I sindacati hanno perso l’ultimo treno sul contratto?

Gilda Venezia

di Fabrizio Reberschegg, dalla Gilda degli insegnanti di Venezia, 14.9.2022.

Tornare ad essere protagonisti nel dibattito culturale e politico sulla scuola e l’istruzione è l’unica soluzione ad una deriva che svilisce il ruolo del sindacato.

Gilda Venezia

Dopo lo sciopero generale della scuola del 30 maggio sui temi del contratto e del precariato, sciopero tardivo e sostenuto da una partecipazione che doveva essere più adeguata, si sperava in una rapida conclusione della contrattazione tra ARAN (il governo) e le organizzazioni sindacali.
L’avvitamento della crisi politica e degli effetti speculativi trascinati dalla guerra in Ucraina ha portato ad una gravissima crisi economica che avrà strascichi pesantissimi nell’autunno. Non si è nemmeno chiusa la parte economica relativa al contratto scaduto che sarebbe stata, tutto sommato, una soluzione ponte pur nella sua insufficienza.
Il governo ha preso in giro i sindacati procrastinando la contrattazione e tentando di inserire parziali modifiche peggiorative relative alla parte normativa. Si pensi ad esempio alla proposta di affidare alla dirigenza scolastica il potere di sospensione dall’insegnamento fino a dieci giorni in caso di sanzione. Un ennesimo regalo alla lobbie dei dirigenti scolastici, cioè di 8000 “dirigenti” di fronte a 1 milione di addetti. Ricordiamo che nella stravagante, e a nostro avviso incostituzionale, procedura di sanzionamento nei confronti dei dipendenti richiesta dall’ARAN i dirigenti scolastici assumerebbero il ruolo di inquirenti, requirenti e giudicanti, senza la presenza di un giudice imparziale che dovrebbe essere garanzia dei diritti degli “accusati”.

Mancano pochi giorni alle elezioni. Nella precedente conclusione del contratto 2016-18 la Ministra Fedeli aveva incalzato l’ARAN a chiudere il contratto prima della data del voto eliminando le parti più contestate nella speranza di avere un ritorno elettorale che non vi fu. Siamo in una situazione analoga, ma sembra che nessun partito spinga per la rapida soluzione del contratto. Il governo dimissionario può solamente chiudere la parte economica del precedente contratto, ma in questa fase non gli conviene per questioni di bilancio.

Draghi è nettamente contrario a qualsiasi scostamento di bilancio che servirebbe parzialmente a rimpinguare le poste stipendiali degli insegnanti. Senza nuove risorse, di fatto impossibili da dedicare agli stupendi dei docenti vista la situazione emergenziale derivata dalla speculazione energetica in atto, con tutta probabilità la palla passerà al nuovo governo con scenari imprevedibili. Immaginiamo un cronoprogramma per il contratto: il 25 settembre elezioni, un mese per la formazione del nuovo governo che deve subito presentare la legge di bilancio, apertura della discussione sulla legge di bilancio, sua approvazione e, se tutto va bene, apertura della contrattazione per il CCNL scuola a gennaio-febbraio con effetti ritardati al 1 settembre 2023.
In una fase di stagnazione strisciante e di inflazione strutturale i docenti rischiano di avere i primi aumenti stipendiali, leggermente superiori a quelli già previsti per il contratto 2019-2021, ma con una parte normativa rivoluzionata dalle indicazioni del nuovo governo e con un potere d’acquisto addirittura ridotto rispetto a prima.

In questo contesto i sindacati pagano un’inerzia e un attendismo che, da antichi soggetti protagonisti del dibattito politico sulla scuola, li sta trasformando in semplici enti erogatori di servizi e consulenza. Le tessere si fanno sempre meno sui valori e sempre di più su servizi a domanda individuale, servizi che dovrebbero essere forniti in primis dall’amministrazione statale. Tornare ad essere protagonisti nel dibattito culturale e politico sulla scuola e l’istruzione è l’unica soluzione ad una deriva che svilisce il ruolo del sindacato.
La Gilda degli Insegnanti, che è l’unica associazione professionale di massa degliiInsegnanti, deve avere il coraggio di rappresentare, anche da sola, le istanze professionali e culturali che giungono dai docenti e dal mondo della scuola. Qualche volta l’unità sindacale, in cui ci sono impostazioni politiche troppo diverse,  diventa un macigno che inibisce le rivendicazioni sacrosante di una categoria che deve ritrovare l’orgoglio per una professione sempre più negletta.

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I sindacati hanno perso l’ultimo treno sul contratto? ultima modifica: 2022-09-14T19:08:40+02:00 da
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