Crepet: Serve scuola d’obbligo fino ai 18 anni. Non si crede nella formazione

di Davide Giancristofaro Alberti, il Sussidiario, 20.1.2023.

Paolo Crepet, l’intervento del noto psichiatra a PiazzaPulita su La7, per parlare dei giovani e del lavoro: ecco che cosa ha raccontato.

Gilda Venezia

Il noto psichiatra e professore Paolo Crepet, è stato intervistato nella serata di ieri dal programma di La7, PiazzaPulita e nell’occasione si è soffermato sui giovani, ed in particolare sugli insegnamenti dei genitori: “Noi continuiamo a parlare di reddito ma non parliamo di lavoro. Io volevo parlare di come si crea il lavoro… se io tolgo il desiderio perchè do tutto, e sto parlando dei bambini, a quel punto i bambini crescono e non desiderano nulla, e questa è una cosa elementare”.

Quindi Paolo Crepet ha proseguito: “Se non desideri nulla come fai ad avere una passione? Se non hai una passione come fai a fare l’infermiere? L’infermiere è una cosa meravigliosa, avere cura di una persona… perchè non spieghiamo questo? Perchè questa narrazione non esiste? Mettere a posto la motocicletta è una cosa meravigliosa… perchè noi genitori abbiamo smesso di raccontare ai figli, se fai questo non credi nella formazione e se non credi nella formazione non investi nelle scuole e avrai così un precoce abbandono come abbiamo fra i più alti d’Europa”.

PAOLO CREPET: “UN ISTITUTO VICINO A UDINE A CHIUSO PERCHE’…”

Quindi Paolo Crepet ha continuato: “Perchè parliamo di 13, 14 anni… noi non avevamo un obbligo a 16? Perchè non lo portiamo a 18? Abbiano il coraggio di dirlo, punto e finita. Ci mettano i soldi”. E ancora: “Ci sono istituti tecnici eccellenza? Certo, ma perchè i figli nostri vanno al liceo classico?”.

Paolo Crepet ha proseguito portando l’esempio di un istituto scolastico che ha chiuso: “Vicino a Udine c’era un istituto tecnico famoso per la falegnameria perchè c’era il centro della sedia dove si faceva l’80 per cento delle sedie nel mondo, ora quell’istituto ha chiuso perchè non c’è nessuno che si iscrive. Perchè? E’ un problema educativo non economico”. Lo psichitra Paolo Crepet ha concluso: “L’errore è pensare il lavoro come occupazione, il lavoro è passione”.

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