Il Garantista, 31.5.2015.
Alla vigilia dell’arrivo nell’aula del Senato del ddl scuola, fino a lunedì all’esame della commissione, il Garantista fa il punto sulla riforma con Miguel Gotor, senatore Pd. Gotor è impegnato a migliorare il testo di un provvedimento che è stato capace di sollevare una reazione senza precedenti da parte del mondo della scuola. La riforma Renzi-Gelmini, lo scorso 5 maggio, ha portato in piazza oltre mezzo milione di docenti e studenti in uno sciopero che ha visto i sindacati del settore schierati in assetto unitario (un caso inedito negli ultimi decenni). Una protesta diffusa e permanente che non accenna a rifluire e che anzi rischia di avere un escalation nelle prossime settimane se il provvedimento non verrà modificato
Senatore Gotor la minoranza Pd ha dato battaglia anche alla Camera sul ddl scuola. Ci sono margini di cambiamento effettivi? Il governo intende porsi in ascolto del disagio che monta dalla scuola?
Penso e spero che i margini ci siano e mi sembra che l’atteggiamento del governo sia mutato rispetto all’inizio di questa partita. Del resto si sta cominciando a capire che la logica del muro contro muro non giova a nessuno. Il provvedimento peraltro necessita di miglioramenti significativi ed è bene che il parlamento si esprima in questo senso. Tanto più che stiamo parlando della scuola, un settore strategico per il paese. In questo momento stiamo presentando gli emendamenti, siamo nel pieno di un confronto. Vediamo come verranno accolti.
L’atteggiamento del governo sembra essere un po’ cambiato dopo l’imponente sciopero dello scorso 5 maggio
Quando a scioperare sono oltre 600mila insegnanti, lavoratori che guadagnano 1300 euro al mese e che per aderire a una giornata d’agitazione perdono almeno 80 euro in busta paga, è il segno che si è di fronte a una mobilitazione estremamente determinata e motivata. Rispetto alla quale è stato necessario un cambio di atteggiamento. Il passaggio al Senato può essere dunque l’occasione per migliorare concretamente il testo del ddl, come in parte è già avvenuto alla Camera. A dimostrazione – e lo dico mentre siamo impegnati a superare il bicameralismo perfetto – che la doppia lettura di un testo di legge ha una sua qualche utilità: penso anche ai miglioramenti apportati alla legge elettorale.
Il testo è cambiato ma non abbastanza a sentire gli addetti della scuola: i precari, le categorie coinvolte dal provvedimento che ad oggi restano escluse dal piano delle assunzioni. Per non parlare della polemica ancora caldissima su ruolo e funzione del superpreside
Ora infatti si tratta di focalizzare meglio gli aspetti su cui intervenire. Noi siamo concentrati sostanzialmente su tre obiettivi. Primo: profilare meglio e in maniera più equilibrata la figura del preside. Secondo: sciogliere il nodo delle assunzioni, garantendo con un piano pluriennale i precari inseriti nelle graduatorie di merito. Terzo: rivedere il capitolo dei finanziamenti, in particolare i paragrafi relativi al bonus school e al sistema di detrazione per i cosiddetti diplomifici. Per noi è importante fare una riforma della scuola ascoltando la scuola. In questo mese sono stati commessi degli errori. Se la direzione si modifica, se c’è un maggiore ascolto, una maggiore flessibilità è un fatto positivo. E sarebbe interesse del Pd e del governo che questo avvenisse. Bisogna evitare uno scontro frontale con un mondo, quello della scuola, che è un comparto fondamentale del paese. Per questo una maggiore ponderazione prima di una decisione definitiva, sarebbe molto utile.
Il piano triennale di assunzioni è anche la proposta che i sindacati della scuola, in modo unitario, hanno chiesto al governo. Non hanno avuto una risposta positiva però.
Noi abbiamo presentato i nostri emendamenti in questo senso e sappiamo che è possibile varare un piano pluriennale. Sappiamo che esiste un tesoretto che consentirebbe di arrivare intanto a 135 mila assunzioni, coinvolgendo anche figure che hanno svolto un percorso abilitativo estremamente impegnativo come i Tfa e che insegnano da anni, come precari, nella scuola. Sarebbe cosa buona e giusta essere aperti a questa soluzione che premierebbe anche il merito e non solo l’anzianità. Così come vanno tutelati i vincitori di concorso ordinario del ‘99, graduatoria che invece nell’attuale versione del ddl viene soppressa.
Lei parla di un tesoretto a cui il governo potrebbe accedere per fare fronte a una più ampia platea di assunzioni, i maligni però dicono che questo Tesoretto serve a far fronte alla valanga di ricorsi che scatteranno dopo l’approvazione del ddl.
E’ una voce che circola, e spero sia solo una voce. Non voglio credere a questa ipotesi. Noi stiamo facendo una riforma che segnerà in generale il destino della scuola italiana e che potrà avere degli effetti immediati sull’avvio del prossimo anno scolastico. Sarebbe controproducente che qualcuno coltivasse questa riserva mentale mentre si applica a un compito così delicato e strategico.
Rigore nel tagliar via le categorie di assunti ma elasticità nel reclutamento degli insegnanti: sembra esserci una doppia morale in questa riforma. Il capitolo della chiamata dei docenti di materia affine è giudicato da più parti scandaloso
E’ un’altra cosa che non mi convince di questo provvedimento. Perché diminuirà il livello dell’insegnamento, chiamare dei docenti di materia affine al posto di quelli che hanno un’abilitazione in quella materia significa semplicemente abbassare la qualità e il livello della docenza. Così come non si aiuta la qualificazione del corpo insegnante con un sistema di valutazione affidato solo ai soggetti interni al sistema e dunque soggetti a potenziali conflitti di interesse. Occorrerebbe piuttosto creare comitati di valutazione allargati all’esterno perché la scuola pubblica è di tutti in quanto è finanziata con la fiscalità generale.
Niente a confronto comunque dell’aleatorietà con cui si dovrebbero giudicare i nuovi superpresidi
Nel ddl la valutazione dei presidi è affidata a 70 emissari scelti senza concorso. Vogliamo dare ai presidi una maggiore forza? Più ampi poteri? Bene ma noi diciamo che questi maggiori poteri vanno meglio bilanciati. È importante scegliere in maniera non arbitraria i valutatori del preside.
Tra le tante storie umane e professionali su cui cala la scure di questo provvedimento c’è anche quella dei cosiddetti congelati. Lei si è occupato di questa vicenda, la vuole raccontare?
La racconto volentieri perché si tratta di una vera e propria odissea burocratica e formativa. Stiamo parlando dei cosiddetti congelati Siss: sono circa 400 persone laureate dopo il 2002 che non hanno potuto partecipare al concorso Profumo del 2012: troppo giovani per accedere al bando. Hanno superato una selezione ed hanno avuto la possibilità di accedere alla Siss. Molti di loro vincono un dottorato di ricerca e in obbedienza alla legge congelano la loro partecipazione alle Siss. Per esemplificare stiamo parlando del caso di chi per dire, entra in una Siss in greco e parallelamente vince un dottorato di ricerca in greco e si addottora. Finiti i tre anni vuole riprendere la Siss che intanto, però, è stata chiusa. Siccome vuole insegnare si iscrive al Tfa e intraprende il nuovo percorso abilitativo fatto di formazione e tirocinio. Paga 3mila euro. super di nuovo tre prove di ingresso in entrata molto selettive. Fa un esame finale in Tfa e viene abilitato. Alla fine di questo percorso arriva un governo che gli dice: tu sei fuori. Ma è possibile fare una riforma basata sul merito senza assumere queste 450 persone assolutamente meritevoli e su cui lo stato ha investito centinaia di migliaia di euro? Stiamo parlando di storie concrete, storie di vita che non puoi tradire o consentire che fuggano all’estero.
Il risultato delle regionali può influire sul percorso del ddl scuola?
Credo di si. Ma non tanto per il risultato, che io credo sarà positivo per il Pd, quanto per il dato della partecipazione. Temo che i numeri dell’astensione saranno altissimi e di fronte a un dato di assenteismo dalle urne ragguardevole non puoi fare finta di niente. Devi decodificare il messaggio, devi capire che si sta spezzando un nesso di fiducia. Per questo insisto: procediamo con calma, con ponderazione, riprendiamo l’ascolto.
Il governo ha fretta però
Io credo che si debba procedere su un doppio binario. Uno può essere velocissimo, quello delle assunzioni dove il parlamento si dovrebbe pronunciare con un decreto legge per l’assunzione dei centomila precari di fronte alla necessità e all’urgenza di consentire l’inizio dell’anno scolastico. Si può fare entro il 10 giugno. L’altro binario prevederebbe di concludere la riforma entro l’estate. Stralciata con il decreto l’assunzione dei precari si potrebbero utilizzare i mesi di giugno e luglio per migliorare il provvedimento.
E se il governo non pondera e tira diritto?
Alla Camera chi non era d’accordo ha già espresso il suo dissenso e se lo ritiene giusto lo farà anche al Senato. Ma cerchiamo di essere costruttivi. Di fare un passo alla volta. Mi sembra che qualcosa stia cambiando. Al Senato c’è una reale disponibilità all’ascolto da parte della maggioranza. Credo che ci sia la consapevolezza dell’enormità della posta in gioco.