Dirigenti scolastici, possono essere sottoposti ad accertamento medico? Il caso della preside con “disturbo dell’adattamento”

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di Vittorio Lodalo D’Oria, Orizzonte Scuola, 10.7.2017

– Capita più volte di sentirsi chiedere da alcuni insegnanti se anche i dirigenti scolastici possono essere sottoposti ad accertamento medico in CMV.

Con l’entrata in vigore del DPR 171/2011 la risposta è semplice ed indubbiamente affermativa: sia che la richiedano loro, sia che venga loro richiesta d’ufficio. Non potrebbe essere altrimenti perché la salute del capo d’istituto deve essere tutelata alla stregua di quella di tutti i lavoratori, senza contare la grande responsabilità gestionale di assoluto rilievo. Da notare che il dirigente scolastico è un ex-insegnante chiamato ora a gestire un rapporto tra pari mentre, nelle vesti di docente, godeva del “privilegio” del rapporto asimmetrico in posizione dominante con i suoi alunni/studenti. Se dunque il rapporto tra pari costituisce una vera novità per un nuovo preside (sono infatti pochi e spesso difficili i rapporti tra colleghi), non sono certo da meno la novità dei complessi compiti gestionali e le innumerevoli incombenze medico-legali del ruolo. E’ necessario avere una buona preparazione anche se potrebbe non bastare qualora difettassero empatia e capacità comunicativa nei confronti di tutto il personale docente e ATA. La lettera-testimonianza di una dirigente scolastica (che chiameremo Marta) ci aiuteranno a capire come le difficoltà di un capo d’istituto sono identiche a quelle di un qualsiasi insegnante nell’esercizio della tutela della salute sul lavoro.

Lettera della dirigente scolastica

Mi chiamo Marta e sono una dirigente scolastica di un Istituto Tecnico Industriale del Nord. Mi rivolgo a lei perché avrei necessità della sua assistenza perché ho avanzato richiesta di visita medico collegiale per essere collocata in pensione per inabilità. Sono assente da scuola da Febbraio con prognosi  di 70 gg  e  diagnosi della mia neurologa di “disturbo dell’adattamento”,  ho proseguito poi con ulteriori 70 gg con stessa diagnosi associata a “disturbi cognitivi”. Ciò in seguito a documentazione diagnostico strumentale dal quale risulta  un deficit cognitivo perché una porzione di cellule cerebrali non sono più recettive.

Contavo  di poter andare in pensione con una uscita di diritto, invece mi mancano 32 gg per raggiungere i 41 aa  e 10 mesi previsti dalla norma. Ho perciò deciso di avanzare richiesta di visita medico collegiale  per inabilità con la legge 335/95.  La mia neurologa sostiene che la situazione di stress cui sottopone la mia professione è altamente deleteria per la progressione della malattia. Sono anch’io consapevole che non sarei più in grado di affrontare un rientro a scuola e solo il pensiero mi manda in tilt.  Ho avuto i primi problemi  importanti di memoria nel 2014 e quando un esame diagnostico ha rilevato il problema, mi sono spaventata e non ho voluto affrontarlo. A marzo ero particolarmente stanca, disorganizzata  e inconcludente.  Ho capito che  non era più possibile andare avanti perché i deficit di memoria erano sempre più preoccupanti, inoltre in quest’anno scolastico ho avuto degli stress incredibili legati alla sicurezza dell’edificio scolastico (uno studente ha rischiato la vita a causa dello sfondamento di un vetro).

Sono tornata dalla neurologa ed ho rifatto gli esami strumentali che hanno attestato una progressione del danno rispetto al 2014. Ora con tutti gli esami è chiaro che si tratta  di un principio di Alzheimer   e,  qualora tra sei mesi non vi fosse una diminuzione dei segnali mnesici tramite il trattamento riabilitativo che effettuo privatamente nello studio della mia neurologa, dovrò iniziare la riabilitazione presso il centro Alzheimer.

Questa patologia è solo l’ultima in ordine di tempo, perché nella mia storia  vi è tanto altro tanto da avere il 67% di invalidità dal 2004. Ho sempre affrontato tutto con determinazione ma questa volta devo proprio lasciare il lavoro e devo riuscire a farlo serenamente, mantenendo la mia dignità nonostante la nuova patologia.

Sicuramente sarò sottoposta a visita entro il mese di luglio. Sono ossessionata dalla paura che la CMV possa respingere la mia richiesta, perché questo significherebbe lasciarmi ancora  titolare  dell’istituto  che dovrebbe essere assegnato in reggenza a causa della mia assenza per malattia. Si tratta di un istituto con 1800 alunni e 280 dipendenti e non avere un dirigente sarebbe un dramma. Anche questo sarebbe per me causa di ulteriore stress.

Ho appena saputo che Lei ha già assistito altro personale per la visita presso le CMV di tutta Italia. Ho per lei tanta stima  e le chiedo la cortesia di farsi carico anche della mia situazione e darmi la disponibilità  di seguirmi  ed accompagnarmi  durante la visita. Ho saputo che la commissione è molto rigida e ho paura che pur con tanta documentazione, Io non sarei  in grado di far loro comprendere che per me ora è importantissimo staccare la spina serenamente senza continuare ad avere l’angoscia di una titolarità che non posso reggere neanche mentalmente. Sono stata docente inidonea per problemi di udito,  ho perciò un ricordo della commissione che mi crea angoscia e sono sicura che sarò in uno stato psicologico che non mi consentirà di esprimermi. Sono certa che lei sia la persona giusta per supportarmi perchè nessuno ha più competenza di lei sullo stress e sulle sue conseguenze. In attesa di un suo cortese riscontro, mi è gradito porgerle i miei più cari saluti.

Riflessioni

  1. Da notare che la richiesta dell’accertamento medico ai sensi della L 335/95 è volta a ottenere il massimo beneficio che prevede di andare in pensione col massimo consentito a coloro che avessero anche solamente un periodo contributivo pari a un quinquennio consecutivo. E’ pur vero che a Marta mancano pochi giorni per raggiungere la pensione, ma tutte le CMV tendono a riconoscere la “335” solamente a casi gravissimi (es. pazienti terminali o con metastasi avanzate). Nella fattispecie è assai probabile che la CMV rigetti la richiesta di Marta e attenda di vedere l’evoluzione prognostica del suo quadro clinico.
  2. La dirigente dovrà portare con sé in CMV tutta la documentazione clinica, ben sapendo che saranno considerate solo le certificazioni provenienti da struttura pubblica. Al contrario, gli esami strumentali potranno anche provenire da una struttura privata.
  3. Marta ha dei brutti ricordi legati all’inidoneità all’insegnamento che un tempo la CMV deliberò a suo carico. Potremmo dire che i medici, col loro atteggiamento, le indussero una “Sindrome Post Traumatica da Stress”. E’ quindi comprensibile il suo desiderio di essere confortata e accompagnata nel nuovo accertamento medico.
  4. La neurologa di Marta ha ben compreso la gravità del quadro clinico e soprattutto la sua progressione, sostenendo che le incombenze professionali sono foriere di un ulteriore aggravamento clinico.
  5. Da ultimo si segnala un fenomeno frequente che prende il nome di “tempo di elaborazione del lutto”. Al primo manifestarsi dei sintomi Marta sfugge rifugiandosi nella negazione o ignorando gli stessi. Solo in un secondo tempo, quando la realtà apparirà ineluttabile, si deciderà ad affrontare la sua patologia e la sua situazione lavorativa.

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