L’attesa udienza di martedì 23 giugno è slittata a data da destinarsi. Doveva applicare la sentenza della Corte di giustizia europea che obbliga lo stato italiano a stabilizzare più di 250 mila persone. Un aiuto insperato al governo che non intende applicarla, mentre usa i precari come merce di scambio per approvare il Ddl scuola al Senato
di Roberto Ciccarelli, il manifesto 18.6.2015.
Usati come merce di scambio da Renzi per spingere all’approvazione della sua riforma, i precari della scuola sanno già che non saranno più assunti a settembre com’era stato promesso. Ieri ci si è messa anche la Corte Costituzionale che martedì 23 giugno avrebbe dovuto tenere l’udienza sull’abuso dei contratti a termine già sanzionato dalla storica sentenza della Corte di giustizia europea del 26 novembre 2014. L’udienza è stata rinviata a data da destinarsi. La decisione non arriverà prima dell’approvazione del Ddl «in estate» come annunciato ieri dal sottosegretario all’Istruzione Faraone. «Il sospetto – sostiene il coordinatore nazionale della Gilda Rino Di Meglio – è che ci sia un nesso tra il rinvio deciso dalla Consulta e il ricatto di Renzi sulla riforma della scuola e il destino dei docenti precari. Questo slittamento avrà gravi ripercussioni sulle decine di migliaia di ricorsi che giacciono in sospeso nei tribunali in attesa di una sentenza da parte della Consulta. Ci rivolgeremo al parlamento europeo per riaprire la procedura di infrazione contro lo stato italiano». Marcello Pacifico dell’Anief si dice «attonito»: «Questa decisione è fondamentale per è un atto doveroso completare il processo di avvicinamento alla normativa europea sul diritto al lavoro e sulla lotta al precariato».
Per la corte di giustizia europea l’abuso dei contratti a termine si spiega con il blocco dei concorsi nella scuola dal 1999 al 2011. La corte ha inoltre evidenziato come la loro reiterazione oltre il numero massimo dei rinnovi e della durata consentita dalla direttiva europea (36 mesi) sia illegale. La decisione di Renzi di assumere i precari della scuola è il risultato di questa sentenza. Ma si tratta di una decisione al ribasso e, per di più, negata da ministri e sottosegretari. A settembre 2014 i docenti precari da assumere erano 148 mila, poi 100 mila, oggi solo poco più di 40 mila per il turn-over triennale. È stato invece calcolato che gli interessati siano almeno 250 mila. All’esecutivo, come allo stesso Miur, non interessano direttive, sentenze o ricorsi. La tormentata vicenda della riforma della scuola conferma inoltre che il rispetto della legislazione europea è tutto tranne che una priorità per il governo italiano.
Dal 26 novembre scorso la palla è ripassata alla Corte Costituzionale che dovrebbe recepire la sentenza Ue, dichiarare l’illegittimità costituzionale delle politiche sul precariato scolastico adottate per oltre 15 anni dal Ministero dell’Istruzione e, probabilmente, indicare ai tribunali del lavoro la natura delle sanzioni in casi di violazione. Di solito, lo stato accetta di pagare somme che ammontano a diverse decine di migliaia di euro a titolo di risarcimento del danno subìto da parte dei lavoratori. Altri tribunali ritengono, invece, che l’unico risarcimento possibile sia l’immissione in ruolo dei precari – docenti o personale amministrativo – che hanno lavorato per più di 36 mesi continuativi nella scuola.
Questo è il caso di una sentenza del tribunale di Locri che il 15 aprile scorso ha riconosciuto il diritto ad essere stabilizzata a Lina Argento, una lavoratrice Ata di 63 anni difesa dall’avvocato Sergio Ammendolea, legale dell’Associazione nazionale personale Ata. Questo tribunale ha deciso di non aspettare la pronuncia della Corte Costituzionale eha riconosciuto la priorità della direttiva europea sull’articolo 97 della Costituzione che vincola l’accesso alla pubblica amministrazione tramite concorso. In generale vige il principio per cui chi lavora per più di 36 mesi non è più un «precario», ma un lavoratore a tempo indeterminato. Il rinvio dell’udienza alla Corte Costituzionale può dare al governo il tempo sufficiente per approvare una norma-killer contenuta nella cosiddetta «Buona Scuola». Il Ddl arenato in Senato impedisce al lavoratore di stipulare contratti a termine una volta superati i 36 mesi di lavoro. Invece di punire chi sfrutta questi lavoratori, imponendone l’assunzione in osservanza della sentenza europea, il governo italiano sta facendo l’opposto: nega il lavoro a chi ha maturato un diritto.
Si conferma il tradizionale atteggiamento ostile dei governi che hanno preceduto quello di Renzi rispetto alla legislazione europea. La sua riforma dei contratti a termine che ha eliminato la «causalità» e moltiplicato i rinnovi va nella stessa direzione. I fatti smentiscono la propaganda: sulla scuola Renzi agisce in continuità con una politica che penalizza i precari, anche a costo di aggravi per l’erario pubblico.
DDL-Renzi insiste: «Avanti tutta sulla riforma». Si va verso la fiducia
La riforma della scuola resterà sospesa alle trattative tra i renziani e la minoranza Dem per tutto il week-end. Entro martedì prossimo dovranno trovare un accordo in commissione Istruzione al Senato. In alternativa il governo metterà la fiducia su un maxiemendamento, costringendo i cuor di leone della «sinistra» Pd a votare per la riformai. Walter Tocci ieri ha consegnato alla ministra Giannini una bozza di testo utile per la mediazione. Ma i renziani non vogliono cedere sull’assunzione dei precari. Ieri la protesta è continuata con 20 flash mob, mentre in una scuola elementare a Bologna i maestri hanno consegnato le pagelle incatenati. Renzi assicura: «Andremo avanti».
La Corte costituzionale non fa giustizia per i precari della scuola ultima modifica: 2015-06-19T04:48:11+02:00 da