di Giuseppe D’Angelo, La Tecnica della scuola, 2.6.2024.
Se per una volta si fa un regalo a qualcuno senza che egli lo meriti pienamente, quasi sempre questi ringrazia e dimostra riconoscenza. Se alla stessa persona gli si fa un secondo regalo ciò induce in questi una riflessione.
Comincia a pensare che forse quel regalo lo merita veramente e non si dimostra più particolarmente riconoscente. Se si continua con un terzo regalo, anch’esso non pienamente meritato, ciò genera una certa aspettativa in chi riceve questi regali, reputando normale ricevere un quarto, un quinto e anche un sesto regalo, magari forse sempre più regali.
Diventa una cosa normale ricevere regali e si affievolisce, fino a sparire del tutto, il sentimento di riconoscenza.
Quando poi ci si stanca della irriconoscenza di costui e si decide di interrompere questa sequenza di regalie allora subentra una fase di ribellione da parte di chi ha ricevuto immeritatamente. È come se lo si privasse di qualcosa che, ormai, gli tocca di diritto.
Invece di ricevere riconoscenza per quello che si è fatto c’è il concreto rischio di ricevere invece violente accuse e anche reazioni fisiche.
Quanto descritto è, invero, quello che accade nel rapporto tra genitori e figli dove i genitori tendono ad accontentare i propri figlioli in tutto ciò che loro desiderano prevedendo anche ciò di cui potrebbero avere bisogno. Il non far mancare nulla ai propri figli diventa un obiettivo irrinunciabile dei genitori “moderni”, di quei genitori che così facendo credono di fare il bene dei loro figli.
Analogamente si riscontra un problema del tutto simile nel mondo della scuola dove gli insegnanti credono di aiutare, di includere i loro alunni accontentandosi di competenze e livelli cognitivi sempre più bassi da parte loro, regalando, praticamente, loro la promozione.
L’aver eliminato qualsiasi difficoltà per ottenere ciò di cui si ha bisogno ha reso i figli, nonché gli alunni, insensibili, irrispettosi e irriconoscenti nei confronti dei propri genitori, dei loro insegnanti e nei confronti di chiunque. L’assenza di limitazioni etiche ed economiche li ha resi sempre più violenti arroganti e presuntuosi. L’estremizzazione tecnologica del mondo in cui viviamo ha reso i nostri ragazzi sempre più isolati e affetti sempre più da sindromi strane che molto hanno a che fare con problematiche di ordine psicologico o anche psichiatrico. Il rapido aumento che si è verificato di falsi bisogni di matrice tecnologica, associato alla facilità con cui essi possono essere soddisfatti, ha reso i nostri ragazzi oziosi privi della necessaria grinta che serve per guadagnarsi ciò che desiderano.
Troppe facilitazioni li hanno resi abulici ed incapaci, convinti che tutte le problematiche si risolveranno automaticamente senza bisogno del loro intervento. A completare il quadro interviene la sempre più inadeguata formazione scolastica incapace di promuovere nei nostri ragazzi una adeguata crescita delle capacità critiche e rielaborative.
La mancanza di bisogni genera però ulteriori bisogni, ma più pericolosi. L’esigenza di trovare soddisfazione spinge, infatti, i nostri giovani a cercare nuove sensazioni in attività e stili di vita del tutto particolari capaci, però, di rovinare le loro fragili esistenze. Analogamente un successo scolastico ottenuto senza alcuna fatica ha generato una categoria di studenti privi di bisogni formativi, privi di interesse, con scarse conoscenze, abilità e competenze. Il non doversi sudare la promozione ha reso i nostri studenti disinteressati, indifferenti, abulici, sicuri di superare in ogni caso l’anno scolastico. È evidente che l’essere stati abituati a questo modo di intendere lo studio ha generato in loro delle aspettative. Le aspettative sono proprio quelle della promozione assicurata.
Nel momento in cui si dovesse verificare un cattivo voto in una disciplina ecco che il singolo insegnante diventa inevitabilmente capro espiatorio di un sistema sociale e scolastico malato, nonché oggetto di offese verbali e fisiche da parte degli alunni interessati e delle loro famiglie. Non doveva permettersi di togliere quel regalo, anche se non dovuto! Non importa se lo studente ha conoscenze o meno; ciò che importa è il “regalo”.
La logica del premio è stata sovvertita, la logica del do ut des non esiste più. Il premio va dato a chi non ha merito e chi ha merito deve quasi essere sminuito per esaltare coloro che non vogliono fare nulla, nella bieca logica di una falsa inclusività. Ma la cosa peggiore in tutto questo è che si crea, nelle nuove generazioni di studenti, la convinzione che tutto questo è giusto, che è la norma, che le cose vanno così e che non c’è nulla che si possa fare per cambiarle. Il principio dell’ingiustizia nella formazione scolastica viene così confermato ed istituzionalizzato tanto da portare alcuni genitori a credere che la scuola dei propri figli ha deciso che non si boccia più! Le generazioni di studenti così formati diventeranno generazioni di genitori che educheranno i loro figli, e la società nel suo complesso, nello stesso medesimo modo, producendo una progressiva demolizione del tessutoetico sociale.
Ciò può solo creare innumerevoli problematiche, a causa di una conseguente superficialità professionale, nei più svariati ambiti e settori dei servizi e della produzione.
Di questo ce ne rendiamo subito conto quando cadiamo, ad esempio, nelle grinfie della mala sanità. Se non sappiamo dire no ai nostri figli quando serve e non sappiamo indirizzarli nelle giuste decisioni che devono prendere, discutendo con loro ed analizzando i problemi che di giorno in giorno si presentano, allora non possiamo ritenerci dei buoni genitori. Analogamente se non sappiamo dire no ai nostri alunni, anche bloccando temporaneamente il loro percorso scolastico, quando decidono consapevolmente di non impegnarsi, e se non sappiamo dare loro le giuste indicazioni per correggersi allora non siamo dei buoni insegnanti.
Ricordiamoci che dare il premio a chi non se lo merita induce quest’ultimo a rivoltarsi contro nel momento in cui il premio non può essere più dato. E premiare qualcuno che non lo merita produce, nel tempo, soltanto una serie di problemi, anche gravi, a livello sociale. Fare prendere consapevolezza ai nostri ragazzi che l’impegno è la conditio sine qua non per ottenere la promozione deve essere l’obiettivo principale che tutti gli insegnanti devono perseguire
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