Alessandro Giuliani, La Tecnica della scuola 5.4.2016
– Quello raggiunto all’Aran il 5 aprile, è un accordo importante che introduce cambiamenti rilevanti nell’assetto del sistema contrattuale pubblico.
Diciamo subito che il “compartone” Istruzione e ricerca conterà ben 1.111.000 dipendenti e 7.700 dirigenti: il più grande della nuova PA.
Quasi la metà dei dipendenti saranno quindi concentrati nello stesso nuovo settore. Perché sono oltre 2,3 milioni i lavoratori interessati dall’accordo raggiunto nella mattina del 5 aprile all’Aran, dove sono stati ridefiniti i nuovi comparti e le nuove aree di contrattazione del pubblico impiego.
L’accordo – che è stato firmato dalla gran parte delle confederazioni sindacali presenti al tavolo – conclude la trattativa avviata qualche mese fa, a seguito degli indirizzi impartiti all’Aran dal Governo e dai Comitati di settore delle Regioni e delle Autonomie locali.
Funzioni centrali, funzioni locali, Istruzione e ricerca e Sanità sono i quattro comparti a cui corrispondono altrettante aree dirigenziali. La presidenza del Consiglio sarà a se stante.
Il primo comparto sarà quello composto da ministeri, agenzie fiscali, enti come l’Inps, che conterà 247.000 dipendenti e 6.800 dirigenti.
Poi avremo le autonomie locali, per cui sostanzialmente non cambia nulla, con 457.000 dipendenti e 15.300 dirigenti (inclusi i tecnici-amministrativi sanitari).
Arriviamo quindi alla ‘conoscenza’, dicevamo, che incorpora scuola, università, ricerca e Afam con 1,1 milioni di dipendenti e 7.700 dirigenti.
Infine, la Sanità, che riprende i vecchi confini (531.000 dipendenti e 126.800 dirigenti).
Vediamo ora quali sono alcune delle novità principali dell’accordo (riassunte dall’agenzia Ansa).
L’ACCORDO SINDACATI-ARAN, 12 ARTICOLI DOPO 7 ANNI. Era atteso dal 2009, ovvero da quando l’ex-ministro della P.a, Renato Brunetta, stabilì nella legge che porta il suo nome di ridurre i comparti da undici a massimo quattro. Ma a causa del blocco della contrattazione tutto è rimasto in standby fino all’autunno scorso. Ci sono voluti quindi sette anni prima di arrivare al round decisivo, con la stesura di un testo, diviso in 12 articoli e concordato tra l’Aran, l’Agenzia che rappresenta il governo, e sindacati confederali.
CAMBIA LA STRUTTURA DEI CONTRATTI, PARTE COMUNE E SPECIALE. Non cambia solo il numero dei contratti, tanti quanti i comparti, ma anche il format. Viene ribadito il concetto di unitarietà ma allo stesso tempo viene prevista la possibilità di dividerlo in una parte comune, in cui rientrano gli aspetti condivisi da tutte le amministrazioni affiliate, e in parti speciali o sezioni, per regolare aspetti peculiari.
LA FASE PONTE, DUE TAPPE PER ALLEANZE, LA PRIMA TRA 1 MESE. Tutto il periodo 2016-2018 è considerato una fase transitoria. In particolare per i due comparti che hanno subito gli accorpamenti, ovvero funzioni centrali e conoscenza, viene data la possibilità di dare vita a fusioni, così da non disperdere il patrimonio rappresentativo dei sindacati più piccoli. La decisione di aggregarsi deve essere presa in 30 giorni ma per la verifica c’è tempo fino al 31 dicembre del 2017.
IL ‘DIRITTO DI TRIBUNA’ PER LE MICRO-SIGLE, SOTTO 5%. L’accordo prevede il diritto alla partecipazione ai tavoli anche per quei sindacati che non procedono ad accorparsi e che nei nuovi mega-comparti si ritrovino sotto la soglia del 5% di voti e deleghe. Una sorta di ‘diritto di tribuna’, di sola presenza, che vale esclusivamente per i rinnovi contrattuali 2016-2018.
PA, arriva il “compartone” Istruzione e ricerca: 1.100mila dipendenti e fusioni sindacali ultima modifica: 2016-04-06T05:20:37+02:00 da