di Manlio LillHuffington Post, 1.6.2020
,– “Ho più di 60 anni, insegno alle medie, precaria da 20, di cui 15 consecutivi. Sono un’insegnante madrelingua francese… Non temo confronti con gli insegnanti ‘di ruolo’. Per tutti questi motivi, trovo offensivo chi sostiene che i precari storici sono degli approfittatori e che il concorso è ‘una questione di merito’. Comunque venga svolto, ho molte più possibilità di non superarlo io, che non faccio un esame da 35 anni, rispetto a chi ha studiato fino a ieri. […] Ovviamente parteciperò al concorso…”. B.B.
Ha scritto una lettera al Corriere della sera per raccontare la sua storia. Una delle circa 170mila, secondo i calcoli fatti nell’agosto 2019 dalla Cisl scuola, insegnanti di ogni età che ogni anno attende una chiamata. Già perché ogni anno si cambia.
A prescindere da come si sia lavorato. Da quel che si è lasciato ai ragazzi, alle loro famiglie e anche ai colleghi. Il precariato non prevede deroghe. Inutile affezionarsi. Perché in ogni caso il servizio ha un inizio variabile, a differenza della sua conclusione, nella maggior parte dei casi, fissata al 30 giugno. È sempre così. Almeno finora, sostiene il M5s con il determinante supporto del Pd.
Il concorso straordinario prima e l’ordinario dopo metteranno fine a questo consuetudine. Il Governo alla fine ha trovato l’accordo che sembrava impossibile. Tutta colpa del concorso straordinario che il M5s aveva deciso di fare a tutti i costi, durante l’estate. Poi l’intervento del premier Conte ha messo tutti d’accordo.
Il concorso ci sarà, ma in autunno e non più a quiz con risposta multipla, ma con una prova scritta. Le sigle sindacali continuano a mostrare forti perplessità. Avrebbero preferito una selezione che tenesse conto esclusivamente dei titoli acquisiti sul campo. Insomma degli almeno tre anni di supplenza, dei quali uno su materia. La scelta di questa soluzione non era un capriccio, ma soltanto il tentativo di restituire dignità alle decina di migliaia di insegnanti come la B.B. Della lettera.
Questa soluzione era il tentativo di riconoscere a tanti precari storici un ruolo. Nella scuola e nella vita. Già perché il precariato tra i banchi si riverbera anche nelle esistenze. Lavorare da settembre a giugno per poi andare in mobilità almeno per 3 mesi è molto meglio che stare a casa senza compenso. Ma peggio che essere un insegnante dodici mesi l’anno. Come gli altri.
Come noto le ragioni dei sindacati non sono state prese in considerazione. A causa del merito. “C’è un principio al quale il MoVimento non è disposto a derogare in nessun caso. La scuola è per definizione il luogo in cui si valorizza il merito e si soddisfano diritti e bisogni di soggetti in formazione, perciò non è pensabile derogare dal dettato costituzionale che prevede che l’accesso ai ruoli non può che avvenire tramite concorso selettivo, per esami e titoli”.
La capogruppo del Movimento 5 Stelle in commissione Istruzione Bianca Laura Granato ne è certa. Come la ministra Azzolina. Anche se nel passato, da sindacalista Anief, sosteneva che “è assurdo assumere personale, formarlo, tenerlo per 36 mesi, licenziarlo per poi assumerlo di nuovo, in barba a qualsiasi concetto di continuità didattica”.
Per il M5s il merito è un principio imprescindibile. Inderogabile. Nella selezione degli insegnanti. Indubitabilmente. Molto meno in altri ambiti. A partire dalla selezione della rappresentanza politica. Ma il punto è un altro. È la certezza ostentata dal M5s nella scelta del concorso. Respingendo aprioristicamente una selezione per titoli. Peraltro acquisiti da moltissimi precari girovagando da una scuola all’altra. Il partito di Governo ne ha voluto fare una questione di principio. Inderogabile. A differenza di molte altre.
“La scuola deve essere ascensore sociale pertanto deve avere insegnanti più preparati possibile” ha detto il ministro Azzolina durante il Tg La7 lo scorso 25 maggio. Chi abbia una qualche frequentazione con la scuola sa quanto la preparazione di un insegnante non abbia quasi mai nulla a che fare con la sua qualifica.
Sono moltissimi, ma non tutti gli insegnanti a tempo indeterminato di qualità eccelsa. Non diversamente dai precari. Sostenere che l’immissione in ruolo certifica il merito è una mistificazione. Pericolosa per il Paese e offensiva per chi come la B.B. della lettera al Corsera molto probabilmente non lo supererà. Nonostante lo meriti, non meno di altri.
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Il concorso della scuola restituisca dignità ai tanti insegnanti precari ultima modifica: 2020-06-01T14:57:33+02:00 da