Dad, lo studio Indire conferma situazioni con dati difformi

dal blog di Gianfranco Scialpi, 22.12.2020.

Dad (Didattica a distanza) , tema che ha diviso gli insegnanti e in genere gli operatori della scuola. La polarizzazione ha nascosto lo stress test al quale è stata sottoposta la scuola. Uno studio che presenta la differenziazione del sistema scuola rispetto alle nuove tecnologie. Interessanti i risultati sull’inclusione.

Dad, un tema e un approccio divisivo

Dad (Didattica a distanza), soluzione emergenziale. L’unica possibile di fronte alla decisione repentina di chiudere tutte le scuole a marzo. Non esisteva un’alternativa valida per garantire una presenza adeguata della scuola. Senza l’invenzione della Dad la scuola rischiava l’ingrottamento, la scomparsa come agenzia educativa. Non era possibile accettare questa situazione. Si rischiava la perdita irreversibile di otto milioni di allievi/studenti, ognuno dei quali rappresenta un embrione di futuro. La rinuncia alla Dad significava accettare in modo irreversibile il presente come unica prospettiva.
A maggio/giugno molti insegnanti e operatori scolastici hanno espresso la volontà di tornare alla scuola in  presenza, presentando quest’ultima  come una realtà che poteva garantire la socializzazione e l’apprendimento significativo. Si è compiuta un’operazione di idealizzazione di una scuola fisica che invece, come ho scritto in un mio precedente articolo non corrisponde alla realtà.
Dall’altra parte, invece era presente un gruppo di insegnanti che sosteneva la qualità della Didattica a distanza, purché questa proponesse strategie, approcci più consoni alla  dimensione virtuale.

L’indagine Indire presenta la scuola in rapporto alle nuove tecnologie

Questa contrapposizione che in altro modo ha certificato la differenziazione del sistema scolastico di fronte alle nuove tecnologie, ha ricevuto un’autorevole conferma da uno studio dell’Indire, ben sintetizzato da un articolo odierno di ItaliaOggi “Più che didattica digitale integrata la Dad è una trasposizione a distanza di quella tradizionale frontale. A farla da padrone per la maggior parte dei docenti italiani lezioni in videoconferenza e assegnazione di risorse per lo studio e gli esercizi….Basata sullo studio delle risposte fornite al questionario online da 3.774 docenti italiani, l’analisi, spiega Indire, «non ha pretesa di esaustività di un fenomeno complesso come quello della “Dad forzata” in cui si è ritrovata la scuola italiana agli inizi di marzo, ma cerca di fornire una chiave di lettura e fare una riflessione costruttiva». Anche nel report preliminare di luglio emergeva chiaramente un podio a due, fra le lezioni in videoconferenze, diffuse e perseguite in ogni ordine di scuola, dalla primaria (89,7%) alle medie (96,7%) alle superiori (95,8%) e assegnazione di risorse per lo studio ed esercizi da svolgere in autonomia, che oscilla dal 79,8% alla primaria fino al 78,7% delle superiori e l’80% alle medie. Terza componente didattica maggiormente praticata durante la Dad la valutazione esterna operata dal docente, che ha coinvolto l’83% degli insegnati: alla materna il 49%, alla primaria 80%, alle medie il 90%, alle superiori il 91%. Il 65% dei docenti ha attuato contemporaneamente almeno queste tre modalità prevalenti. Solo una minoranza di insegnanti ha sperimentato pratiche laboratoriali in Dad, soprattutto quelle di una didattica di tipo attivo, collaborativa e volta allo sviluppo del pensiero critico e alla metacognizione”

Il rapporto presenta segnale positivo verso le pratiche più adeguate alla Dad.

Al quadro sinteticamente presentato dal quotidiano economico sono illustrate altre situazioni con dati non uniformi che certificano ulteriormente la difficoltà di arrivare a una sintesi esaustiva, il più possibile oggettiva di una situazione spesso consegnata a una disputa ideologica.
Per quanto riguarda i miglioramenti apportati dalla Dad rispetto alla didattica in presenza si legge nel rapporto: “Oltre la metà dei docenti delle scuole secondarie osserva un miglioramento nella responsabilità con cui gli studenti svolgono i compiti assegnati. Circa un terzo dei docenti delle scuole del secondo ciclo e della primaria, inoltre, vede miglioramenti nei livelli di motivazione degli studenti. Infine, il 31,8% dei docenti della scuola secondaria di secondo grado vede potenziarsi la capacità di cooperazione e collaborazione.
A fronte di una quota di docenti che rilevano miglioramenti attraverso la DaD, è presente anche una parte, mediamente più consistente, di docenti che rilevano al contrario un
peggioramento della qualità didattica, su diversi aspetti.
Nella scuola dell’infanzia oltre il 74% dei docenti registra un peggioramento nella qualità della relazione tra pari; tale aspetto risulta il più critico anche per la scuola primaria e secondaria di primo grado, mentre nella scuola secondaria di secondo grado, si evidenzia soprattutto un deterioramento della qualità dell’attenzione da parte degli studenti.
Concludo presentando il quadro relativo al rapporto Dad/inclusione.
Si legge: “Circa la possibilità di realizzare una didattica inclusiva gli insegnati della scuola dell’infanzia esprimono un giudizio negativo. Per gli altri ordini di scuola, poco più della metà delle risposte giudicano la DaD un contesto abbastanza o molto inclusivo, tuttavia non emerge una polarizzazione netta delle risposte.

 

 

 

 

 

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Dad, lo studio Indire conferma situazioni con dati difformi ultima modifica: 2020-12-22T21:09:08+01:00 da
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