Il prossimo 23 giugno la Consulta deciderà sul congelamento dei salari nella Pa. Lo Stato rischia di dover pagare 35 miliardi: ecco perché
Andrea Telara Panorama, 5.6.2015
Circa 35 miliardi di euro. E’ la cifra enorme che lo Stato potrebbe trovarsi a dover pagare, almeno in teoria, dopo una sentenza della Corte Costituzionale in calendario a partire dal 23 giugno prossimo. I giudici della Consulta sono infatti chiamati a decidere sulla legittimità del blocco degli stipendi degli impiegati statali. Da 5 anni a questa parte, infatti, quasi tutti i dipendenti pubblici hanno avuto il salario congelato, senza aumenti e senza scatti di anzianità. Si tratta di una situazione che, secondo i sindacati, è assolutamente incostituzionale. Per questo, da mesi va avanti un contenzioso di fronte ai giudici della Consulta che presto, cioè fra poco più di due settimane, emetteranno il loro pronunciamento. Ecco, di seguito, una panoramica su come si è arrivati alla situazione di oggi e sulle cose da sapere riguardo al blocco dei contratti nel pubblico impiego.
Congelati dal 2010
L’attuale blocco degli stipendi nel pubblico impiego è stato deciso per la prima volta nel 2010 dal governo Berlusconi. Doveva essere una misura temporanea, dettata dall’emergenza finanziaria attraversata dal nostro paese con la crisi di Eurolandia. I governi successivi, da quello di Monti a quello di Letta, hanno però puntualmente confermato di anno in anno il congelamento dei salari. Stesso discorso per il governo Renzi che, nell’autunno scorso, ha detto di non avere a disposizione i 4 miliardi di euronecessari per sbloccare gli stipendi nel 2015.
Leggi qui: Dipendenti pubblici, la Riforma Madia
Ricorso in Tribunale
Nel novembre scorso, dopo uno scontro con il governo Renzi che aveva appena prorogato il blocco dei contratti e dei salari, i sindacati del pubblico impiego hanno deciso di fare ricorso al Tribunale di Roma, affinché sollevasse una questione di legittimità costituzionale sul congelamento degli stipendi. I giudici capitolini hanno accolto l’istanza e rinviato la questione alla Corte Costituzionale. E’ una situazione molto simile a quella verificatasi di recente per il blocco delle pensioni del 2012-2013, che ha portato alla discussa sentenza della Consulta del 30 aprile scorso.
Leggi qui: La sentenza della Consulta sulle pensioni
Appuntamento il 23 giugno
L’esame dei giudici della Consulta sul blocco degli stipendi nel pubblico impiego è in calendario per il prossimo 23 giugno. Se la Corte dichiarasse illegittimo il congelamento dei salari, per lo Stato vi sarebbe un debito di ben 35 miliardi di euro neiconfronti dei dipendenti pubblici. Inoltre, dal 2016 in poi, vi sarebbe anche un maggior onere strutturale di 13 miliardi di euro all’anno per il bilancio dello Stato.
I precedenti
Già in passato, la Corte Costituzionale è stata chiamata a decidere sulla legittimità del blocco degli stipendi nel pubblico impiego eha rigettato i ricorsi. Tuttavia, ora i sindacati confidano in una vittoria poiché i giudici della Consulta, pur dando ragione allo Stato, hanno sottolineato la necessità che il congelamento dei salari abbia sempre un carattere straordinario e d’urgenza. Poiché il blocco degli stipendi va avanti da 5 anni, per i sindacati il governo è uscito ormai dalla legalità costituzionale.
La posizione del governo
L’Avvocatura dello Stato, che difende invece le posizioni governative, ha evidenziato la necessità di rispettare l’articolo 81 della Costituzione. Si tratta di una norma che stabilisce l’obbligo per lo Stato di assicurare l’equilibrio fra le entrate e le spese del proprio bilancio, tenendo conto anche delle fasi avverse del ciclo economico. Dunque, secondo l’Avvocatura dello Stato, l’emergenza finanziaria attraversata dall’Italia negli ultimi anni ha giustificato il blocco degli stipendi.