di Vittorio Lodolo D’Oria, Orizzonte Scuola 7.8.2015.
Durante l’anno possono entrare in scena all’improvviso i genitori dei ragazzi, lamentandosi col dirigente scolastico (talvolta completamente ignaro dei fatti) per presunti maltrattamenti, inefficienze o comportamenti stravaganti del docente di turno ai danni dei loro figli.
Come comportarsi di fronte a certe rivendicazioni? Cerchiamo di capire cosa è meglio fare in casi simili a quelli descritti nelle lettere preoccupate di un’utenza allarmata. Oltre a intervenire in emergenza, sarà bene poi capire se vi sono margini per prevenire situazioni come quelle sopra descritte, applicando la vigente normativa sullo Stress Lavoro Correlato (SLC).
Commenti e suggerimenti fanno seguito alle due missive indirizzate al sottoscritto.
Gentile dottore, non ho ancora acquistato il suo libro “Pazzi per la Scuola” perché solo oggi ne sono venuta a conoscenza ma, dalle recensioni che ho letto, credo che mi sarà utile poiché mi trovo in una situazione simile.
Presso la scuola dell’Infanzia dove frequenta mio figlio, presta servizio un’insegnante con problemi psichici molto evidenti (totale incapacità di instaurare relazioni con bambini, genitori e colleghi), che negli anni passati ha già avuto lunghi periodi di assenza poiché le terapie effettuate le davano sonnolenza in classe.
Tale incapacità di relazionarsi sfocia spesso in urla contro i bambini che hanno manifestato diversi disagi comportamentali quali il rifiuto di entrare in classe, il mettersi le mani alle orecchie quando si alza la voce, episodi di enuresi, tic nervosi, incubi e risvegli notturni, vomito e disturbi dell’alimentazione, dermatite atopica.
La certezza della correlazione tra i disturbi dei bambini ed il comportamento dell’insegnante si è avuta con la cessazione di tali disturbi dopo soli 15 gg dalla sospensione dell’insegnante da parte del preside – sotto segnalazione di noi genitori – per l’intero anno scolastico.
La reazione dell’insegnante è stata di completa negazione della sua malattia con relative denunce al corpo insegnanti e minacce scritte di denunce ai genitori.
Con la ripresa del nuovo anno scolastico non abbiamo ancora la certezza che l’insegnante sia definitivamente sospesa dal servizio poiché sarà una commissione medica a deciderlo.
Il dirigente scolastico riferisce di aver già fatto tutto quello che era nelle sue possibilità e che se dovesse rientrare la terranno sotto stretta osservazione.
Ad oggi la paura di noi genitori, consapevoli che da una malattia psichica difficilmente si può guarire, soprattutto se non la si accetta, è che la commissione medica reintegri la maestra in servizio, poiché tale è il desiderio dell’insegnante stessa, e che possa nuovamente nuocere ai nostri bambini, ancora troppo piccoli per poter esprimere a parole il loro disagio.
In tal caso quale soluzione potremmo adottare per evitare che venga riammessa in servizio? Quale altra strada è percorribile?
Gentile dottore, sono la mamma di un bambino che ha frequentato la 1° elementare. L’insegnante di Italiano da qualche tempo ha messo in atto comportamenti non corretti nei confronti dei bambini: oltre ad urlare molto, ha lanciato degli astucci in classe in momenti di rabbia, ha spinto contro il muro due bambini, ha spinto i banchi con dietro i bambini contro il muro, ha rotto la maglietta ad un bambino, ne ha strattonati altri ecc. Lo scorso giovedì 10 giugno, penultimo giorno di scuola, la maestra ha dato due o più sberle in faccia a mio figlio che è uscito da scuola (alle 16,30) con i segni rossi sul viso che sono durati fino a sera. Ho chiesto ad altri bambini della classe che hanno confermato che la maestra ha preso a schiaffi il mio bambino.
Il giorno successivo ho telefonato alla preside che ha subito tenuto a difendere l’insegnante dicendo che assolutamente si sentiva di dire che la maestra non poteva aver fatto una cosa del genere.
A questo punto io come genitore cosa posso fare?
Analisi e suggerimenti
Per prima cosa il dirigente scolastico deve accertarsi che quanto denunciato risponda a verità, interpellando colleghi, personale ATA, testimoni vari ed ascoltando, singolarmente, una rappresentanza di genitori. I quadri descritti con dovizia di particolari, nonché con tanto di segni, sintomi e somatizzazioni, appaiono da manuale e potrebbero essere veri. Ci troveremmo, in ambedue i casi, di fronte al classico quadro di esaurimento psicofisico con perdita del controllo degli impulsi. Il dirigente deve dunque chiedere l’accertamento medico d’ufficio del docente, valutando se sia o meno il caso di procedere con una sospensione cautelare dal servizio finché non sia espletata la visita in Collegio Medico di Verifica. Quanto sopra a suprema tutela del docente stesso nonché a salvaguardia dell’incolumità dell’utenza.
A seguito del delirio persecutorio che accompagna queste forme di disagio e per la totale ignoranza sulle patologie professionali degli insegnanti, sarà certamente difficile convincere il docente in questione che l’invio d’ufficio in CMV non è un atto di mobbing, bensì un intervento a suo favore. La visita medica collegiale è infatti un intervento di prevenzione terziaria a tutela della salute del lavoratore. Qualora il docente risultasse sano a tutti gli effetti, verrebbe dichiarata e riconosciuta nuovamente la sua idoneità lavorativa da parte del Collegio Medico di Verifica.
Come si può dunque fare in modo che i docenti comprendano simili interventi a difesa della loro salute? Come si possono poi convincere i genitori che gli insegnanti “scoppiati” non sono dei mostri cattivi, ma lavoratori che si sono spesi al massimo e ne pagano inconsapevolmente le conseguenze? Vale ora spendere due parole sulla prevenzione. Per prima cosa i docenti devono essere messi in grado di conoscere le loro malattie professionali, come queste si manifestano e quali strumenti hanno a disposizione per tutelare la loro salute. Tutto questo è previsto dall’art. 28 del DL 81/08, ma cade inascoltato per la mancanza dello stanziamento di fondi ad hoc. Inutile aggiungere che è compito (per lo più disatteso) dei dirigenti scolastici quello di informare i docenti dei loro rischi, prevenire gli stessi e renderli edotti sugli strumenti di tutela della salute (es. accertamento medico).
E sul fronte dei genitori come è possibile operare? Posto che sono sommersi dai soliti stereotipi sugli insegnanti, varrebbe la pena inserire un loro rappresentante nel Gruppo di Lavoro incaricato di redigere il Documento di Valutazione del Rischio (DVR), in modo da renderli poco alla volta consapevoli circa il reale stato delle cose.
Mi giungono però sconfortanti notizie sui DVR che vengono redatti nelle scuole: solo pochissimi contemplano al loro interno la prevenzione dello SLC e sono ancora meno gli istituti che attuano le misure di contrasto previste per le patologie professionali degli insegnanti. Queste, è bene ricordarlo, sono nell’ordine: patologie psichiatriche, malattie neoplastiche e – a buona distanza – disfonie croniche.