La scuola in verde

– Come non essere d’accordo con la circolare in cui lo Stato, nella persona del ministro dell’Istruzione dal cognome ecologico, Fioramonti, esorta i presidi a giustificare le assenze di chi nei prossimi giorni disdegnerà i banchi di scuola per protestare contro il cambiamento climatico. I conservatori hanno già storto la bocca nei confronti di questa trasgressione autorizzata, sostenendo che a forza di manifestare nelle ore in cui bisognerebbe studiare, i ragazzi rischiano di fare una brutta fine o addirittura di ritrovarsi al governo con Di Maio. Ma la difesa del pianeta conta persino più di quella del congiuntivo, per quanto l’una non escluda l’altra.

Non ho dubbi sulla purezza di intenti che anima gli emuli italiani di Greta. La sensibilità ambientale ha sostituito la giustizia proletaria come collante della gioventù più impegnata e nel cambio ci abbiamo decisamente guadagnato. Ma immagino che anche adesso, proprio come allora, accanto agli idealisti sussistano fasce non irrilevanti di fancazzisti. Ne parlo con una certa cognizione di causa. Per scongiurare che lungo la strada fra il portone della scuola e la salvezza dell’umanità alcuni di loro incontrino un luogo dove eclissarsi (io sfortunatamente ne incontravo sempre), suggerirei a Fioramonti di subordinare la giustificazione all’invio di un selfie in cui lo studente immortali sé stesso, con treccine o senza, in una piazza verde che però non sia un campo di calcio o la panchina di un parco

La scuola in verde ultima modifica: 2019-09-24T07:20:40+02:00 da
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