Per educare le emozioni e la vita ci vuole un (buon) libro, non un’ora in più

di Carmen Rota, il Sussidiario, 5.1.2024.

L’esperienza di un classico da leggere insieme spalanca ai bambini orizzonti impensabili
e dà un valore vero alle cose. Molto più di tante ore “dedicate a”.

Gilda Venezia

Perché nella nostra scuola adottiamo il “libro dell’anno”? Perché tutti gli anni le maestre scelgono un libro fondativo da proporre agli alunni? Perché questo è un facilitatore per l’apprendimento. Noi come insegnanti abbiamo la responsabilità che i bambini venendo a scuola acquisiscano quelle conoscenze e quelle abilità utili per conseguire una personale competenza. In questo percorso di apprendimento il soggetto è il bambino che deve essere toccato dall’argomento, non solo incuriosito bensì interessato, e così su questi libri i bambini imparano a leggere, a raccontare, ad aspettare, a ragionare, a prevedere, a risolvere problemi di matematica, proprio perché attraverso queste belle storie, nelle quali loro sono personalmente coinvolti, è più facile accettare quella fatica che l’“imparare” richiede.

I ragazzi del giorno d’oggi ormai sono abituati ad ascoltare racconti corti, anche in televisione non ci sono più le lunghe serie, ma ogni episodio inizia e conclude in sé la propria trama senza lasciare niente di incompiuto; leggere un libro che per tutto l’anno coinvolga e tenga insieme la classe, abbiamo riscontrato che è utile sia a livello didattico sia a livello sociale, è un collante per il gruppo di alunni: può capitare, infatti, che mentre si fa un lavoro di qualsiasi altra materia qualcuno faccia riferimento al libro e tutti lo capiscano. È talmente importante per la nostra scuola questo “libro fondativo” che ogni anno tutti i bambini, il primo giorno di scuola, arrivano di corsa per scoprirlo. Infatti quel giorno le maestre attraverso una breve rappresentazione “svelano” il titolo del libro, e non è raro trovare tra le persone all’ascolto qualche ex alunno che viene per vedere quale sarà il testo proposto.

Questi sono alcuni titoli dei libri adottati negli ultimi anni: Iliade, Odissea, Promessi sposi, Il leone la strega e l’armadio, Il Mago di Oz, I cavalieri della tavola rotonda, Pinocchio, e quest’anno L’Isola del tesoro. Tutti i testi sono stati ricercati tra i classici; ma perché libri così difficili? ci chiedono alcuni genitori. Perché in questi libri è facile ritrovare quei sentimenti che tutti gli uomini provano, anche i bambini, ma ai quali non sanno dare il nome. Per esempio quando Jim (il protagonista dell’Isola del tesoro) prova gelosia per il ragazzino che dovrà aiutare la madre, i ragazzi si accorgono che questo è ciò che provano anche loro nei confronti di un fratellino e rimangono confortati nel vedere che sono parte di una umanità che prova gli stessi sentimenti e che queste emozioni hanno anche un nome.

Ultimamente alcune famiglie mi chiedono incontri con specialisti sul bullismo, sulle emozioni e sull’affettività. Tutti argomenti di grande attualità che fanno parte della vita. Ma io non posso spiegare nell’“ora delle emozioni” la paura; la paura la provo più volte al giorno, posso solo aiutare il bambino a comprendere che la paura non è qualcosa che prova solo lui (questo non è affatto scontato) ma che tutti possono avere paura, che quella cosa lì che ti fa battere il cuore e ti fa sudare si chiama paura (dando il nome a quell’emozione la faccio sentire meno lontana). Ma come fare ad avvicinare i bambini a queste emozioni senza parlargliene? Noi crediamo sia più facile comprendere la vita attraverso le storie, non attraverso spiegazioni.

Cosa è più utile, secondo voi, un discorso infinito sul bullismo, fatto anche da ottimi specialisti, o raccontare loro le storie dei cavalieri della tavola rotonda, le loro avventure, la loro onestà e i loro valori? Quando fanno i bulli lo sanno da soli che stanno facendo una cosa sbagliata, ma in quel comportamento esi si sentono forti, e furbi. Andare contro il bullismo è aiutare i giovanissimi a vedere quali sono i veri “furbi”, i veri “forti”. In tutti questi libri, infatti, si è portati a stare dalla parte del bene, e chi fa del male non passa come il furbo bensì come il “vigliacco”. La lealtà, che non è nei nostri testi intesa come omertà, viene infatti valorizzata e posta come un valore condiviso.

Riassumendo possiamo dire che la scelta del libro fondativo come testo di lettura dell’anno scolastico è dovuta a questi due motivi: essere facilitatore didattico (sicuramente poi ogni classe affronta la lettura del libro in modo diverso a seconda dell’età, e “usando” il libro per scopi didattici diversi. Le maestre scelgono edizioni diverse a seconda delle classi, in prima trascrivono i primi capitoli del testo in stampato maiuscolo, per poi arrivare agli ultimi capitoli con lo stampato minuscolo); e momento educativo (come dice Papa Francesco, “Una buona storia nutre la vita”).
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