese militari per esempio: “Non sono un tecnico per dire se è più giusto un aereo piuttosto che un altro, ma vedo che abbiamo molti militari, molti mezzi ma non facciamo esercitazioni. Come mai?” O sul tema cui tiene molto, quello della illuminazione pubblica. “Se guardate le foto dell’Italia dall’alto vedrete che siamo la nazione più luminosa. Eppure l’unica volta che a Roma si è riusciti a risparmiare è stato quando hanno rubato i fili di rame sulla super strada per Fiumicino”.
Ma non è detto che per avere efficienza si debbano sempre usare le forbici. Nel caso del personale della pubblica amministrazione per esempio basterebbe una razionalizzazione diffusa. “Nei ministeri ci sono enormi corridoi in cui ci sono solo le scrivanie di commessi. Ora hanno dato loro anche i computer almeno guardano internet perché non hanno molto da fare”. Cottarelli propone così di utilizzare personale in eccesso in alcuni settori per usarli in altri. “Si potrebbe in questo modo evitare di spendere per appalti esterni. Perché non è detto che il ricorso al privato sia sempre la soluzione, avete presente quello che è accaduto al tribunale di Milano”.
Eppure Mr spending review ha contraddetto il suo ruolo e ha individuato settori in cui, invece, si dovrebbe spendere di più. “Per la cultura e l’istruzione, soprattutto in rapporto agli altri paesi non si spende abbastanza e bisognerebbe spendere di piu”. E su questa affermazione ha ottenuto l’appaluso piùconvinto.