Orizzonte Scuola, 1.11.2018
– Settembre 2019. Questo potrebbe essere (forse) il primo periodo utile per i dipendenti pubblici che scegliessero di andare in pensione con quota 100.
Potrebbe slittare di 9 mesi l’effetto della controriforma Fornero, la cui entrata in vigore è tutta da verificare.
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Quali sono i problemi
Come ampiamente illustrato, la riforma delle pensioni del Governo Lega-5Stelle è stata stralciata dalla legge di Bilancio (dove sono rimaste solo le coperture finanziarie) in discussione in Parlamento e diventerà oggetto di un nuovo provvedimento legislativo. Il vice presidente del Consiglio, Luigi Di Maio, ha parlato in una dichiarazione di Decreto, mentre altre fonti giornalistiche hanno scritto che potrebbe trattarsi di un disegno di legge. La differenza è sostanziale: i tempi di realizzazione ed entrata in vigore(quando cioè si potrà andare in pensione con quota 100) sono differenti. Oltretutto non è stato precisato se la nuova norma sia collegata alla Finanziaria o se invece possa slittare addirittura nell’anno successivo.
A questo aspetto se ne aggiunge un altro che influisce sempre sulla tempistica. Le uscite anticipate dalla pubblica amministrazione dovranno essere rimpiazzate con nuove assunzioni. D’altra parte è proprio questo uno degli aspetti espansivi della manovra finanziaria. Come ha sottolineato con forza il sottosegretario al ministero dell’Economia, Laura Castelli, durante la trasmissione Ballarò, le società partecipate le avrebbero assicurato di essere pronte ad assumere tre giovani per ogni lavoratore che andrà in pensione.
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I concorsi pubblici
I vice presidenti del Consiglio, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, avrebbero voluto far partire quota 100 da subito. Ma anche se il Decreto (o in alternativa, la Legge con procedura ordinaria) vedesse la luce sulla Gazzetta Ufficiale entro la fine dell’anno, i 400.000 dipendenti pubblici che in blocco dovessero scegliere di lasciare il posto di lavoro potrebbero mettere in difficoltà il funzionamento della pubblica amministrazione. Questo aspetto ha allarmato molto il ministro della Pubblica Amministrazione, Giulia Bongiorno, che ha lanciato l’allarme: gestire il turn over che si verrà a creare con i pensionamenti dell’anno prossimo, potrebbe essere difficile. Per questo sarebbe opportuno uno slittamento di nove mesi. Si tratta però di indiscrezioni.
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Si studia su quota 41
Quel che è certo è che il provvedimento non sta più nella legge di Bilancio e che Luigi Di Maio ha assicurato che la riforma delle pensioni andrà avanti con un secondo step il prossimo anno. Intanto in queste settimane si sta lavorando anche su altri dettagli della riforma: quota 41 da trasformare nelle intenzioni in quota 42, cioè la possibilità di andare in pensione al compimento dei 42 anni (o 41 e mezzo) di versamenti contributivi a prescindere dall’età anagrafica.
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