Il DEF conferma: zero soldi per gli stipendi del pubblico impiego e tagli alla spesa corrente, compresa la scuola.

Gilda Venezia

di Fabrizio Reberschegg, dalla Gilda degli insegnanti di Venezia, 16 aprile 2023.

Nella scuola si sta chiudendo (in perdita sul salario reale) il contratto 2018-21. Per il CCNL 2021-23 solo spiccioli ridicoli. Il governo attende i benefici del decremento demografico dai quali legittimare tagli o al massimo il mantenimento della spesa attuale. Gilda Venezia

Dopo tante parole e promesse elettorali  da parte anche delle forze politiche che sostengono il governo Meloni è chiaro, nero su bianco, che su pubblico impiego, scuola, pensioni, e servizi pubblici si adottano le stesse ricette imposte dall’UE e indicate da Draghi. L’obiettivo è quello di ridurre il deficit/pil dal 5,6 al 4,5% – cosa che equivale a sottrarre all’economia oltre 20 miliardi – facendo crollare i salari reali dei dipendenti pubblici e la spesa della pa per gli acquisti di beni e servizi. Ugualmente si intende sposare la politica della moderazione salariale in tutti i comparti. In questo senso si deve leggere il diniego a qualsiasi proposta di salario minimo orario, di concreta riforma delle pensioni e di rafforzamento della sanità pubblica.
Nella scuola si sta chiudendo (in perdita sul salario reale) il contratto 2018-21. Per il CCNL 2021-23 solo spiccioli ridicoli. Il tutto mentre l’inflazione sta riducendo il potere d’acquisto dei salari e delle pensioni (siamo su livelli del 7,7% ufficiale, più del 10% sul paniere dei beni di prima necessità.

Nel 2026 si prevede un calo del deficit al 2,5%. Il prof. Gustavo Piga, docente di Economia politica all’Università Tor Vergata di Roma ha dichiarato al fatto quotidiano: “Siamo più realisti del re. E già nel 2024 torneremo all’avanzo primario (entrate superiori alla spesa pubblica al netto degli interessi). Parliamo di restrizioni da 80-100 miliardi su un quinquennio”.

Nel caso della scuola il governo attende i benefici del decremento demografico dai quali legittimare tagli o al massimo il mantenimento della spesa attuale. Le risorse del PNRR (digitalizzazione, edilizia, formazione…) rischiano di essere disperse in un rivolo di interventi frammentari e inutili socialmente, ma molto utili per chi vende servizi legati ai progetti.

Le categorie protette dal governo attuale (imprenditori e professionisti) plaudono. I grandi sindacati dichiarano la loro “insoddisfazione” e le loro “perplessità”. Ci pare troppo poco. Il segno di una resa annunciata. In altri paesi europei la situazione appare molto differente…

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