Dad, prosegue la demonizzazione perpetrata sui nativi digitali già fragili

dal blog di Gianfranco Scialpi, 21.5.2022.

Gilda Venezia

Dad, prosegue la strategia di demonizzazione sulla Dad. Questa è il male assoluto. Per un giudizio maggiormente oggettivo occorre guardare i ragazzi e il contesto.

Dad, lo studio conferma il processo di demonizzazione

Dad. E’ tempo di riflettere sugli effetti che ha avuto sulla popolazione scolastica. E non può essere diversamente: la fase acuta della pandemia è finita; la normalizzazione non è solo sperata, ma anche sperimentata. Questa, però in molti casi è un ritorno al Via. Se si esclude la maggiore consapevolezza verso il rischio che rimanda a un futuro liquido, le persone ripetono i riti, gli approcci e i comportamenti antecedenti il febbraio 2020.
Comunque quali sono state le conseguenze formative e psicologiche della Dad sui nostri ragazzi?
Gli ultimi studi e ricerche (provincia di Trento, Ordine degli psicologi...) confermano la “storiella” sulla Dad.  fotografando però una realtà parziale. Questa tinfatti, risulta complessa e variegata.
Fatta questa sintetica e doverosa premessa,  i ricercatori  dell’Istituto di ricerca Ires dell’Emilia Romagna hanno completato un’indagine promossa dalla Rete degli studenti medi, dall’Unione degli universitari e dal sindacato dei pensionati Spi-Cgil: dallo studio.  Lo studio Chiedimi come sto è stato presentato ieri.
Impietosi i risultati: su 30.000 docebti che hanno partecipato all’indagine, quasi 27.000 (90%) ha espresso un forte disagio.
La ricerca identifica i sintomi: la noia (75,5%), la fatica a stare davanti a uno schermo (69%), la demotivazione (67%), l’ansia (58,6%), il senso di solitudine (57%) e la difficoltà a vedere la propria immagine riflessa su uno schermo (47%).

Uno studio che guarda solo a valle

I dati devono essere letti e interpretati, ampliando la riflessioni al pregresso. Diversamente si rischia di ritenerli assoluti, fedeli alla realtà.
Prima della pandemia la situazione psicologica ed emotiva dei ragazzi non stava meglio. Questi i dati impressionanti: “il 27% del campione italiano sta «così così» (non «bene»); il 73% sta male e, all’interno di quest’ultimo gruppo, il 60% non ha ricordo di essere mai stato bene in classe. Il Covid non c’entra nulla con questi dati” Aggiungo quanto la pandemia come fenomeno sistemico ha influito sulla psicologia del ragazzo? Lo studio non ne fa cenno.
I risultati presentati ieri confermano una criticità ben nota a chi incontra, parla, interagisce con i ragazzi. Essi dimostrano un alto tasso di fragilità che li porta ad essere scarsamente resilienti. Quest’attitudine, che in alcuni casi prepara al cambiamento, porta il soggetto ad assorbire l’avversità, ricavando da essa tutta la positività possibile. Sicuramente questo non è avvenuto! La causa principale risiede nell l’incapacità di molti genitori a spostarsi di lato, favorendo l’interazione diretta tra il ragazzo e la realtà che li porta a subire piuttosto che reagire  alle spigolosità dell’esistenza.
I risultati poi  sorprendono, se pensiamo che molti ragazzi, definiti nativi digitali, vivono la loro giornata maggiormente più nel virtuale che nel reale. Quindi dovrebbero essere abituati all’interazione con i dispositivi digitali.
Concludendo, prima di emettere giudizi trancianti sulla Dad, occorre soppesare il pregresso e metterlo in relazione con il presente. Diversamente ogni ricerca rischia di proporre una semplificazione della realtà che poco a che vedere con la sua complessità.

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Dad, prosegue la demonizzazione perpetrata sui nativi digitali già fragili ultima modifica: 2022-05-22T05:04:58+02:00 da

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