di Fabrizio Reberschegg, dalla Gilda degli insegnanti di Venezia, 21.12.2021.
Nelle possibili modificazioni della legge di bilancio resta poco per la scuola. E’ il tempo di ripensare ad una nuova strategia sindacale che sappia effettivamente intercettare le ragioni e gli interessi dei docenti e dei lavoratori della scuola.
Dopo lo sciopero della scuola del 10 dicembre, lo sciopero generale di CGIL e UIL del 16 dicembre e la manifestazione della CISL del 18 dicembre, i risultati sono oggettivamente deludenti per il mondo del lavoro e in particolare per i docenti e il personale della scuola. Il governo Draghi e il Ministro Bianchi sembrano non prendere in considerazione le proposte sindacali e danno l’impressione di seguire una politica già decisa a priori senza l’interlocuzione delle parti sociali.
Nelle possibili modificazioni della legge di bilancio resta poco per la scuola: si stanziano 100 milioni per l’organico covid Ata, 60 milioni per il fondo destinato alla valorizzazione del personale docente togliendo i riferimenti iniziali al riconoscimento della “dedizione” all’insegnamento (in totale 15 euro lordi per docente). Ma si stanziano anche 20 milioni a favore della scuola paritaria (scuola dell’infanzia). Per la possibile rimozione dei vincoli alla mobilità previsti tuttora per i neoimmessi in ruolo si dovranno aspettare le decisioni del Parlamento.
Non un grande risultato per una mobilitazione nazionale che è stata sorretta da una partecipazione dei lavoratori della scuola non esaltante. La percentuale di partecipazione allo sciopero che si aggirerebbe nel migliore dei casi al 10% è il segno del progressivo scollamento tra l’azione tradizionale dei sindacati e i lavoratori della scuola, in primis i docenti. Bisognava, forse, puntare su poche parole d’ordine dando priorità alla questione salariale con una vera mobilitazione nelle scuole a partire da settembre senza essere nuovamente schiacciati dal rullo compressore del Covid e dalle miserabili diatribe tra i no vax e no green pass, ministero e governo. Lo sfilarsi dagli scioperi della CISL, sempre più organizzazione assertiva e filogovernativa, ha ulteriormente indebolito il fronte sindacale.
La sensazione è che si sia tornato al punto di partenza e che i reali problemi dei docenti non siano stati minimamente toccati. Si pensi ad esempio allo scandalo della formazione obbligatoria di 25 ore per i docenti che lavorano nelle classi con presenza di diversamente abili, si pensi ai nuovi PEI, alla montagna di impegni burocratici che demansionano di fatto la professione dei docenti riducendola a ruolo impiegatizio, al mancato riconoscimento stipendiale, alle miserie della distribuzione del Fondo di Istituto per il lavoro accessorio, ecc.
E’ stata persa una occasione per portare al centro della pubblica attenzione i problemi dei docenti che dopo essere stati definiti eroi nel tempo della pandemia sono precipitati tra gli invisibili. Imbarazzante è stato il documento unitario, ovviamente senza la CISL, di ringraziamento dei sindacati ai lavoratori dopo lo sciopero che ha riproposto le stesse parole d’ordine rifacendosi al Patto per la Scuola, non sottoscritto dalla Gilda, con la rituale lista di desiderata cui il governo fa orecchie da mercante. Un segno di ulteriore debolezza che sottace le ragioni della mancata partecipazione di massa allo sciopero.
E’ il tempo di ripensare ad una nuova strategia sindacale che sappia effettivamente intercettare le ragioni e gli interessi dei docenti e dei lavoratori della scuola.
Fabrizio Reberschegg
Dopo gli scioperi e le manifestazioni poco o niente per la scuola ultima modifica: 2021-12-21T04:02:00+01:00 da