Il decreto legge 36 obbliga i docenti a formarsi tagliando soldi alla scuola

Conte: non lo consentiremo. Critiche da tutto il M5s e Pd.

Gilda Venezia

A poco più di tre settimane dalla data ultima della sua conversione in legge, il DL 36 su nuovo reclutamento e formazione continua ad incassare critiche. Non solo dai sindacati, che lunedì scorso hanno scioperato (con adesioni tra il 15% e il 20%) e sono scesi in piazza. dal primo partito di maggioranza del Governo: il M5s. L’ultimo ad esternare il suo disappunto è stato il suo leader politico, Giuseppe Conte: durante un intervento ad Acerra, l’ex premier ha detto che il suo partito non permetterà “che si operino tagli nella scuola”, perché si è “investito tanto nella scuola” durante il suo doppio mandato a Palazzo Chigi.

 “Nelle aule dei nostri figli – ha concluso Conte riferendosi ai famigerati banchi innovativi a ‘rotelle’ e anche monoposto – c’erano arredi dei quali avevano usufruito i nostri nonni. Ora c’è un decreto che vorrebbe tagliare, ma noi non lo consentiremo”.

Renzi parla di “autogol”

Il riferimento del numero uno dei grillini è alla riduzione dei 500 euro annuali della carta del docente (contro la quale si è scagliato anche Matteo Renzi, leader di Italia Viva, per il quale “decurtarla oggi è un errore e un autogol”), alla quale l’Esecutivo in carica vorrebbe sottrarre alcuni milioni di euro per finanziare la nuova Scuola di Alta formazione.

Ma al M5s non va giù nemmeno la cancellazione di 9.600 cattedre, a partire dal 2026, prevista sempre dal decreto 36 a seguito della spiccata denatalità e quindi delle iscrizioni, anche se per il Governo e il ministro dell’Istruzione la riduzione di docenti non cambierà di molto l’attuale organico nazionale del corpo insegnante.

Il decreto legge 36 è ormai osteggiato apertamente da tutto il M5s. Nei giorni scorsi ha espresso forti critiche l’ex ministra Lucia Azzolina, secondo la quale il ministro Patrizio Bianchi fa tagli alla scuola come Mariastella Gelmini.

Gallo (M5s): approviamo gli emendamenti al DL 36

Ad uscire allo scoperto contro il testo del DL arrivato in Gazzetta ufficiale a fine aprile, è stato anche Luigi Gallo, ex presidente della VII commissione della Camera, che si oppone “ai tagli nella scuola”, perchè “gli studenti hanno già pagato un prezzo troppo alto”.

Il deputato grillini si oppone anche “ai quiz a crocette” e chiede di investire “in modo serio sull’aumento degli stipendi per il personale scolastico”.

Gallo ricorda che “prima del governo Draghi il Movimento 5 stelle ha ridotto le classi pollaio di 5.000 unità, finanziando la scuola per 9 miliardi ma quest’anno sono ritornate a crescere e saranno un grande problema anche per il 2023”.

“Eppure – continua il pentastellato – abbiamo ottenuto un Pnrr per 19 miliardi accompagnandolo con un progetto di riforma sulle classi pollaio ed avevamo iniziato un percorso con l’organico Covid aggiuntivo”.

“Oggi il decreto reclutamento fa tagli al personale e alla card docente, un controsenso ed un prezzo troppo amaro che si abbatterebbe sulla qualità dell’istruzione degli studenti. Lancio un appello al Pd e agli altri partiti affinché si uniscano alla nostra battaglia, scongiurare i tagli votando gli emendamenti che abbiamo depositato al Senato”, ha concluso Gallo.

Nemmeno il Pd è convinto

Il Partito Democratico, dal canto suo, ha già dichiarato che il decreto 36, sul quale la I e VII commissione di Palazzo Madama in settimana dovrebbero cominciare ad esprimersi sull’ammissibilità di centinaia di emendamenti presentati, deve essere cambiato: non piace nemmeno al Pd, in particolare, la modalità innovativa, ma lunga e dispendiosa di energie, che porta i candidati all’immissione in ruolo.

E il Pd non sembra nemmeno convinto della riduzione della card del docente, che secondo la Corte di Giustizia europea dovrebbe anche andare ai supplenti annuali.

Verducci (Pd) rassicura i precari

A confermare le riserve del Pd sul DL 36 sono stati anche alcuni docenti, che il 30 maggio scorso, giorno dello sciopero nella scuola, hanno incontrato a Montecitorio il senatore democratico Francesco Verducci.

“Il colloquio è stato interlocutorio e cordiale ma la delegazione è rimasta insoddisfatta dalle risposte che ci sono state date dal senatore Verducci”, ha detto Valentina Cannavale, insegnante iscritta alla Flc-Cgil.

“C’è stato detto che sulla formazione permanente degli insegnanti (corsi obbligatori per tutti sull’uso del digitale e corsi facoltativi, per non più del 40% del corpo docente, incentrati sulle nuove metodologie didattiche ndr) sarà molto difficile intervenire, ma ci saranno modifiche sulla formazione iniziale e un emendamento del Pd sul sovraffollamento scolastico alla scuola secondaria”.

“Nessun dettaglio in più e nulla di più purtroppo quindi ci sentiamo insoddisfatti e continueremo a chiedere lo stralcio completo del decreto”, ha concluso la docente dopo l’incontro con il senatore Verducci.

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Il decreto legge 36 obbliga i docenti a formarsi tagliando soldi alla scuola ultima modifica: 2022-06-07T05:19:18+02:00 da
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