di Daniele La Rosa, Il Corriere della sera, 30.10.2020.
Sono un insegnante di un istituto tecnico veneziano. Lavoro a Mestre, ma vivo al Lido di Venezia.
Ogni giorno passo circa tre ore sui mezzi pubblici per recarmi al lavoro. Ho 61 anni. Le recenti misure di contrasto all’inasprirsi dell’epidemia, come è noto, hanno imposto alle scuole superiori di far seguire le lezioni da casa ad almeno il 75% degli studenti.
Quel che forse è meno noto è che ai docenti è fatto obbligo di tenere le videolezioni dalla sede di servizio, e non da casa propria. Certo, il 25% degli studenti, a turno, è a scuola, ed è ovvio che i loro insegnanti debbano essere con loro.
Ma qui stiamo parlando dell’obbligo di tenere da scuola video-lezioni a distanza, quando nessuno dei propri studenti è fisicamente presente.
Nel mio caso, il Ministero mi costringe a fare tre ore di viaggio su mezzi pubblici in tempo di epidemia, per andare in un’aula vuota davanti a un computer. Se tenessi la stessa video-lezione da casa non ci sarebbe assolutamente alcuna differenza.
Non è un problema solo mio: ogni giorno nel mio istituto i docenti che devono recarsi fisicamente a scuola pur non dovendo tenere lezioni in presenza sono più del doppio dei colleghi con alunni fisicamente presenti.
Questa assurda richiesta produce poi problemi di ordine tecnico: sempre nel mio istituto, le videolezioni da tenere contemporaneamente triplicano di numero, se si obbligano a farle da scuola anche i docenti che potrebbero farle da casa propria.
La banda di connessione a internet, di cui la scuola dispone, non sempre regge il traffico di dati.
Daniele La Rosa, Lido di Venezia
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Noi prof, costretti a insegnare da aule vuote ultima modifica: 2020-11-01T21:15:37+01:00 da