La situazione dei rincari nelle principali città del Nord e degli affitti troppo elevati sta continuando a far discutere. Abbiamo parlato solo pochi giorni fa della
rinuncia del posto fisso da parte di alcuni insegnanti neoimmessi che, nonostante la garanzia di una sicurezza lavorativa, hanno preferito restare precari ma presso le proprie città di origine. Un’altra fetta di docenti, nel commentare sul web la notizia, si è mostrata stizzita a fronte di un comportamento così arrendevole, dichiarando di essere disposti a fare sacrifici pur di arrivare all’agognato ruolo. Non si può infatti sicuramente generalizzare, ma al Nord sicuramente si sta assistendo ad un ‘fuggi fuggi’ senza pari, complice il
caro vita e stipendi non adeguati.
Bisogna abolire i vincoli nella mobilità e soprattutto creare incentivi come sgravi fiscali e incrementi di carriera. Lo dico anche perché i problemi si continueranno a presentare fino a quando in Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli, Emilia Romagna non si riusciranno più a trovare gli insegnanti.
Per troppo tempo lo Stato ha vissuto di rendita assicurandosi insegnanti in queste zone del Paese grazie alla disoccupazione intellettuale del Sud e generazioni di insegnanti meridionali si sono spostati con sacrifici dal Sud al Nord, oggi è cambiato il rapporto della domanda e dell’offerta e la classe media del Sud da cui provengono gli insegnanti, impoverita, non può più lavorare lontano dalla sua abituale residenza o mandare i figli a lavorare sostenendoli economicamente con stipendio o pensione.
Bisogna che si facciano interventi strutturali altrimenti trovare insegnati a Udine, Trieste, Milano, Modena sarà emergenza.”
Lettere come questa fanno riflettere. Chissà se il Ministero è a conoscenza della problematica.
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