dal blog di Gianfranco Scialpi, 12.12.2018
– I figli rappresentano per molti genitori i nuovi totem. Intoccabili e idealizzati. Su di essi si esercita il “sovranismo psichico” (Censis 2018) Essi sono idealizzati. La loro sacralità si esprime nel considerarli separati dalla complessità della vita. Grave errore accompagnato da una contraddizione di fondo.
I figli, i nuovi totem
Nel deserto del contesto postmoderno pochi sono i punti di riferimento e i valori rimasti. In questo periodo dalle “passioni tristi” (B. Spinoza) resistono i figli. Essi esprimono il futuro, il desiderio atavico del singolo di andare oltre la morte.
Negli ultimi trent’anni il loro valore è inversamente aumentato al loro numero. Da qui la “cura”, le attenzioni che portano a trasfigurarli, a “farli salire di livello” fino a presentarli come i nuovi totem. Intoccabili e idealizzati. L’enunciazione assume una significativa concretezza nell’ambito scolastico. Si legge su Tuttoscuola.it: «“Prima mio figlio” sembra essere la parola d’ordine di non pochi genitori nel loro rapporto con la scuola. Potrebbero essere definiti sovranisti psichici, secondo la definizione coniata dall’ultimo rapporto del Censis… Anche la scuola è stata investita da questo fenomeno, come mostra il forte aumento dei casi di contestazione violenta dell’autorità e del ruolo degli insegnanti, … la scuola e gli insegnanti sono diventati non i certificatori ma la causa dell’insuccesso scolastico, meritevoli perciò di essere puniti e colpiti anche fisicamente. “Prima mio figlio” sembra essere la parola d’ordine di questi vendicativi sovranisti psichici, che non avvertono alcun rispetto per l’istituzione scuola e i suoi operatori.»
La “sacralità” dei figli porta solo disastri
Scrive il filosofo “greco” U. Galimberti “Sacro è una parola indoeuropea che noi traduciamo con “separato” e fa riferimento alla potenza che gli uomini hanno avvertito come superiore a loro e perciò collocata in uno scenario “altro” a cui hanno dato il nome di sacro, successivamente di “divino”.
Operando le dovute distinzioni si sta assistendo a un processo di sacralizzazione del figlio che tende a separare il ragazzo dalla complessità della vita, a collocarlo in una dimensione dove “il senso della terra” (F. Nietzsche) è assente. Tutto è facilitato, semplificato, grazie all’intervento di genitori-sindacalisti, spazzaneve… Qui è assente la prospettiva, un progetto educativo profondo che deve assumere la complessità, la “fatica della conquista”, la responsabilità, la frustrazione, il senso del limite… come elementi costitutivi della formazione di una personalità solida e matura.
L’incoerenza del progetto genitoriale
Occorre aggiungere che il progetto genitoriale “qui ed ora” presenta un “bug”, declinato nell’incoerenza o attenzione alterna. Mi spiego. La “cura” genitoriale si interrompe quando si tratta di lottare per scuole realmente sicure, per classi educative composte massimo da 15-18 alunni/studenti, per una formazione profonda, per ambienti e luoghi extrascolastici di qualità ( parchi e giardini pubblici). Non parliamo poi della loro decisione di “consegnarli alla Rete”, dotandoli di smartphone, senza un’adeguata educazione digitale. In queste situazioni si ha la sensazione che gli alunni/studenti siano considerati dei “pacchi” da sistemare comunque e a prescindere…
Per dirla con la grammatica di M. Heidegger siamo all’interno di un ordine che esalta gli enti, privi di pro-gettualità (gettati nel mondo per…) e quindi chiusi alla dimensione dell’Essere. Scriveva il filosofo tedesco “Solo un dio può salvarci”. Lo sarà anche per i nostri figli?
La prospettiva del poeta, scrittore Gibran
Concludo con questa bellissima poesia di Gibran
I vostri figli non sono figli vostri…
sono i figli e le figlie della forza stessa della Vita.
Nascono per mezzo di voi, ma non da voi.
Dimorano con voi, tuttavia non vi appartengono.
Potete dar loro il vostro amore, ma non le vostre idee.
Potete dare una casa al loro corpo, ma non alla loro anima, perché la loro anima abita la casa dell’avvenire che voi non potete visitare nemmeno nei vostri sogni.
Potete sforzarvi di tenere il loro passo, ma non pretendere di renderli simili a voi, perché la vita non torna indietro, né può fermarsi a ieri.
Voi siete l’arco dal quale, come frecce vive, i vostri figli sono lanciati in avanti.
L’Arciere mira al bersaglio sul sentiero dell’infinito e vi tiene tesi con tutto il suo vigore affinché le sue frecce possano andare veloci e lontane.
Lasciatevi tendere con gioia nelle mani dell’Arciere, poiché egli ama in egual misura e le frecce che volano e l’arco che rimane saldo.
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