«Mani addosso da uno studente Però il preside ha sospeso me»

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Prof del Tenca: fuori da scuola per mesi, poi il ministero mi ha dato ragione
Ora sarà risarcito. «I ragazzi si sentono soli e gli adulti hanno paura di reagire»

di Federica Cavadini,  Il Corriere della Sera 17.4.2015

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Le mani al collo. Le minacce. Gli insulti. Il peggio evitato per un soffio. Lui quindici anni. Lui sessanta. Lui liceale. Lui il suo professore. La provocazione del ragazzo, in classe, davanti ai compagni. La reazione dell’adulto. Forte. Insulta anche lui, senza alzare un dito. «Sono rimasto immobile, le mani unite dietro la schiena. Ero pronto anche alla testata, al coltello. Avrei incassato».
Inizia così il racconto di una mattina a scuola da dimenticare Mario Caruselli, professore al liceo Tenca, istituto del centro con indirizzo musicale, linguistico, scienze umane. Insegna in quella scuola da diciassette anni. Quella mattina, era il 17 dicembre, ne è stato subito allontanato: «Il preside mi ha chiamato, mi ha chiesto di consegnare tablet e chiavi dell’armadietto, mi ha dato il foglio in mano e mi ha detto di non avvicinarmi a scuola. Sembrava un licenziamento». Era una sospensione. Al suo liceo il professore è tornato una settimana fa, dopo che l’Ufficio scolastico, terminata l’istruttoria, sentito l’insegnante e i testimoni, ha archiviato il procedimento disciplinare e ha revocato la sospensione.

Il ministero ha dato ragione al professore. Mentre la scuola ha deciso in un secondo tempo otto giorni di sospensione per il ragazzo (che era già stato sanzionato con altri compagni il giorno prima dello scontro con Caruselli) .
Ieri erano di nuovo in classe, una prima del liceo delle Scienze Umane. Il professore in cattedra, lo studente al suo banco. «Ha seguito la lezione, attento. Si è comportato bene. Non abbiamo parlato di quello che successo». Archiviato l’incidente, pare. «Ma non è un caso isolato. La relazione fra adulti e studenti è difficile. I ragazzi si sentono soli, delusi dagli adulti. E gli adulti hanno paura a reagire, sono bloccati i genitori, bloccati gli insegnanti», dice pacato il professore, che insegna Scienze umane, filosofia, sociologia, psicologia.
Ha ripensato a quella scena tante volte Mario Caruselli, capelli grigi, jeans e maglietta, siciliano a Milano da trent’anni, compositore con laurea in filosofia. La ricorda battuta dopo battuta. «Lo riprendo perché disturba. Lui si mette a ridere. Gli dico esci dalla classe. Tu chi sei per dirmi cosa devo fare. Lo prendo per la maglietta per farlo uscire. Mi si piazza davanti, il suo petto contro il mio, gli occhi negli occhi. Cerco ma non trovo un commesso che lo accompagni in presidenza. Gli chiedo ancora di uscire. Mi risponde: sei soltanto un vecchietto sennò ti avrei già ammazzato. Respiro. Penso: che cosa è educativo fare adesso, devo mostrare a lui e ai compagni che non ho paura. E dico: stronzetto, testa di c…,devi andare dal preside». «Si poteva fare di meglio, certo. Ma è la risposta che in quel momento ho saputo dare», dice adesso l’insegnante.
Per quelle parole è finito in punizione il professore. Per quelle parole è scattata la reazione dell’alunno («esagerata» scrive il ministero). «Siamo in corridoio, davanti a professori e studenti anche di altre classi. I commessi lo trascinano via, lui si divincola, mi raggiunge, mi mette le mani al collo. Mi dice ti ammazzo, ti squarto come un porco. Lo allontanano ma fa una rampa di scale e viene ancora da me, mi mette di nuovo le mani alla gola. Ancora minacce. Mio padre ti squarta. Resto immobile. Reagire fisicamente? Un adulto con un ragazzo non deve farlo mai. Un professore poi, è escluso».
L’intervento del preside, che inizialmente sanziona l’insegnante. Poi la correzione del ministero. Si legge nel documento dell’Ufficio scolastico: «Il decisivo intervento del docente non è lesivo nei confronti del ragazzo bensì volto a contrastare l’atteggiamento di aggressività per riportarlo nei canali di una corretta relazione educativa». L’indicazione del ministero è: «In tali emergenze educative non si devono allontanare le due parti ma mettere in atto un dialogo condiviso per ricostruire un equilibrio». Quindi sospensione revocata. «Mi risarciscono per le spese legali e penso di fermarmi qui – dice adesso Caruselli -. Anche se i colleghi mi chiedono di andare avanti, perché il problema c’è».
Nella stessa classe erano appena stati dati dieci giorni di sospensione. «Per che cosa? Insulti (“prof lei è fuori di testa, prof dice stronz…”), risatine mentre spieghi, e telefonate, anche con i genitori», racconta il professore. «Tanti insegnanti si sentono isolati, senza strumenti. Il disagio è diffuso. E c’è la solitudine dei ragazzi. Dobbiamo continuare a cercare un dialogo».

«Mani addosso da uno studente Però il preside ha sospeso me» ultima modifica: 2015-04-17T14:21:48+02:00 da
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