Tuttoscuola, 5.4.2016
– La scorsa settimana la commissione Cultura della Camera ha approvato a larghissima maggioranza (tanto da rendere superfluo il passaggio in aula) la legge che disciplina la professione dell’educatore e del pedagogista, figure professionali con un ruolo sociale di primaria importanza ma rimaste finora nella penombra di una mal definita identità professionale e di un altrettanto incerto percorso formativo.
Merito soprattutto della relatrice Milena Santerini, che del tema si è a lungo occupata anche come ricercatrice e docente universitaria, della deputata Vanna Iori, presentatrice di una delle proposte di legge da cui è nato il testo approvato, e di Paola Binetti, che ritirando i suoi emendamenti, sostanzialmente recepiti dalla relatrice, ha consentito la larga convergenza determinatasi in commissione.
Nascono così le due figure professionali dell’educatore professionale socio-pedagogico (laureato nella classe 19, presso Scienze dell’educazione) e dell’educatore professionale socio-sanitario, laureato nella classe sanitaria 2.
“Non ci si potrà più improvvisare educatori”, afferma Milena Santerini, perché sarà richiesta una qualificata formazione universitaria ad hoc. Anzi due, perché “viene mantenuta da un lato la specificità del ruolo dell’educatore in campo sanitario, dall’altro viene riconosciuta la funzione sociale dell’educatore che opera nei servizi come nidi, comunità di accoglienza, centri per adulti, ambiti culturali e sportivi e ovunque c’è bisogno di una relazione educativa seria e qualificata”.
Quanto alla “anomalia tutta italiana del doppio percorso per lo stesso titolo” (di educatore), derivante dal fatto che “in Italia oggi, oltre a Scienze dell’educazione, anche le facoltà di Medicina laureano educatori professionali” Vanna Iori si augura che le università “favoriscano l’istituzione di corsi interfacoltà tra Medicina e Scienze della formazione per avvicinare i due profili professionali e, in prospettiva, auspicabilmente giungere a un unico profilo”.