di Fabrizio Reberschegg, dalla Gilda degli insegnanti di Venezia, 7.4.2022.
Perché chi si sceglie sempre di sacrificare l’istruzione e il welfare?
La situazione economica dopo due anni di pandemia e con una guerra pericolosissima in atto nel territorio europeo sta portando il governo, come spesso è avvenuto per le crisi del passato, ad operare tagli pesanti sul welfare e in particolare sulla scuola. Nel 2020 la spesa per l’istruzione è stata pari al 4% del totale, ma si prevede una riduzione al 3,5% nel 2025 per mantenersi intorno al 3,4-3,5% negli anni successivi. La ragione addotta dal Ministero dell’Economia è che si assiste ad un invecchiamento della popolazione non controbilanciato da un incremento tendenziale a livello demografico. Concretamente: nasceranno meno bambine e bambini, serviranno meno scuole e insegnanti.
Contestualmente si rimanda il problema delle pensioni che ha rilevanti effetti sull’invecchiamento della classe insegnante e poche righe sono dedicate alle retorica della lotta all’evasione fiscale.
Dopo anni di roboanti affermazioni sulla necessità di investire nell’istruzione e nella formazione si sceglie di continuare la miope politica di tagli che andranno a colpire soprattutto i già magri stipendi dei docenti e del personale della scuola (con la solita eccezione dei dirigenti scolastici…).
Del DEF si prevede una riduzione delle aspettative sulla crescita del PIL (dal 4,7 al 3,1%) determinate dagli effetti della guerra in Ucraina e si valuta realistico l’assestamento dell’inflazione al 5,8 % per il 2022.
Il panorama che aspetta il personale della scuola è desolante. Di fronte a striminziti aumenti stipendiali previsti per il futuro CCNL calcolabili in circa 100€ lorde, significa che il personale della scuola perderà centinaia di euro l’anno in termini di potere d’acquisto. Comprendiamo che stiamo vivendo un periodo molto complicato e che le attese per il futuro non sono rosee, ma un governo dovrebbe avere il coraggio di investire nel medio e lungo periodo, in particolare nel sistema di istruzione e formazione che è il motore dello sviluppo.
Come sempre si operano invece scelte derivate dalla contingenza del momento. Si avvia un aumento tendenziale delle spese militari senza una strategia europea comune di difesa, si combatte per impossibili riduzioni di tasse salvaguardano i soliti noti, si interviene per calmierare l’impennata del prezzo dell’energia senza una visione chiara della tanto sbandierata transizione ecologica, addirittura tornando a discutere tranquillamente di reintroduzione del nucleare.
La domanda sorge spontanea. Perché, se è vero che nasceranno meno bambine e bambini, le risorse maggiori non possono essere dedicate all’istruzione e alla valorizzazione economica a sociale dei docenti? Perché chi deve sacrificarsi deve sempre essere l’istruzione e il welfare?
Sarebbe bene che i sindacati della scuola, dopo una inutile campagna elettorale autoreferenziale per le RSU, si dedicassero a tutelare i docenti e il personale della scuola rimettendo al centro di mobilitazioni il più possibili unitarie il problema delle risorse e degli stipendi.
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DEF: come sempre si taglia sulla scuola ultima modifica: 2022-04-07T21:36:44+02:00 da