dal blog di Gianfranco Scialpi, 16.11.2022.
La solitudine degli insegnanti. Essi si percepiscono estranei, separati rispetto al Paese che ha scelto altri valori. La polemica non serve.
La solitudine degli insegnanti. Non si mangia con la cultura
“Pensavo che la cosa peggiore nella vita fosse restare solo. No, non lo è. Ho scoperto invece che la cosa peggiore nella vita è quella di finire con persone che ti fanno sentire veramente solo” (R.Williams )
La solitudine rimanda sempre a una condizione di separazione, connaturata con l’uomo. Evitando ogni riflessione alta, la solitudine rimanda a una frattura tra il singolo e le persone prossime e lontane, le quali rappresentano il contesto sociale di riferimento. In sintesi, questa è la condizione attuale degli insegnanti.
Si sentono estranei, separati rispetto alle scelte culturali del Paese dove lo studio, l’impegno e la fatica sono percepiti quasi come dei disvalori, profili poco efficaci per emergere nel sociale e nel mondo del lavoro. In questi contesti, spesso le certificazioni più efficaci sono rappresentate dalla rete di conoscenze, dal peso del potere economico, consolidando la convinzione che la sola cultura non è sufficiente per emergere. Diversi studi confermano questa ipotesi, dove si registra che solo il 7% degli italiani crede che l’intelligenza e la cultura siano importanti per emergere. Ovviamente il riferimento è a quel tipo di cultura che favorisce la riflessione, l’approfondimento, l’elaborazione personale… Questa è ritenuta inutile, non spendibile nel mondo del lavoro.
Gli insegnanti fannulloni
Inoltre, gli insegnanti si percepiscono, diversi, alieni, altro rispetto al mondo del lavoro, quando vengono presentati comefannulloni, privilegiati con tre mesi di ferie l’anno, quindici giorni di vacanza a Natale e Pasqua, dimenticando che in Europa si fanno mediamente 185 giorni di lezione nella scuola dell’obbligo (da noi almeno 200 ) con vacanze meno concentrate nel periodo estivo, ma meglio distribuite nell’arco dell’anno, grazie anche a un clima meno afoso. La soluzione per uscire da questo impasse è facile: installare sistemi di ventilazione e ricambio d’aria. In questo modo si potrebbe teoricamente allungare la fine delle lezioni al 30 giugno. Ovviamente i costi non si limiterebbero all’installazione, ma occorrebbe adeguare la rete elettrica degli edifici scolastici, stipulare contratti di manutenzione e assistenza tecnica. I costi economici di queste operazioni dovranno ricadere sugli enti locali (Comuni, province). Improponibile ora, con i costi energetici alle stelle.
La soluzione alternativa, ma più radicale è riorganizzare il calendario scolastico, prevedendo ogni due mesi delle sospensioni. Questo però comporta una riorganizzazione del calendario sociale. Siamo pronti?
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La solitudine degli insegnanti ultima modifica: 2022-11-17T07:21:26+01:00 da