dal blog di Gianfranco Scialpi, 9.11.2024.
M. Gramellini e l’eclisse della parola. Nella sua rubrica quotidiana presenta l’inquietante scenario.
M. Gramellini e l’eclisse della parola
M. Gramellini e l’eclisse della parola. Nella sua rubrica quotidiana (Il Caffé 8 novembre) il giornalista, partendo da un intervento di E. Musk che apostrofava peantemente O. Scholz (cancelliere tedesco) in modo pesante, è riuscito a presentare l’inarrestabile tramonto della parola.
Ecco quanto ha scritto il giornalista: “. Ma mettetevi nei panni di quelli della mia generazione, cresciuti con politici che per dare dello scemo a qualcuno impiegavano undici pagine…il salto è troppo forte presto le quattro parole diventino tre, poi due, poi una (l’insulto). Finché non sparirà anche quello e resterà solo la faccina: il geroglifico digitale del faraone Super Genius I.”
L’epilogo spaventa e non poco
Lo scenario è inquietante! Se le persone useranno al minimo le parole, l’interiorità (scoperta della propria identità) passaggio necessario per l’autocoscienza scomparirà. Si vivrà in superficie, dimenticando un tratto distintivo della nostra specie: la percezione del sé.
Quale destino avrà la capacità di rappresentare l’oltre, grazie al quale l’uomo ha fatto esperienza della trascendenza, inventando, tra l’altro, i riti tra i quali quello della sepoltura? La tecnica deve azzerare il pensiero simbolico che inevitabilmente porta alla domanda dell’esser-ci sull’Essere.
La domanda “Chi è l’uomo che sono io? favorisce il passaggio dal percepirsi oggetto (ente sfruttabile) a sentirsi soggetto della propria storia che accetta anche la scommessa della propria autoprogettazione, aperta al possibile.
Tutto questo però richiede il supporto di discorsi e parole che lo aiutino a rivolgersi a sé stesso. Il mancato supporto del linguaggio porta alla zombizzazione dell’uomo, eterodiretto e condizionato eclusivamente da pulsioni e sensazioni.
Purtroppo questo processo che porta all’espulsione delle domande, mosse dalla meraviglia (Aristotele) è supportate dal linguaggio è già presente. Scrive infatti C. Sagan ( astronomo e divulgatore scientifico «Se andate a parlare con bambini dell’asilo o della prima elementare, troverete classi appassionati di sceinza. Fanno domande profonde. Chiedono ”Cos’é un sogni, perché abbiamo le dita dei piedi, perché la luna è rotonda, qual è il compleanno del mondo, perché l’erba è verde?” Sono domande profonde e importanti. Vengolo fuori da sole. Se andate, invece a parlare con i ragazzi dell’ultimo anno delle superiori, nonc’è nulla di tutto questo . Non sono più curiosi. Tra l’asilo e l’ultimo anno delle superiori è successo qualcosa di terribile».
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M. Gramellini e l’eclisse della parola. Il suo tramonto porta alla scomparsa delle domande ultima modifica: 2024-11-09T13:13:11+01:00 da