di Renza Bertuzzi, Professione Docente, Numero II, anno XXXII, marzo 2022.
È sempre più difficile districarsi nella confusione ideologica e fattuale in cui ci si muove, galleggiando – è il caso di dirlo – in una brodaglia indistinta. Si dichiara a gran voce, con assillante retorica, che viviamo nell’età dei diritti. Ma è vero o no? E poi, quali sono i diritti a cui aspira la maggior parte delle persone? Ad una prima osservazione verrebbe da dire che prevalgano quelli individuali, relativi alle singole soggettività, indifferenti a quelli della collettività. L’ io sembra voler prevalere sul noi e allora tutto ciò che riguarda le regole istituzionali, i diritti sociali (in sostanza la struttura portante della vita politica e istituzionale) non rientra nell’interesse di molti. In questo numero, cerchiamo di rimettere un po’ di ordine nei tasselli impazziti, cominciando dal tema delle decisioni in materia di istruzione. Chi è deputato alla discussione e alla decisioni? Da tempo è invalsa l’ abitudine di riservare decisioni importanti al governo o addirittura al primo ministro, escludendo il Parlamento: è una tendenza che si trova anche nella scuola con la figura del preside manager che sempre più invade sfere che non gli competono, creando conflitti e contenziosi. La tendenza che, nel numero di gennaio, Francesco Pallante ha definito verticismo solipsistico. La democrazia non è concentrazioni di poteri, ma distribuzione dei medesimi, e dunque non occultamento dei dati, ma resa pubblica. Quindi il luogo istituzionale in cui affrontare l’ argomento dell’Istruzione è il Parlamento, lo ha ribadito Rino Di Meglio nel suo discorso alla conferenza stampa di presentazione di due Disegni di legge sulla scuola, Il Parlamento sia sovrano per i problemi della scuola, pag. 3; e non è accettabile che i dati sulla situazione della pandemia nelle scuole siano tanto imprecisi da apparire quasi un tentativo di occultamento, come è successo con la comunicazione del ministro Patrizio Bianchi, La democrazia dell’occultamento, Ester Trevisan, pag. 4.
I diritti si diceva, quelli sociali, alcuni dei quali considerati universali della cittadinanza, che spettano (o dovrebbero spettare) ogni persona come i diritti alla salute e all’istruzione. Come stanno? Non bene, diremmo, in grande pena.
Li esamina, con occhio preoccupato da costituzionalista, Francesco Pallante, pp 6-7, Una situazione che inizia a fare paura: “Sanità e istruzione, in particolare, risultano colpite in modo così brutale dalle inadempienze governative da far dubitare della loro stessa tenuta come diritti costituzionali”; ne parla il professor Silvio Garattini, in un’intervista a Renza Bertuzzi, pp.16-17, Non c’è istruzione senza salute, ma non c’è salute senza istruzione;
informa, Antonio Massariolo, Diritto allo studio…a piedi, pag. 6, che la maggior parte delle scuole in Italia non è raggiungibile con mezzi pubblici! Ma è in grande pena tutta la Costituzione alquanto a brandelli, secondo l’analisi implacabile di Luciano Canfora, nel pamphlet, La democrazia dei signori, recensito da Fabrizio Tonello a pag. 12, Luciano Canfora: così si erode la Costituzione.
La scuola, luogo preposto all’ istruzione, come va, Covid 19 a parte? Va, anch’essa, molto di fretta, in direzione pericolosa, guidata, con mano, anche qui, occulta.
Si va verso una scuola regalata alle aziende, uno svuotamento brutale dei principi costituzionali, di gran carriera e in modo cinico, utilizzando la distrazione prodotta dalla pandemia. Ne parlano Giovanni Carosotti, Un attivismo sospetto, pag.11; Gianluigi Dotti, Carta di Genova. Orientamento e formazione lavoro, pag. 10. Anche il mantra della formazione, che sostituisce il tradizionale e sensato studio o aggiornamento, può essere a buon conto inserito nel processo di metamorfosi della scuola, Alberto Dainese, I docenti e lo studio: l’ipocrisia della formazione e la necessità dell’aggiornamento, pag. 18. Il rapporto tra scuola e lavoro è un tema discusso anche nell’Assemblea costituente, ma con quali protagonisti, con quali accenti, con quale fervore politico!
Piero Morpurgo, pp 14-15, nella sua preziosa puntata di Storia della scuola, 1946: Concetto Marchesi, Elio Vittorini, Lina Merlin Per una scuola seria; Renza Bertuzzi, Costituzione o aziende? Questo è il problema, pag.15.
La prova incontestabile del fatto che la scuola e l’ istruzione siano ormai residuali è nelle risorse risibili ad esse destinate nella Legge di bilancio e nel PNRR, Giuseppe Candido, Ci saremmo aspettati di più, pp. 8-9.
Per una scuola ancora tale, che ricerchi nuove strade e nuovi contenuti culturali, in sintonia con i tempi che mutano, la proposta originale e sti- molante di Roberto Casati, Il mare è la voce della vita, sull’importanza di dare più spazio all’oceano nel curriculum della scuola dell’obbligo, pag. 13.
Quindi la libertà, mito di questa epoca che tutti vanno cercando per sé e non per gli altri, e che è sempre più impedita in quel luogo che l’illusione crede il più libero: il web. Marco Morini, Decade il mito della libertà del web, pag. 19. In fondo, il sogno di Mantova, città di Virgilio e di bellezze fascinose, Massimo Quintiliani, Mantova, una delle città più belle della Lombardia, pag.20.
Infine, un volantino per ricordare a tutti l’importanza delle elezioni delle RSU, di andare a votare, meglio votare Gilda-UNAMS (in allegato)
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Il nuovo numero di Professione Docente di marzo 2022 ultima modifica: 2022-03-02T04:01:41+01:00 da