dalla Gilda degli insegnanti di Venezia, 15.1.2018
– La triste vicenda dei diplomati magistrali e le implicazioni nel prossimo futuro.
Cosa accadrà nella mobilità?
Come è noto il Consiglio di Stato ha finalmente deciso dopo quasi due anni di sentenze contraddittorie che “Il possesso del solo diploma magistrale, sebbene conseguito entro l’anno scolastico 2001/2002, non costituisce titolo sufficiente per l’inserimento nelle graduatorie ad esaurimento del personale docente ed educativo istituite dall’art. 1, comma 605, lett. c), l. 27 dicembre 2006, n. 296”. Ciò significa che le migliaia di ricorrenti che sono stati inseriti in GaE con provvedimenti giurisdizionali provvisori, e che i tanti che sono addirittura entrati in ruolo con riserva (in mancanza di una sentenza passata in giudicato) rischiano di vedere annullata la loro situazione che, confidavano, ormai consolidata. Ribadiamo che le responsabilità del disastro in atto sono da addebitarsi alla politica che non ha saputo e voluto chiarire con norme precise in tutti questi anni la natura del titolo di diplomato magistrale conseguito entro il 2001-02, al MIUR che non ha voluto affrontare il problema che era già da anni sottoposto alla discussione dalle OO.SS. e dalla Gilda e a note sigle sindacali che utilizzano lo strumento del ricorso come attività prevalente della loro esistenza speculando sulla contraddittorietà delle norme e sulla disperazione dei disoccupati intellettuali nel nostro Paese. Sono errori, della politica, del MIUR e di alcune sigle sindacali, che rischiano di azzerare gli interessi legittimi di chi, vincendo un ricorso si era illuso di aver trovato la strada breve per entrare in ruolo come insegnante e che in alcuni casi hanno lasciato una occupazione esistente per entrare nella scuola. Sono errori che però hanno anche pesantemente penalizzato tutti coloro che avevano fatto affidamento sull’esistenza di graduatorie ad esaurimento che dovevano salvaguardare chi aveva rispettato le norme e conseguito un’abilitazione attraverso procedure concorsuali o con laurea in scienza della formazione. I docenti inseriti a piano titolo nelle Gae si sono visti superati a pettine da migliaia di ricorsisti, alcuni dei quali privi di qualsiasi esperienza di insegnamento pregressa. E’ un danno oggettivo che deve essere sanato.
Nella guerra tra poveri che si è aperta in cui si contrappongono i docenti doc delle GaE e i ricorsisti (i cosiddetti pettinisti ) delle GaE è difficile contemperare gli interessi. Qualsiasi decisione o provvedimento prenda il governo scontenterà gli uni o gli altri.
Ma è chiaro che dopo la sentenza devono essere fatte salve le ragioni di chi era inserito regolarmente nelle Gae. Ciò significa che dovranno essere revocati i ruoli conseguiti con riserva e senza il sostegno di una sentenza definitiva (del resto chi ha accettato il ruolo con riserva ha sottoscritto la clausola di recessi in caso di sentenza sfavorevole).
Per gli altri serve, come abbiamo già detto in più occasioni, una soluzione politica garantendo per il corrente anno scolastico la continuità didattica sulle classi.
La soluzione più percorribile è quella introdurre un canale riservato di abilitazione per tutti i diplomati magistrali che abbiano effettuato almeno tre anni di servizio (calcolati negli ultimi otto anni in analogia con la normativa FIT) o che abbiano superato l’anno di prova dopo l’immissione in ruolo con riserva. Nelle more della procedura concorsuale sembra scontato che gli inseriti in GaE con riserva rischiano di retrocedere nelle graduatorie di istituto.
Si apre inoltre un altro problema di non poco conto: per tutti i posti di ruolo occupati con riserva (senza una sentenza passata in giudicato) si può chiudere la strada della mobilità che può essere percorsa solo da personale di ruolo. Ciò provocherà notevoli ripercussioni soprattutto perché l’80% dei ricorrenti viene da regioni del sud e ha accettato di spostarsi con oneri non indifferenti sia personali che economici soprattutto al nord per trovare il posto. Del resto coloro che non hanno ottenuto il posto di ruolo o di supplenza annuale (o su posti molto scomodi e lontani dalla residenza) a causa dell’inserimento dei ricorrenti in graduatoria ad esaurimento ha subito anch’essi un danno economico e professionale di non poco conto.
Un vero pasticcio in cui si continua a soffiare strumentalmente sul fuoco approfittando che in campagna elettorale tutti promettono tutto e il contrario di tutto.
Una cosa deve però essere chiara: noi siamo contrari a qualsiasi riapertura delle GaE ai diplomati magistrali senza una procedura concorsuale di abilitazione formalizzata. Chi chiede una decretazione di urgenza per l’apertura delle Gae di tutti i diplomati magistrali prima del 2001 chiede di fatto una sanatoria inaccettabile che lede i diritti di chi ha giustamente fatto i percorsi di abilitazioni previsti dall’ordinamento dopo il 2001. Un decreto del genere aprirebbe contenziosi per altre classi di concorso e di fatto scardinerebbe tutto il sistema di reclutamento basato sul doppio canale.
La Gilda da tempo aveva chiesto, inascoltata, la creazione di una quarta fascia GaE per i docenti privi di abilitazione (soprattutto per coloro che non avevano potuto fare un concorso O corsi abilitanti perché non bandito) con almeno tre anni di servizio. Sarebbe stata la soluzione più semplice e giusta. Ma ogni governo che si è succeduto negli ultimi anni ha creduto (o sperato) che il problema del precariato nella scuola si sarebbe risolto da solo. Così la magistratura, spesso in maniera contraddittoria e improvvida, ha supplito alla latitanza del MIUR e della politica.
Ma dobbiamo anche non dimenticare che ora ci troviamo di fronte al mostro giuridico della legge 107/15 che prevede al comma 131 dell’art. 1 che “dal 1 settembre 2016 i contratti di lavoro a tempo determinato stipulati con il personale docente, educativo ed A.T.A. presso le istituzioni scolastiche ed educative statali per la copertura di posti vacanti e disponibili non possano superare la durata complessiva di 36 mesi, anche non continuativi”. Tutto ciò complica le cose. In ottemperanza del comma 131 infatti a partire dall’a.s. 2019-20 non potranno più essere chiamati a fare supplenza su posti vacanti coloro che già abbiano svolto 36 mesi di supplenza. Chi occuperà questi posti? I futuri vincitori dei FIT? E quando finiranno le procedure per i percorsi abbreviati e i FIT? Crediamo che sarà divertente vedere cosa succederà il 1 settembre 2019.
L’unica certezza è che il precariato nella scuola continuerà ad esistere e rischia di aumentare la precarietà se la politica non si fa carico di trovare una volta per tutte una soluzione condivisa con norme chiare che evitino il sorgere dei ricorsifici. A noi interessano i docenti, non gli avvocati o i sindacati di avvocati.
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Gilda degli insegnanti della provincia di Venezia
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La vendita della speranza non paga. Resta solo la soluzione politica ultima modifica: 2018-01-15T05:40:03+01:00 da