La scuola della Repubblica. Rischia che diventi un ricordo

Gilda Venezia

dal blog di Gianfranco Scialpi, 10.2.2023.

Gilda Venezia

La scuola della Repubblica. Rischia di diventare un ricordo. Occorre rientrare nei ranghi del rispetto della Costituzione

La scuola della Repubblica, il rischio di lasciarla alle spalle

La scuola della Repubblica. L’istituzione formativa ha senso solo se mantiene i suoi percorsi didattici e anche organizzativi all’interno della Costituzione. La nostra Carta fondamentale ipotizza per la scuola  una formazione dell’uomo e del cittadino. Punto. Non c’è altro. Da nessuna parte della Costituzione si ipotizza un profilo in uscita simile a quello del produttore o peggio ancora del consumatore. Il primo afferisce al mondo della produzione, il secondo invece rimanda a un soggetto inconsapevolmente dipendente dal flusso della pubblicità. Il risultato di quest’ultimo profilo è la riduzione dell’uomo a un fascio di sensazioni (D. Hume), declinato oggi con l’efficace titolo di un lavoro di G. Lipovetsky  Piacere e colpire (2017).
In entrambi i casi siamo di fronte a un soggetto-oggetto, configurato all’occasione dal mondo della produzione, dimenticando il suo esser-ci (m. Heidegger) aperto alla possibilità di scegliere autonomanente il proprio destino. Quest’ultimo è sempre dinamico, direi liquido, in quanto se assumesse la connotazione del suo opposto (la solidità sinomino di staticità) l’uomo diverrebbe un ente fra gli enti.
Ora questo cammino può essere intrapreso dopo avere formato l’uomo e il cittadino. Entrambe le configurazioni sono intrecciate e declinate nell’autonoma capacità di leggere (= riflettere e interpretare), grazie alla continua interazione con gli altri la complessità della realtà. Senza lasciare indietro la crescita emotiva dei ragazzi che in un mondo che ha fatto della velocità, della fretta e della prestazione è considerata fuori-luogo.

La parola a U. Galimberti

A tal proposito ha dichiarato U. Galimberti”Viviamo nella società dell’efficienza. Se non sei produttivo non esisti… Le scuole, dalla prima elementare ai 18 anni, devono formare l’uomo, non trasmettere competenze. Le materie umanistiche, attraverso la letteratura, insegnano una cosa molto importante: i sentimenti. Questi non li abbiamo per natura, li abbiamo per cultura. È con la letteratura che si impara cosa sono il dolore o l’amore. Se aboliamo la formazione dell’uomo, salta la sua capacità di discernere tra i fattori emotivi e i fattori sentimentali”. “I giovani non hanno più la risonanza emotiva dei loro comportamenti: non distinguono più tra il parlar male di un professore e il prenderlo a calci, o tra il corteggiare una ragazza e lo stuprarla…

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