Il buono scuola e il futuro della scuola statale italiana

Gilda Venezia

 di Fabrizio Reberschegg, dalla Gilda degli insegnanti di Venezia, 22.8.2022.

Il buono scuola elimina il principio della libertà di insegnamento costituzionalmente protetto e avvia la decostruzione del contratto nazionale di lavoro per il personale della scuola. E’ la fine della Scuola della Repubblica.

Gilda Venezia

Nel programma elettorale del Centro destra sulla scuola è tornato il campo il progetto di estensione del cosiddetto “buono scuola”. Si tratterebbe di un contributo dato dallo Stato o dalle Regioni (su finanziamento statale) alle famiglie per consentire loro di scegliere a quale scuola iscrivere i loro figli superando la “discriminazione” tra scuola pubblica statale e scuola privata.
L’ideologia del buono scuola viene sempre dal pensiero neoliberista. Si legga come esempio il seguente passo di Von Hayeck: “Come è stato dimostrato dal professor Milton Friedman (M. Friedman, The role of government in education, 1955), sarebbe ora del tutto praticabile sostenere i costi dell’istruzione generale con le finanze pubbliche senza mantenere le scuole statali, dando ai genitori buoni che coprono le spese di istruzione di ogni bambino che potrebbero consegnare alle scuole di loro scelta. Può ancora essere desiderabile che il governo fornisca direttamente scuole in poche comunità isolate dove il numero di bambini è troppo piccolo (e il costo medio dell’istruzione quindi troppo alto) per le scuole private. Ma rispetto alla grande maggioranza della popolazione, sarebbe senza dubbio possibile lasciare l’organizzazione e la gestione dell’istruzione interamente agli sforzi privati, con il governo che si limita a fornire i finanziamenti di base e garantisce uno standard minimo per tutte le scuole in cui i voucher potrebbero essere trascorso.” (1960 La Costituzione della Libertà, sezione 24.3).

Il buono scuola è stato introdotto in alcune Regioni (Veneto e Lombardia in primis) per sostenere soprattutto le spese scolastiche per scuole paritarie per famiglie che rientrano in  alcuni specifici parametri (reddito ISEE, allievi con disabilità, ecc.). Il fatto che sia identificato come uno dei punti salienti del programma della coalizione di centro-destra non stupisce, ma preoccupa.

Il modello di riferimento parte dai pilastri della riforma Berlinguer: l’autonomia scolastica e l’inserimento del contesto della “scuola pubblica” delle scuole statali e delle private parificate. L’autonomia scolastica era infatti pensata per creare una rete di scuole-aziende autonome governate da dirigenti scolastici in un sistema competitivo pubblico-privato.
Non è un caso che tutti i partiti del centro-destra abbiano difeso la riforma.
Non è un caso che Berlinguer abbia di fatto sostenuto le varie riforme fatte dai governi di centro-destra e di centro-sinistra (vedi riforma Renzi).
Ma una vera competizione presuppone parità di opportunità per i fruitori di un servizio (utenti o clienti finali) eliminando le situazioni di monopolio statale e favorendo forme striscianti o formalizzate di privatizzazione. La soluzione di Friedmann del buono scuola appare quindi la chiave di volta del concetto di libertà di scelta degli utenti del servizio scolastico. I genitori diventerebbero di fatto i finanziatori diretti della singola istituzione scolastica pretendendo una serie di condizioni di erogazione del servizio che dovrebbe garantire sempre “il successo formativo” berlingueriano.

Spingendo il ragionamento fondato sul mercato competitivo delle scuole pubbliche-private e sul buono scuola dovrebbe discendere il diritto della scuola ad assumere (e licenziare) i docenti attribuendo loro diversità stipendiali di natura “meritocratica”.
Di fatto gli insegnanti diventerebbero strutturalmente precari, dipendenti dai desiderata delle famiglie e oggetto di continua valutazione, costruttori di percorsi personalizzati per ogni allievo. Non a caso alcune associazioni di dirigenti scolastici stanno spingendo per forme di reclutamento dei docenti fondati sulla chiamata diretta.
In questo contesto viene dimenticato il principio della libertà di insegnamento costituzionalmente protetto e inizierebbe la decostruzione del contratto nazionale di lavoro per il personale della scuola. Sarebbe la fine della Scuola della Repubblica che abbiamo tanto difeso.

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Il buono scuola e il futuro della scuola statale italiana ultima modifica: 2022-08-22T05:35:10+02:00 da

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