dal blog di Gianfranco Scialpi, 11.10.2023.
La scuola senza voti? Da più parti si chiede la loro abolizione. Non tutti sono d’accordo. Il dibattito resta aperto.
La scuola senza voti?
La scuola senza voti? Timidamente avanza la richiesta di un’istituzione leggera. Una scuola facile dove si respira il ben-essere e non il mal-essere che in alcuni casi porta alla frustrazione, all’ansia e allo stress. In questi ultimi giorni il tema è tornato caldo, grazie a due contributi. P. Mastrocola ha condiviso una sua riflessione su La Stampa (“Ma in classe i voti sono importanti” 8 ottobre). M. Gramellini, invece ha dedicato la sua striscia quotidiana su Il Corriere della Sera (Il Caffe- “La fragilità degli adulti”, 9 ottobre).
Interessanti entrambi i contributi. Il loro taglio è diverso. Il primo pensa agli studenti, presentando il voto come uno specchio, un istantanea del momento. Ovviamente P. Mastrocola riconosce i limiti dello strumento. Scrive, però “Abbiamo bisogno di un giudizio esterno per sapere chi siamo e come stiamo lavorando“.
M. Gramellini, invece accende i riflettori sulla fragilità di diversi genitori che non riescono a superare la fase dell’adolescenza dove i limiti spesso non trovano cittadinanza. Il giornalista ammette di trovarsi anche lui in questa condizione. Infatti scrive: “Io, al solo pensiero che un giorno mio figlio tornerà a casa con un brutto voto, vengo preso già adesso dalla smania di rassicurarlo, incoraggiarlo e proteggerlo, pronto ad accollarmi la sua ansia pur di non togliergli l’illusione che la vita sia una pianura, invece del saliscendi che è.”
La scuola non è un centro ben-essere
C. Costarelli ha bacchettato M. Gramellini, scrivendo che il suo intervento semplifica un tema complesso. “La valutazione, i giudizi descrittivi e i voti non sono argomenti su cui fare quattro chiacchiere davanti a un caffè: lasciamo che a parlare di scuola sia chi ne ha la competenza e la preparazione”.
Non condivisibile l’intervento. M. Gramellini ha giornalisticamente posto un problema esterno al rapporto insegnamento-apprendimento. Ha sinteticamente posto una criticità tra l’istituzione e la famiglia. Tutti concordano che quest’ultima tende a frapporsi tra e il ragazzo e la realtà, tentando di piegarla, di ridurre, annullare tutte le spigolosità. I diversi ricorsi al Tar contro bocciature o voti bassi sono degli esempi. Il risultato è una campana di vetro che sicuramente non aiuta il ragazzo a diventare gradualmente adulto.
La scuola senza voti è sempre più simile a un centro di ben-essere, dove la fatica dell’apprendere è bandita e quindi anche la certificazione del proprio limite, attraverso una valutazione. Qualsiasi voto infatti, consegna al ragazzo l’altezza della meta raggiunta, e nello stesso tempo il tratto ancora da percorrere. Questo doppio scenario è stato espulso perché a detta di alcuni turba, generando anche nevrosi. Da qui l’esaltazione dell’illimitatezza, e la conseguente illusione di essere padroni della propria esistenza. Salvo poi accorgersi che l’esistenza è complessità. E per arrivare a questa consapevolezza è sufficiente imbattersi in un organismo semplice come il Covid, che fa saltare il banco delle false certezze.
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La scuola senza voti? La strisciante voglia di bandire il limite ultima modifica: 2023-10-12T04:04:35+02:00 da