Pensioni: la quota 100 e i requisiti per andare in pensione nella nuova manovra di governo

TPI News, 28.10.2018

Pensioni e superamento della legge Fornero. È questo, insieme al reddito di cittadinanza e alla flat tax, uno dei capisaldi del contratto di governo Lega-M5s.

Pensioni quota 100: cosa sappiamo finora

Il 15 ottobre la Lega ha annunciato che la quota 100 sarà introdotta a partire da febbraio.  Qui tutto quello che c’è da sapere sulla manovra da 37 miliardi approvata, dopo giorni di tensioni, dal Consiglio dei ministri la sera di lunedì 15 ottobre e inviata alla Commissione europea.

“Tra gli impegni presi che cominciamo a mettere in pratica c’è il superamento della legge Fornero che vedrà la possibilità, e non l’obbligo, di andare in pensione con qualche anno di anticipo già dall’anno prossimo, senza alcun tipo di penalizzazione”, ha affermato il ministro dell’Interno, Matteo Salvini durante la presentazione sulla nota di aggiornamento del Def del 3 ottobre 2018. (Qui tutto quello che c’è da sapere).

Il vicepremier Matteo Salvini ha assicurato che il superamento della Fornero non prevederà particolari limitazioni, penalizzazioni né tetto al reddito.

“Vuol dire che potenzialmente possono andare finalmente in pensione 400mila persone e si liberano altrettanti posti di lavoro. Vuol dire che 400mila truffati da quella legge sono finalmente liberi di tornare alla vita”, ha detto il vicepremier.

“Non è aumentando la spesa pensionistica che si può far crescere l’economia del nostro paese, è esattamente il contrario”, ha detto Tito Boeri, presidente dell’Inps, da sempre critico nei confronti del governo giallo-verde.

Le novità principali che il governo giallo-verde vuole introdurre riguardano la cosiddetta quota 100 e l’anticipazione del diritto alla pensione anticipata.

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Entrambe le misure entreranno in vigore a partire dall’aprile 2019. La copertura finanziaria ammonta a 7 miliardi di euro.

Pensioni Quota 100: chi potrà andare in pensione

La quota 100 è un meccanismo per l’accesso alla pensione che si basa sulla somma tra l’età anagrafico e gli anni di contribuzione.

In altre parole, il meccanismo prevede che possa andare in pensione chi si trova nella situazione per cui la somma tra la propria età anagrafica e il numero di anni di contributi versati dia, appunto, 100.

La manovra approvata dal Consiglio dei ministri indica come requisiti minimi 38 anni di contribuzione e 62 di età.

In pratica, dunque, per accedere alla quota 100 bisognerebbe avere almeno 62 anni d’età e 38 di contributi versati, oppure 63 anni e 37 di contribuzione, o 64 e 36, e così via.

Pensioni quota 100: cosa dice la prima bozza

Il 28 ottobre la stampa ha riportato alcune indiscrezioni sul pacchetto pensioni, che dovrebbe contenere anche l’annunciata riforma della Fornero e la “quota 100”.

Secondo quanto riportato dal Messaggero, per le pensioni superiori ai 90 mila euro lordi l’anno, “non ci sarà nessun ricalcolo degli assegni in base ai contributi versati, e nemmeno il complesso meccanismo basato sulla cosiddetta ‘equità attuariale’ e che in pratica finiva per essere un taglio solo in base all’età del pensionamento”.

“Nell’ultima bozza messa a punto dai tecnici del Movimento Cinque Stelle e della Lega, lo strumento scelto è quello tradizionale del ‘contributo di solidarietà’”, scrive il quotidiano romano.

“La prima è più draconiana e prevede che il taglio si applichi all’intero importo della pensione applicando delle aliquote differenziate in base a degli scaglioni. Fino per le pensioni superiori a 90mila euro, ma inferiori a 130mila euro, in questa prima ipotesi, il taglio sarebbe dell’8% dell’intero assegno. Che salirebbe al 12% per le pensioni fino a 200mila euro, al 14% per quelle fino a 350mila euro lordi annui, per poi passare al 16% per quelle fino a 500mila euro lordi annui, per arrivare al 20% se la pensione supera la soglia dei 500 mila euro lordi annui”.

La seconda ipotesi invece “prevede che il contributo di solidarietà si applichi soltanto sulla parte di pensione che eccede i 90 mila euro. In questo caso le percentuali che verrebbero applicate sono leggermente più alte. Da 90 a 130mila euro si pagherebbe il 10%, da 130mila a 200mila euro il 14%, fino a 350mila euro il 16%, fino a 500mila euro il 18% e, infine, oltre i 500mila euro si continuerebbe invece a versare il 20%”.

Per quanto riguarda le cosidette “finestre”, nella bozza si legge che “sarà possibile dal 2019 andare in pensione anticipata avendo almeno 62 anni di età e 38 di contributi. I lavoratori privati iscritti all’Inps che avessero maturato i requisiti entro dicembre 2018 potranno uscire il 1 aprile 2019. Se li matureranno dal 1° gennaio 2019 potranno ricevere la pensione «trascorsi tre mesi dalla data di maturazione dei requisiti», quindi con una sorta di finestra mobile trimestrale. i lavoratori pubblici che maturano i requisiti per quota 100 entro il 31 dicembre avranno l’assegno pensionistico dal primo luglio, se maturano i requisiti successivamente il diritto alla decorrenza dell’assegno sarà maturato dopo sei mesi. Per il personale della scuola la finestra è annuale”.

“Chi non ha almeno quota 100 – somma tra età e contributi – quando andrà in pensione nel 2019?”, si legge su Repubblica. “Le due strade di uscita – vecchiaia e anticipata – sono sempre valide. Nel primo caso, l’età però sale di cinque mesi rispetto ad oggi: a 67 anni (con un minimo contributivo di 20 anni). Si adegua – come previsto dalla legge Fornero – alla speranza di vita. Nel secondo caso, si potrà fare domanda di pensione al raggiungimento di 42 anni e 10 mesi di contributi (un anno in meno per le donne), a prescindere dall’età, proprio come ora. Anche questo requisito sarebbe dovuto crescere di 5 mesi, ma il governo sembra intenzionato a lasciarlo bloccato”.

Pensione anticipata

Nella nota di aggiornamento al Def si parla anche di pensionamento anticipato. Con questa espressione si indica un meccanismo in virtù del quale si può andare in pensione al raggiungimento di un certo numero di anni di contribuzione, indipendentemente dall’età anagrafica.

Le norme attualmente in vigore fissano questa soglia a 43 anni e 3 mesi di contributi versati per gli uomini e 42 anni e 3 mesi per le donne.

Con la manovra questo livello minimo dovrebbe scendere a 41 anni e mezzo o 42, ma non è ancora definito.

Pensioni: Le critiche dell’ex ministra Fornero

La legge Fornero che il Governo vuole superare prende il nome da Elsa Fornero, ministra delle Politiche sociali ai tempi dell’esecutivo guidato da Mario Monti.

Fornero ha duramente criticato il piano di Lega e Movimento Cinque Stelle.

Secondo l’ex ministra, le riforma introdotta dal governo gialloverde graverà in particolare sui “giovani e le generazioni future che dovranno pagarne i costi”.

In una recente intervista al Sole 24 Ore, Fornero ha sottolineato come le novità comporteranno un aggravio di costi sulle casse pubbliche che andrà ad aumentare ulteriormente il debito pubblico.

“Se si abbassa l’età del ritiro dal lavoro, in futuro si avranno problemi per assegni pensionistici che avranno perso potere d’acquisto, per cui serviranno altri interventi pubblici di tipo assistenziale”, ha osservato l’ex ministra.

Critiche anche nello specifico sulla quota 100: ”Si introduce un parametro esogeno e non si capisce se verrà adeguato o meno all’aspettativa di vita. Si considerano poi età e contributi, ma non gli importi della pensione. E non è noto che fine faranno l’Ape volontaria e quella sociale”.

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